La sindrome di burnout

La sindrome di burnout
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Matteo Baldassin
Redazione
Psicoterapeuta a orientamento Psicodinamico Adleriano
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
20.2.2025
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Il termine stress è generalmente utilizzato per identificare, in campo psicologico e medico, situazioni di tensione, disagio e affaticamento nella persona che, nell’ambito lavorativo, può provocare la sindrome di burnout

Questa è solo una delle accezioni che può assumere la parola stress, termine che può avere una connotazione negativa nel caso di sforzi esagerati e innaturali, che comportano generalmente ansia, sofferenza e tristezza (distress) o benefica se associato a un’attività stimolante, intensa e creativa, che porta la persona ad avere una buona prestazione in termini di concentrazione, rendimento cognitivo e risoluzione di problemi (eustress).

‍In questo articolo scopriremo che cos’è il burnout, cosa significa questo fenomeno per chi lo vive e come poter far fronte a sintomi e possibili conseguenze.

Burnout: cos’è e come si manifesta

Il significato del termine burnout (o burn-out), in italiano, è “bruciato”, “scoppiato”. Si parla di “andare in burnout” quando la persona non riesce più a fronteggiare in maniera costruttiva tutte le difficoltà che quotidianamente si presentano a livello lavorativo. 

Se dovessimo quindi dare una definizione del burnout, potremmo descriverlo come quel fenomeno caratterizzato da sintomi fisici e psicologici derivanti da uno stress prolungato vissuto sul posto di lavoro.

Il burnout è caratterizzato da tre dimensioni

  • esaurimento: la persona si sente prosciugata, incapace di riposare e allo stesso tempo di pianificare e affrontare nuovi progetti
  • cinismo: la persona assume un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti dell’attività lavorativa e dei colleghi. Questo comportamento può essere interpretato come un atteggiamento di difesa da parte della persona per proteggersi da delusione o esaurimento, compromettendo seriamente l’equilibrio psico-fisico
  • inefficienza: prevale un basso senso di autoefficacia e tutto appare insignificante. La persona inizia ad avere pensieri di inadeguatezza e oppressione, rivolti soprattutto alla pianificazione di nuovi progetti.
Un test può aiutarti a indagare eventuali sintomi di burnout
*Non ha valore diagnostico e non sostituisce una diagnosi professionale

Sindrome del burnout: un po' di storia

La storia del burnout inizia negli Stati Uniti intorno agli anni ’70, periodo in cui il termine burnout fu usato per la prima volta per identificare una sindrome tipica nelle professioni d'aiuto (medici, infermieri, ecc.). 

Nel 1975 Christina Maslach utilizzerà questo termine per definire la sindrome da burnout, i cui sintomi evidenziano una patologia comportamentale in tutte le professioni caratterizzate da un’elevata implicazione relazionale (lavoratori a contatto con un pubblico, quali impiegati, personale di servizio, ecc.).

Nel 1981 Maslach costruì il Maslach Burnout Inventory, un test sul burnout che indaga, attraverso diversi gradi di risposta, i sintomi del burnout lavorativo.

La sindrome di burnout è stata riconosciuta anche dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come uno "dei fattori che influenzano lo stato di salute". Ciò nonostante la diagnosi di burnout non è contemplata nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), poiché il burnout non è inserito tra i disturbi psichici.

Come riconoscere il burnout: i sintomi principali

Quali sono i sintomi di un burnout? 

La sindrome di burnout si manifesta con sintomi riconoscibili che possono essere di diversa natura: 

  • sintomi psicologici
  • sintomi somatici
  • sintomi aspecifici.

‍I sintomi psicologici del burnout da lavoro includono irritabilità, calo della motivazione, senso di colpa,  pensieri di fallimento, disinteresse, riduzione dell’autostima e della fiducia in se stessi, paura di cambiare lavoro. Il burnout può anche provocare depressione, disturbi e attacchi d'ansia.

Si può assistere a un vero e proprio crollo delle energie psichiche, tanto da parlare di sintomi da “esaurimento nervoso” da lavoro: da una parte la persona fa fatica ad andare a lavoro, si sente frustrata, fa spesso ritardo o richiede permessi e malattie, dall’altra anche la vita privata e le relazioni risentono dell’effetto del burnout.

I sintomi fisici includono disturbi gastrointestinali (come gastrite e colite), cefalee ed emicranie, ulcere, disturbi della pelle (come comparsa di acne e dermatite). A questi si accompagnano anche sintomi aspecifici quali stanchezza, apatia, disturbi del sonno (insonnia) e dell’appetito, calo del desiderio sessuale.

Nataliya Vaitkevich - Pexels

Le 4 fasi del burnout

Approfondiamo ora quali sono i campanelli d’allarme del burnout. 

La sindrome non si manifesta improvvisamente, ma ha sintomi che si presentano in maniera graduale, in un processo descritto in quattro fasi. Grazie a esse è possibile capire come riconoscere il burnout e agire in maniera tempestiva per promuovere il benessere lavorativo.

  • entusiasmo: il lavoro è investito di aspettative irrealistiche. Un primo campanello d’allarme è che la persona sembra avere una dipendenza da lavoro, arrivando a sacrificare anche il suo tempo libero. Ci si aspetta di riuscire a fare grandi cambiamenti e di ottenere successo e riconoscimenti in breve tempo
  • stagnazione: è la fase immediatamente successiva alla delusione delle aspettative. Il lavoratore si accorge che gli sforzi fatti non hanno dato i risultati sperati: deluso e amareggiato, inizia ad adottare un atteggiamento passivo e rinunciatario
  • frustrazione: a questo punto ci si sente inutili, incapaci di svolgere il proprio lavoro. Iniziano a comparire sentimenti di rabbia non solo verso i colleghi e i superiori, ma anche verso gli utenti cui è rivolta la propria professione
  • disimpegno: apatia e cinismo fanno da padrone delle giornate lavorative. La persona si sente completamente svuotata e inizia a non avere voglia di fare niente. Spesso avverte senso di colpa e sentimenti di inutilità. Tutto quello che prima la entusiasmava del suo lavoro sembra ora aver perso significato.

Chi convive con questi sintomi potrebbe chiedersi quanto dura il burnout: non esiste una risposta univoca, perché la sindrome potrebbe durare da qualche settimana fino a qualche mese, a seconda delle strategie che la persona mette in atto per fronteggiare i sintomi. Se non risolto, il burnout potrebbe protrarsi anche per periodi più lunghi.

Burnout: quali sono le cause?

Le cause della sindrome di burnout, in psicologia, possono essere ricondotte sia a variabili individuali che ambientali. Tra i fattori individuali troviamo:

  • fattori socio-demografici come l’età, il genere e lo stato civile
  • fattori legati alla personalità e alla capacità di attivare delle risorse per fronteggiare i problemi, come una bassa intelligenza emotiva

Tra i fattori ambientali, invece, si possono riscontrare:

  • cattiva organizzazione del lavoro e scarso supporto al personale
  • aspettative rispetto alla propria figura, sia in termini di valori (incoerenza tra ciò in cui si crede e ciò che si deve fare) che di eccessivo carico di lavoro
  • mancato riconoscimento economico e sociale
  • problemi relazionali con i colleghi.

In questa prospettiva, anche mobbing e burnout possono essere collegati, perché lo stress provocato dal primo può sfociare in una condizione di scoraggiamento che porta a una perdita di motivazione, energia e obiettivi.

Kaboompics.com - Pexels

Burnout: come uscirne

Esiste una cura per il burnout? Riconoscere la situazione di difficoltà è già il primo passo per poter affrontare il problema. Iniziamo con alcuni piccoli consigli che possono fungere da strumenti di prevenzione prima e da rimedi per uscire burnout poi.

Sarà importante che la persona si abitui a creare dei confini tra la vita personale e lavorativa. Per fare questo si può iniziare ritagliandosi dei momenti di pausa dal lavoro da dedicare all’esercizio fisico, alla coltivazione di un hobby o cercando, eventualmente, anche di intensificare le occasioni di incontro sociale. Altre valide soluzioni per il burnout sono praticare le tecniche di rilassamento o la mindfulness per l’ansia.

Come superare il burnout con un professionista

Se tutto ciò non dovesse bastare, per sapere come prevenire il burnout o come fare a uscire dalla sindrome è possibile richiedere il supporto di uno degli psicologi online di Unobravo. 

Le cure per il burnout possono richiedere un percorso di psicoterapia, che consenta di: 

  • favorire maggiore consapevolezza del problema
  • valorizzare le proprie risorse personali
  • comprendere le relazioni tra il comportamento manifesto, il proprio vissuto e contesto di vita.

Per affrontare il burnout è inoltre possibile agire a livello aziendale. Lo psicologo in azienda può realizzare un’analisi approfondita di quali sono i fattori organizzativi che mettono i lavoratori a rischio di burnout e proporre interventi per:

  • potenziare le competenze del management, anche allo scopo di sensibilizzare verso il  fenomeno
  • migliorare le soft skills dei dipendenti, come per esempio la capacità di lavorare in gruppo e di gestione dei conflitti nell’ambiente di lavoro
  • modificare l’organizzazione generale del lavoro (suddivisione e rotazione dei compiti, partecipazione alle decisioni, ecc…).

Il burnout può essere diagnosticato da professionisti della salute mentale come psichiatri e psisoterapeuti. Nei casi più gravi, il professionista può consigliare al paziente un periodo di astensione dal lavoro, che andrà certificato dal medico di medicina generale. Non è possibile, però, sapere a priori quanti giorni di malattia per stress e burnout verranno assegnati, poiché ogni caso è a sé.

Qual è la differenza tra stress e burnout?

Cosa si intende per burnout e come si differenzia dallo stress da lavoro? Come abbiamo detto in precedenza, lo stress è dato da fattori che agiscono una “pressione” sull’individuo, mettendo alla prova le sue capacità. A chi non è capitato a lavoro di dover rispondere a una richiesta nuova, nei confronti della quale ha pensato di non essere abbastanza pronto? Questo elemento di novità richiede sforzi supplementari per trovare una soluzione. 

Le risorse impiegate, tuttavia, non sempre vanno a buon fine. Sono questi i casi in cui lo stress può prolungarsi, trasformandosi in distress. Cosa c’entra con tutto questo la sindrome da burnout? Quando si prolunga nel tempo e porta a un vero e proprio esaurimento delle risorse personali, lo stress da lavoro porta alla sindrome di burnout. 

Yan Krukau - Pexels

Compassion fatigue e burnout

La sindrome di burnout va distinta anche dalla compassion fatigue, termine usato per indicare quella condizione di chi si trova ad assistere persone in condizioni di grande sofferenza, come situazioni traumatiche o di forte stress.  

Tra le componenti della compassion fatigue ci sono sia il burnout che il cosiddetto stress post traumatico secondario, che implica un’esposizione al trauma tramite il racconto di qualcun altro.

Burnout: le categorie a rischio

Il burnout come “malattia professionale” colpisce alcune categorie di lavoratori più di altre. Nel mondo del lavoro ci sono infatti professioni definite “di aiuto”, che sono particolarmente esposte alla sindrome del burnout. 

Avremo così una sindrome da burnout nelle professioni sanitarie medici, infermieri, OSS, caregiver e altri operatori sanitari. Tra le categorie di lavori a rischio burnout possiamo annoverare anche i manager e gli insegnanti. Anche lavorare come psicologo può esporre al rischio di burnout dello psicologo.

Libri sul burnout

La sindrome di burnout è una problematica molto presente nella società contemporanea. Per approfondirne alcuni aspetti, vi suggeriamo alcuni libri:

  • La sindrome del burn-out, C. Cherniss, Centro Scientifico Torinese
  • Burn-out, mobbing e malattie da stress. Il rischio psico-sociale e lo stress lavoro-correlato, F. Pellegrino, G. Esposito, Positive Press
  • Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro, C. Maslach, M. P. Leiter, Erickson.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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