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Split: il disturbo dissociativo dell’identità tra cinema e psicologia clinica

Split: il disturbo dissociativo dell’identità tra cinema e psicologia clinica
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Antonio Dessì
Redazione
Psicologo ad orientamento Cognitivo-Costruttivista
Unobravo
Pubblicato il
4.9.2024

Il film Split del 2016, scritto e diretto da M. Night Shyamalan, racconta la storia di Kevin, un uomo affetto da disturbo dissociativo dell’identità (DID) con 23 diverse personalità, che una mattina, all’uscita di un grande magazzino,  rapisce tre ragazze. 

Interpretato da James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Jessica Sula, Betty Buckley e Haley Lu Richardson, il film esplora sul piano psicologico e sociale le caratteristiche peculiari del disturbo dissociativo dell'identità (DID), in chiave drammatica e da una prospettiva avvincente. 

L'opera non si limita a narrare una vicenda di suspense, ma solleva importanti questioni sulla natura della mente umana e sulle modalità con cui la mente può frammentarsi di fronte a traumi gravi e ripetuti durante l’infanzia.

La dissociazione e il trauma

La trama del film Split prende spunto dalla storia vera di Billy Milligan, come narrato da Daniel Keyes in The Minds of Billy Milligan (1981). A Billy, arrestato nel 1972 per crimini gravi, venne diagnosticato il disturbo dissociativo dell'identità, che si manifestava con ben 24 personalità distinte

Questo disturbo può avere origine da traumi infantili profondi e ripetuti, come nel caso di Billy, vittima di abusi da parte del patrigno. 

Kevin, il protagonista di Split, presenta una storia simile di abusi da parte della madre, che ha lasciato cicatrici profonde nella sua psiche. L’esito di questa sofferenza emotiva è stata la frammentazione della personalità di Kevin in risposta estrema a questi traumi prolungati. 

La frammentazione ha una funzione di difesa dalla rabbia, dal dolore e dall’impotenza sperimentata dal piccolo Kevin nel fronteggiare la confusione e la violenza nei rapporti familiari. 

Il padre di Kevin, invece, lasciò improvvisamente la famiglia salendo su un treno e lasciando il bambino non protetto e in balia delle angherie della madre, probabilmente affetta da profondi disturbi della personalità e della regolazione emotiva.

split e il trauma
Izzy Park - Unsplash

Le strategie difensive di Kevin

Nel film emergono solo alcune delle tante personalità di Kevin. Di queste comparse “splittate” ci rende consapevoli il punto di vista di una delle tre ragazze rapite, Casey, anch’ella vittima di abusi da parte di uno zio. 

Casey intuisce la sofferenza psichica di Kevin e cerca di dialogare con le personalità differenti che emergono di volta in volta. Tra queste, Dennis, con tratti di personalità tipici di una persona affetta da disturbo ossessivo compulsivo, assume un ruolo controllante e punitivo. 

Al contrario, Patricia e Hedwig, un bambino di nove anni, mostrano comportamenti accudenti e protettivi, sebbene in certi frangenti abusanti. 

Queste personalità si alternano e hanno una funzione organizzatrice e difensiva di Kevin. Lo proteggono dalla confusione, dall’ambiguità e dalla paura provenienti dalla sua instabilità psichica. 

Secondo Giovanni Liotti (tra i fondatori della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva) e Benedetto Farina (docente, psichiatra e psicoterapeuta) il disturbo dissociativo dell'identità può essere visto come una serie di “cassetti” all’interno dei quali vengono depositate tracce di memoria (episodi) delle proprie sensazioni corporee e delle emozioni vissute e parzialmente processate. 

In Kevin, questa compartimentazione, la tossicità e l’intensità delle esperienze che ha vissuto lo conducono, difensivamente, a una frammentazione dell'identità in molteplici personalità non integrate, cioè che non dialogano tra loro: è il miglior adattamento possibile alla realtà vissuta e alle esperienze traumatiche mai superate sul piano emotivo e affettivo.

Il ruolo della dottoressa Fletcher

La dottoressa Fletcher, psichiatra di Kevin, tenta di integrare le personalità multiple per poter dialogare con Kevin. Tuttavia, le sue iniziative non riescono a stabilizzare completamente il paziente. 

La mancata integrazione degli stati dissociati porta a conseguenze drammatiche, culminando nell'emersione de La Bestia, una personalità molto violenta che rappresenta il contenitore delle emozioni autoconservative e di rivalsa dei traumi reali subiti da Kevin. 

Le personalità che, in maniera alternata, sono “nella luce” sono tentativi falliti di adattarsi e superare gli abusi. In Kevin queste personalità hanno raggiunto la completa separazione rappresentando sul piano clinico la psicosi vera e propria.

La dottoressa Fletcher è una psichiatra molto simpatica, dolce, a momenti forse eccessivamente comprensiva, ma mai direttamente nociva. Stima Kevin. 

Sul piano professionale appare entusiasta del fenomeno di personalità multipla del suo paziente, fantasticando che le diverse personalità sarebbero una capacità umana speciale e argomentando queste teorie in simposi internazionali. Si parla addirittura di come una personalità possa soffrire di diabete e tutte le altre no.

Nonostante il suo entusiasmo e lo studio approfondito del caso, la dottoressa finisce per trascurare segnali cruciali di un imminente crollo psicotico anticipato da Kevin in seduta. 

Fletcher cerca di gestire la confusione del paziente con una violazione del setting terapeutico recandosi a casa sua. Nella realtà clinica, questo evento sarebbe molto grave.

Uno degli errori critici della psichiatra è il mancato riconoscimento dell'importanza di La Bestia, la ventiquattresima personalità di Kevin. Questa figura rappresenta l'incarnazione dell'odio e della vendetta, quella parte oscura della psiche che lo psichiatra Jung descrive come contenente tutti gli aspetti repressi e inaccettabili della personalità. 

frammentazione del sé film split
Izzy Park - Unsplash

La rilevanza della simbologia nel film

Il film utilizza una simbologia potente per rappresentare la complessità del disturbo dissociativo. 

Per esempio, il computer di Kevin, con le sue numerose "finestre" di coscienza, simboleggia la frammentazione della sua psiche e offre una metafora comprensibile e accessibile di come funzioni una persona che soffre di disturbo dissociativo. 

Ogni "finestra" rappresenta una personalità diversa, ciascuna delle quali cerca di emergere e prendere il controllo della coscienza. Questo si riflette anche nella narrazione che raccoglie la dottoressa Fletcher, la quale conserva accuratamente una cartellina con dentro delle schede per ciascuna delle personalità che emergono in Kevin.

Un altro simbolo significativo è la luce, che rappresenta la consapevolezza e il controllo cosciente. Nel film, le personalità di Kevin lottano per "sedersi sotto la luce", un concetto che richiama il simbolismo freudiano, ma anche teatrale pirandelliano, della lotta tra il conscio e l'inconscio

Nel contesto del DID, la luce rappresenta il desiderio di ogni personalità di emergere e prendere il controllo, una metafora della lotta interna di Kevin per mantenere un senso di identità coeso ed evitare la psicosi.

Un altro elemento simbolico potente del film è l'ambientazione principale: lo zoo. Gli animali spesso rappresentano gli istinti primordiali e le forze dell’inconscio. Lo zoo, con la sua dualità di ordine e natura selvaggia, può essere visto come una metafora della psiche del protagonista, in cui le sue personalità dissociate sono "animali" addestrati e in gabbia, ma che conservano un istinto pericoloso.

La Bestia, la ventiquattresima personalità, è l'incarnazione di questi istinti animali, un'entità che ha abbandonato ogni pretesa di umanità e civiltà per abbracciare una forza brutale e distruttiva. 

La regressione psicotica di Kevin, rappresentata dall'emergere di questa personalità, è un ritorno a uno stato di coscienza più primitivo, in cui gli istinti dominano e la razionalità è completamente soppiantata.

Le difese psicologiche e il fallimento dell'integrazione

Con questa recensione vogliamo mettere in evidenza la sofferenza psichica di Kevin, cercando di focalizzare il concetto secondo cui le sue personalità rappresentano ciascuna un tentativo specifico di difesa contro il dolore e il trauma. Nel film, infatti, possiamo osservare:

  • la proiezione
  • l’isolamento affettivo
  • la rimozione

Nel caso di molti meccanismi di difesa estremi, le personalità non sempre riescono a integrarsi e a raccontare il trauma in un’unica narrazione e in un senso di identità solido, virando invece verso uno scollamento, la psicosi o l’ispessimento delle difese (pensiamo alla rigidità della personalità di Patricia). 

La psicosi è una condizione in cui la realtà viene distorta, capovolta, distanziata, proiettata su altri o su altro da cui ci si deve proteggere perché ci si sente responsabili. Infatti, chi viene abusato può sentire di meritare l’abuso e perpetrare difficoltà affettive importanti anche nella vita adulta. 

In termini psicoterapeutici, il film evidenzia l'importanza dell'integrazione dell'ombra, un concetto chiave nella teoria junghiana. L'ombra rappresenta tutti quegli aspetti della personalità che vengono repressi o negati, ma che possono influenzare il comportamento in modi sottili e distruttivi. Per Kevin, l'ombra è “incarnata” ne La Bestia

Nella terapia del DID, il tema dell'integrazione delle diverse personalità in un sé coeso e la capacità di affrontare il trauma che ha portato alla dissociazione è fondamentale. Nel film, la mancata integrazione di questa personalità simboleggia il fallimento di questo processo terapeutico, sottolineando l'importanza di un approccio che lavori attivamente per raggiungere la coesione. 

In questo caso, la dottoressa Flecher ha commesso anche un altro errore, sottovalutando i sentimenti negativi che Kevin poteva provare per lei (transfert negativo) e i propri verso alcune personalità del paziente (controtransfert negativo). 

La complessità della figura di Casey

Un altro personaggio centrale del film è Casey, una delle ragazze rapite da Kevin. Casey ha subito abusi e molestie sessuali durante l'infanzia da parte di uno zio ma, a differenza di Kevin, ha sviluppato una personalità più resiliente, grazie anche al sostegno e all'amore ricevuti dal padre. 

Questa caratteristica la rende una figura di grande contrasto rispetto a Kevin: mentre quest'ultimo ha frammentato la sua personalità per sopravvivere, Casey ha sviluppato una capacità di osservazione e un'autostima che le permettono di affrontare le situazioni difficili con lucidità. 

È proprio lei che si accorge delle diverse personalità di Kevin, con un’intuizione proveniente probabilmente da un rispecchiamento. Questo le è costato ripercorrere i suoi abusi, sentiti sul corpo e narrati dalla sua mente in forma di flashback e pensieri intrusivi.

La capacità di Casey di interagire con le diverse personalità di Kevin, in particolare con quella infantile Hedwig, le permette di accedere a informazioni cruciali che la aiuteranno a sopravvivere. 

Questo contrasto tra Casey e Kevin offre non solo una riflessione profonda su come l'infanzia e le relazioni affettive possano influenzare lo sviluppo della personalità e la capacità di far fronte al trauma, ma anche su quanto sia importante ricevere un supporto da parte di alcune figure di riferimento.

split psicologia
Jeshoots - Pexels

Il film Split e la psicologia

Il film Split non rispecchia fedelmente la realtà clinica del disturbo dissociativo dell'identità (DID), ma offre una potente metafora della frammentazione della psiche e delle difficoltà che gli individui possono affrontare quando provano a integrare parti scisse della propria identità e della propria storia.

Uno degli aspetti più significativi del film è la sua capacità di portare alla luce la complessità della sofferenza psichica, rendendo visibile ciò che spesso rimane nascosto o mal compreso. In un'epoca in cui le malattie mentali sono ancora spesso stigmatizzate o minimizzate, Split contribuisce a sensibilizzare il pubblico su temi difficili come l'abuso infantile e i maltrattamenti.

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che il film drammatizza il disturbo dissociativo per scopi narrativi. Nella realtà, il DID è un disturbo estremamente raro e complesso, che non si manifesta in modo così spettacolare. 

Le personalità multiple non possiedono poteri sovrumani, né possono "prendere il controllo" della mente in maniera così netta e drammatica come mostrato. 

Il film, dunque, non deve essere preso alla lettera come una rappresentazione accurata della condizione, ma piuttosto come una finestra su alcuni dei temi psicologici più profondi che riguardano la natura umana.

Pur nella sua esagerazione cinematografica, Split tocca un punto fondamentale: la dissociazione come meccanismo di difesa. Anche se la maggior parte delle persone non sviluppa personalità multiple come Kevin, tutti, in qualche misura, sperimentano forme di dissociazione nel corso della vita quotidiana. 

Si tratta di un processo naturale che la psiche utilizza per proteggersi dal dolore, dall'ansia e dallo stress. 

Per esempio, molte persone possono sperimentare momenti di "disconnessione" dalla realtà durante eventi particolarmente stressanti o traumatici. Potrebbe trattarsi di non ricordare un incidente stradale, di distaccarsi emotivamente durante un conflitto, o di vivere in modo automatico situazioni di routine quando la mente è altrove. 

Questi sono frammenti di dissociazione che, sebbene non patologici, riflettono la capacità della mente di proteggersi e adattarsi a situazioni difficili.

La mente umana ha una straordinaria capacità di resilienza, che deve essere sostenuta da un processo di elaborazione e integrazione dei traumi: la psicoterapia rappresenta una strada percorribile e necessaria per ritrovare un senso di unità e coerenza interna. 

Quando ciò non accade, come vediamo nel caso di Kevin, la dissociazione può evolvere in frammentazione estrema, portando a una rottura della realtà e ritorno al mondo dei supereroi dei fumetti, forse, nel caso di Kevin, gli unici interlocutori e l’unico spazio di dialogo là e allora nella sua infanzia durante gli abusi e maltrattamenti subiti.

Bibliografia

  • Keyes, D., (2009). Una stanza piena di gente. Milano: Casa Editrice Nord
  • Liotti, G., Farina, B. (2011). Sviluppi Traumatici: Eziopatogenesi, Clinica e Terapia della Dimensione Dissociativa. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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