Cosa accade quando un bambino desidera danzare invece di giocare a calcio? O quando una ragazza aspira a diventare ingegnere anziché infermiera? Oggi, nonostante le sensibilità sociali stiano mutando, continuano a persistere alcuni cliché radicati nella società che influiscono su aspettative, comportamenti e opportunità: gli stereotipi di genere.
Dal campo professionale alla sfera privata, dagli interessi personali alle scelte educative, nessun ambito è esente dall'impatto di questi preconcetti sui ruoli di genere.
Cosa sono gli stereotipi di genere
Gli stereotipi di genere riguardano principalmente le aspettative rigide sui comportamenti maschili e femminili all’interno di un contesto socio-culturale. La persistenza di questi stereotipi è un impatto alto, non solo a livello individuale ma anche collettivo.
Limitano la diversità nei luoghi di lavoro, contribuiscono a squilibri salariali e perpetuano dinamiche di potere sbilanciate. Spesso sono inestricabilmente radicati nella cultura, al punto da contribuire ad alimentare fenomeni complessi come l’omofobia, la discriminazione e la violenza di genere.
Valutazione degli stereotipi di genere: cosa succede in Italia
I risultati della ricerca ISTAT Stereotipi di genere e immagine sociale della violenza: primi risultati svolta nel 2023, ci raccontano quali sono gli stereotipi e ruoli di genere più comuni nel nostro Paese.
Le affermazioni di seguito riportate ed estrapolate dal report ISTAT rappresentano chiari esempi di stereotipi di genere:
- “gli uomini sono meno adatti delle donne a occuparsi delle faccende domestiche (21,4%)
- una donna per essere completa deve avere dei figli (20,9%)
- per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro (20,4%)
- è compito delle madri seguire i figli e occuparsi delle loro esigenze quotidiane (20,2%)
- è soprattutto l'uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia (17,2%)”
Questi dati sono tuttavia incoraggianti. Nello studio ISTAT si legge infatti che: “Rispetto al 2018, tutti gli stereotipi sui ruoli di genere rilevati sono diminuiti, soprattutto nelle opinioni delle donne.”
Come si costruisce il genere attraverso gli stereotipi
La costruzione del ruolo di genere attraverso gli stereotipi è un processo complesso e profondamente radicato nelle società di tutto il mondo. Questi stereotipi si formano e si perpetuano attraverso vari canali, influenzando significativamente l'identità di genere, le aspettative e le opportunità.
Gli stereotipi di genere “si imparano da piccoli”, proprio come tanti altri stereotipi e narrazioni che apprendiamo inconsapevolmente durante l’infanzia. La trasmissione degli stereotipi di genere all'interno della famiglia è ancora molto diffusa. Spesso, infatti, i ruoli di genere stereotipati vengono inconsapevolmente trasmessi già ai bambini e alle bambine, per delineare ciò che è "appropriato" per uomini e donne, ragazzi e ragazze, in termini di comportamenti, interessi e persino aspirazioni professionali.
Attraverso giocattoli, abbigliamento, attività, testi scolastici e il linguaggio usato da adulti e media, ai bambini e alle bambine viene insegnato cosa significa “essere maschi o femmine” nella loro cultura.
Questi messaggi iniziano a costruire le aspettative di genere, guidando i comportamenti, gli interessi e persino le aspirazioni future dei bambini e delle bambine.
Genere sessuale, stereotipi e ruoli di genere
Il significato dei termini sesso e genere non sono sovrapponibili. Il sesso corrisponde alle caratteristiche biologiche con cui si nasce (i genitali sono la prima e la più evidente di queste caratteristiche).
Il genere riguarda invece i ruoli e le responsabilità che vengono “assegnati” agli uomini e alle donne dai contesti culturali di riferimento (famiglie, colleghi, comunità, istituzioni), non predefiniti quindi biologicamente.
Essendo il genere il prodotto di un processo di costruzione socio-culturale dei concetti di femminile e maschile, i ruoli di genere - ovvero l’insieme dei comportamenti che ci si attende sulla base del sesso dell’individuo - possono anche cambiare nel tempo.
I progressi in materia di pari opportunità tra uomini e donne dimostrano che nell’ultimo secolo sono stati compiuti passi avanti verso una ridefinizione dei ruoli di genere. Oggi sappiamo che vestire i maschietti di blu o regalare una cucina-giocattolo a una bambina, sono scelte dettate dalla cultura e come tali hanno implicazioni sul piano simbolico.
Eppure, i ruoli di genere possono essere così rigidamente radicati da essere considerati l’unico modo corretto di fare le cose, detenendo un potere - spesso non riconosciuto quanto persistente - nell’influenzare aspettative e comportamenti, che possono cristallizzarsi in stereotipi di genere.
Questi stereotipi possono contribuire a comportamenti dannosi per sé e per gli altri: i fenomeni associabili a quella che oggi viene comunemente chiamata mascolinità tossica, per esempio, sono intrisi di stereotipi di genere.
Stereotipi maschili: i luoghi comuni sugli uomini
Quali sono gli stereotipi di genere riguardo i ruoli del maschile? Ecco alcuni dei più comuni:
- forza fisica e indipendenza: gli uomini sono spesso raffigurati come fisicamente forti, autosufficienti e capaci di affrontare da soli le sfide, con poco bisogno di supporto emotivo. Chi non ha mai sentito dire “i veri uomini non chiedono mai aiuto”?
- non mostrare emozioni: in frasi come ”Smetti di piangere come una femminuccia” prevale l'idea che mostrare emozioni, a eccezione della rabbia, sia un segno di debolezza o poca mascolinità ; se interiorizzati in profondità, stereotipi di questo tipo possono spingere gli uomini a negare o sopprimere sentimenti come tristezza o paura creando conflitto tra ciò che sentono e ciò che credono di dover mostrare di essere.
- successo professionale e finanziario: permane l’aspettativa che gli uomini debbano avere successo in termini di carriera, status e reddito. Inoltre, gli uomini sono spesso associati a ruoli che richiedono forza fisica o leadership tecnica (come ingegneria, chirurgia, o costruzioni).
- aggressività e competitività: gli uomini sono spesso ritratti come naturalmente aggressivi e competitivi, sia nello sport che nella vita professionale. Questa aspettativa può incoraggiare comportamenti nocivi e limitare la capacità di costruire relazioni collaborative
- virilità: gli stereotipi maschili legati alla sessualità spesso appiattiscono l’idea di virilità sui concetti di eterosessualità e di forte appetito sessuale, stigmatizzando orientamenti sessuali diversi ed escludendo dallo spettro delle possibilità ogni altra forma di esperienza e di identità di genere
- disinteresse per la cura domestica: prevale il preconcetto che gli uomini siano meno predisposti e capaci nelle faccende domestiche o nella cura dei bambini, “cose da femmina” considerate tradizionalmente responsabilità esclusivamente delle donne
Stereotipi sulle donne: i luoghi comuni sulle donne
Le aspettative stereotipate sul femminile possono rappresentare un forte limite personale per le donne, talvolta con conseguenze importanti anche per l'autostima, e per la società, dove persistono discriminazioni di genere. Ecco alcuni dei principali stereotipi sul femminile:
- femminilità e aspetto fisico: sono ancora molto forti le pressioni sociali affinché le donne rispondano a standard di bellezza irrealistici (soprattutto giovinezza, bellezza e magrezza), consolidando modelli irraggiungibili che spesso nella clinica incontriamo nelle narrazioni e rappresentazioni di chi soffre di disturbi alimentari
- sensibilità ed emotività: le donne vengono considerate come intrinsecamente più emotive, sensibili e inclini a prendersi cura degli altri, una visione monocorde di donna contenitore che in alcuni contesti viene percepita come inadatta a ruoli di leadership e non autorevole nei processi decisionali
- gravidanza e maternità: prevale l'idea che il desiderio e la capacità di diventare madre siano centrali nell'identità di una donna, suggerendo che quelle che scelgono di non avere figli o che non possono averli siano in qualche modo incomplete
- cura domestica: le donne sono spesso ritenute naturalmente predisposte per le faccende domestiche e la cura dei bambini, un'aspettativa che può limitare la loro partecipazione alla forza lavoro e rinforzare la divisione tra generi dei compiti domestici e del carico mentale
- passività e dipendenza: altro stereotipo diffuso riguardo il genere femminile dipinge le donne come passive, meno aggressive e dipendenti dagli uomini per protezione e sostegno finanziario, con un impatto sul senso di autoefficacia che spesso va di pari passo con una una bassa autostima nelle narrazioni di donne che vivono in contesti dove non si possono immaginare come libere e indipendenti
- minor predisposizione per la scienza e la tecnologia: spesso le donne sono considerate meno inclini verso la matematica e la scienza (e attualmente solo il 38% delle donne è laureata nelle materie STEM) e più di frequente associate a professioni che richiedono cura ed empatia (come insegnamento, infermieristica, o assistenza all'infanzia). Sul piano sociale si può riscontrare l’influenza di questi stereotipi in materia di accesso e di opportunità nei settori tecnologici
- fragilità e bisogno di protezione: le donne sono spesso viste come fisicamente più deboli e bisognose di protezione, un'idea che può giustificare il controllo e la limitazione della loro libertà di movimento e decisione.
Stereotipi di genere e violenza
In contesti dove le aspettative sociali su aspetto, comportamento, desideri, caratteri di donne e uomini sono appiattite e dicotomiche, i rigidi ruoli di genere non solo possono costituire un limite per l’identità delle persone e per le loro potenzialità, ma contribuiscono a generare gerarchie di potere inique.
Il radicamento degli stereotipi sui ruoli di genere da una parte, e l’atteggiamento verso i comportamenti violenti dall’altra, sono le chiavi di lettura per comprendere il contesto culturale in cui le relazioni violente trovano genesi e giustificazione.
Possiamo trovare diversi esempi del rapporto tra violenza di genere e stereotipi, come gli episodi di violenza che nascono da omofobia, bifobia e transfobia e in diverse storie di donne vittime di violenza (come il catcalling, la violenza domestica, la violenza economica e la violenza psicologica).
Come ci raccontano le cronache, infatti, gli stereotipi di genere sono spesso alla base della violenza sulle donne (evidenza riscontrata in più di un caso di femminicidio).
Il pregiudizio e la violenza contro le donne hanno radici profondamente intrecciate con il patriarcato inteso come struttura fondante della società. Questa struttura è sostenuta da stereotipi di genere, disuguaglianze di potere e mancanza di politiche efficaci per contrastare la violenza e promuovere parità di genere.
Decostruire gli stereotipi di genere
Decostruire gli stereotipi di genere è un processo che richiede approcci diversificati a seconda dell'età e del contesto sociale.
La decostruzione degli stereotipi di genere non è un compito che può essere completato in una singola sessione o lezione, ma richiede un approccio continuo e coerente e che favorisca l'educazione, la discussione e la riflessione personale.
Decostruzione degli stereotipi di genere con bambini e adolescenti
Per bambini e adolescenti, l'approccio si può concentrare sull'alfabetizzazione emotiva e sull’educazione all’affettività. Gli adulti svolgono infatti un ruolo chiave nel modellare le percezioni dei bambini, anche e soprattutto rispetto ai generi.
Insegnanti, genitori ed educatori dovrebbero utilizzare consapevolmente un linguaggio libero dagli stereotipi evitando, per esempio, frasi stereotipate di genere dette ai bambini come "le ragazze sono calme" o "i ragazzi sono forti".
È anche importante incoraggiare i bambini a esprimersi liberamente e a rispettare le scelte degli altri, anche quando non si conformano a narrazioni sociali più canoniche
Strategie per contrastare gli stereotipi di genere negli adulti
Per mettere in discussione e idealmente smantellare gli stereotipi di genere negli adulti possono essere utili spazi di riflessione (come workshop, seminari, sessioni di terapia di gruppo)e campagne di sensibilizzazione pensate per decostruire le norme di genere radicate e promuovere una maggiore comprensione della parità di genere.
È importante che queste iniziative siano accessibili in vari ambienti, come luoghi di lavoro, comunità e anche online. È cruciale incoraggiare gli adulti a riflettere sulle proprie convinzioni e comportamenti, a sfidare i propri pregiudizi e quelli della società, adottando un approccio aperto e disposto al confronto.
Una riflessione finale
Nel corso della storia occidentale, la distinzione di genere è stata gerarchicamente codificata implicando una relazione marcatamente asimmetrica a svantaggio delle donne. Il modello su cui si fonda, e che in parte ancora pervade il mondo moderno, è oggi messo in crisi da trasformazioni economiche, sociali e culturali.
La differenza maschile-femminile, per il suo ritrarre uno degli scenari affettivi più importanti dello “stare in relazione con” (Stern, 1987), può rappresentare la differenza delle differenze, intorno al quale riflettere sulle regole con cui leggere e ricostruire il mondo.
Un mondo in grado di riconoscere e riflettere sugli stereotipi che genera. Un mondo dove ogni persona, indipendentemente dal genere, può perseguire i propri sogni senza limitazioni è un mondo che trae vantaggio dalla piena espressione del potenziale umano.
Libri sugli stereotipi di genere
Prima di concludere, citiamo una breve bibliografia per approfondire:
- Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari, I. Biemmi, Rosenberg & Sellier
- Pink is the new black. Stereotipi di genere nella scuola dell’infanzia, E. Abbatecola, L. Stagi, Rosenberg & Sellier
- Non fare la femminuccia! Abbasso gli stereotipi di genere, R. Piumini, Manni editore
- Gli stereotipi di genere. dalla comunicazione mediatica al mondo del lavoro, a cura di L. Moschini, Aracne editrice
- Che genere di stereotipi? Pedagogia di genere a scuola per una cultura della parità, P. Danieli, Ledizioni
- Fare la differenza. Educazione di genere dalla prima infanzia all'età adulta, R. Ghigi, il Mulino.