Come si definisce l’identità di una persona? Si tratta di qualcosa di molto ampio e ricco di sfaccettature e che comprende anche l’identità sessuale, un concetto che si è delineato a partire dagli anni cinquanta e sessanta. In questo articolo approfondiremo il tema dell’identità di genere.
Identità sessuale e identità di genere
L’identità sessuale è una dimensione influenzata da aspetti biologici, sociali e ambientali. Possiede quindi aspetti costanti ma anche mutevoli. È costituita da diversi fattori, tra cui:
- sesso biologico
- ruolo di genere
- orientamento sessuale
- identità di genere.
Il sesso biologico
Con il termine sesso biologico si intende l’appartenenza dal punto di vista biologico al sesso femminile o maschile definita dai cromosomi, dai genitali interni ed esterni e dai caratteri sessuali secondari. Questa dimensione è solo apparentemente binaria, poiché esistono persone che hanno caratteri sessuali primari, secondari e in alcuni casi anche genetici, non riconducibili unicamente al sesso maschile o femminile. In questi casi si parla di intersessualità.
Il ruolo di genere
Legate all’identità sessuale ci sono aspettative culturali e sociali che vanno a definire il cosiddetto ruolo di genere, ossia come uomini e donne dovrebbero esprimere il loro genere: questo spesso provoca stereotipi e pregiudizi. Tra le componenti del ruolo di genere troviamo:
- i tratti fisici
- le movenze
- il vestiario
- i tratti della personalità
- l’eloquio
- il modo di interagire nelle relazioni
- gli interessi e le abitudini.
Una donna in grado di svolgere lavori manuali, per esempio, potrà essere considerata poco femminile, e non perché si tratta di una capacità intrinseca maschile, ma perché culturalmente le competenze tecniche e manuali sono sempre state attribuite agli uomini.
L’orientamento sessuale
Con il termine orientamento sessuale si fa riferimento al genere delle persone dalle quali siamo attratti da un punto di vista erotico e affettivo. La dimensione dell’orientamento sessuale non comprende esclusivamente le esperienze erotiche o sessuali, ma coinvolge altri aspetti come:
- il comportamento sessuale
- l’attrazione erotica
- le fantasie sessuali
- la preferenza affettiva
- l’auto-definizione.
Già negli anni cinquanta il biologo e sessuologo Alfred Kinsey introdusse l’idea che non si può parlare di un orientamento rigidamente eterosessuale, omosessuale o bisessuale, ma che si possa piuttosto rappresentare l’orientamento come un continuum che prevede molteplici posizionamenti: dall’eterosessualità esclusiva all’omosessualità esclusiva. All'interno di questo continuum troviamo anche la pansessualità e l'asessualità.
A prescindere dal proprio orientamento sessuale, è possibile poi individuare un orientamento relazionale aromantico; questo termine indica la tendenza a non provare interesse romantico verso le altre persone e può assumere molteplici declinazioni: ominaromaticismo, demiromanticismo, quoiromanticismo e altre.
L’identità di genere
Con identità di genere si intende la percezione di sé come uomo o donna, ossia l’identificazione di sé stessi in quanto appartenenti ad uno dei due generi. Quando l’identità di genere non coincide con il sesso biologico assegnato alla nascita, la persona può decidere di adeguare il proprio corpo al genere al quale sente di appartenere:
- attraverso interventi chirurgici e terapia ormonale, si definirà allora transessuale;
- attraverso l’espressione di genere più rappresentativa come l’abbigliamento o l’acconciatura, sarà quindi definita transgender.
La disforia di genere
Nel DSM-5, cioè il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, si parla di disforia di genere per definire la condizione clinica in cui il sentire una discrepanza tra il proprio sesso biologico e la propria identità di genere causa un disagio clinicamente significativo e compromette il funzionamento sociale e lavorativo.
Esattamente come per i disturbi d’ansia, l’entità del disagio avvertito e le sue ripercussioni sono ciò che determinano la presenza di un quadro clinico a cui prestare attenzione. Questo modo di intendere la disforia di genere è un grande cambiamento, perché soltanto nella versione precedente del DSM il disturbo dell’identità di genere non teneva in considerazione il disagio soggettivo sperimentato.
L’identità sessuale è costante nel tempo?
Quando parliamo di identità sessuale dobbiamo tenere in considerazione anche la dimensione temporale: la consapevolezza del proprio orientamento, nella maggioranza delle persone può avvenire
- più o meno precocemente, attraverso un processo di coming out vissuto come la “scoperta” di un orientamento sessuale che si è sempre posseduto;
- in un secondo momento, dopo esperienze sessuali differenti.
Possiamo affermare che la distinzione rigida tra eterosessualità, omosessualità e bisessualità è scarsamente in grado di definire la complessità dell’identità sessuale: è l’esperienza soggettiva a costruire il nuovo criterio che definisce l’identità.
Teoria del gender: passato e presente
I primi studi di genere nascono negli anni cinquanta negli Stati Uniti e si occupano di identità sessuale nelle diverse dimensioni. Negli anni settanta-ottanta si diffondono anche in Europa, all’interno però di una cultura emancipativa della donna.
La prima a parlare di sex-gender system è l’antropologa Gayle Rubin che, nel 1975 nel saggio The traffic women, teorizza un sistema binario asimmetrico per cui la differenza tra i caratteri sessuali biologici viene trasformata in modo arbitrario in una disparità tra uomo e donna.
Successivamente la teoria del gender viene monopolizzata da gruppi ultracattolici che considerano erroneamente il termine gender come sinonimo di omosessualità e transessualità.
Cosa succede oggi?
Attualmente l’AIP (Associazione Italiana Psicologi) ritiene opportuno intervenire per rasserenare il dibattito nazionale sui temi della diffusione degli studi di genere e orientamento sessuale nelle scuole italiane e per chiarire l’inconsistenza scientifica del concetto di “ideologia del gender”.
Esistono, al contrario, studi scientifici di genere, meglio noti come Gender Studies che, insieme ai Gay and Lesbian Studies, hanno contribuito in modo significativo alla conoscenza di tematiche di grande rilievo per molti campi disciplinari (dalla medicina alla psicologia, all’economia, alla giurisprudenza, alle scienze sociali) e alla riduzione, a livello individuale e sociale del minority stress, fenomeno alimentato dai pregiudizi e dagli stereotipi di genere, che possono portare a discriminazioni basati sul genere e l’orientamento sessuale (pensiamo all'omofobia, alla bifobia e alla transfobia).