Come ogni anno il Festival di Sanremo assorbe le serate di milioni di italiani per una settimana. Tra critiche, commenti e gruppi di ascolto, melodie, spettacolo e glamour prendono il palco del teatro Ariston.
Note, abbigliamento, acconciature, gag, super ospiti, presentatori e presentatrici creano dibattito e fazioni di sostenitori o detrattori. La musica si fa strada tra fiori e polemiche dando voce a tematiche complesse. Oltre ad essere un contenitore che offre uno spaccato del costume della nostra società, il palco del festival diviene anche la cassa di risonanza di temi di notevole rilevanza psicologica.
Proveremo a curiosare tra i testi e le performance degli artisti per scovare riflessioni sul mondo psichico e sulle relazioni.
Temi psicologici nella top five
Partiamo da un’analisi dei brani che hanno conquistato il podio e le prime posizioni.
Balorda nostalgia di Olly
Il brano che si aggiudica la settantacinquesima edizione del festival parla della malinconia e della nostalgia che colorano i ricordi al termine di una relazione. Un amore che finisce lascia tracce agrodolci nella memoria, creando oasi in cui può essere dolorosamente piacevole rifugiarsi.
Con lo stesso titolo, Italo Calvino pubblicò un’opera che, attraverso una serie di racconti, esplorava memoria e ricordi con un viaggio nell’infanzia e nell’adolescenza.
Quello di Olly non è l’unico brano ad affrontare le tematiche di una storia d’amore al capolinea o, più in generale, delle relazioni di coppia, grandi protagoniste di ogni edizione.
La cura per me di Giorgia affronta una storia tormentata con lo spettro della solitudine sullo sfondo.
Amarcord di Sarah Toscano parla di una storia terminata e mai sbocciata. Il titolo è citazione felliniana, una parola che è entrata nel lessico nazionale per indicare un ricordo agrodolce che deriva dal romagnolo “a m’arcord” cioè “io mi ricordo”.
Con Lentamente, invece, Irama descrive una relazione in declino e parla delle emozioni connesse a una crisi relazionale.
Chiamo io chiami tu di Gaia, descrive una storia in cui schemi si ripetono tra scuse e ritorni che creano frustrazione, mentre i The Kolors, con la consueta leggera spensieratezza, in Tu con chi fai l’amore parlano di un flirt senza troppe implicazioni, una relazione occasionale tutta da giocare.
Infine, con Incoscienti giovani, Achille Lauro ci porta nel mondo delle relazioni adolescenziali. Intense fino all’autodistruttività, folli, ribelli e convinte di essere vestite di eternità. Il tempo che passa cambia le prospettive e rimodella, forse, l’incoscienza.

Volevo essere un duro di Lucio Corsi
La vera perla del Festival 2025 si classifica al secondo posto e si aggiudica il premio della critica Mia Martini. Il cantautore maremmano approda all’Ariston dopo concerti e gavetta nell’ambiente indipendente.
Un animo sensibile, una presenza gentile, favolistica, ironica e poetica che si presenta sul palco più glam d’Italia con abiti già usati in precedenti occasioni e autoprodotti.
Il testo del brano propone una serie di metafore contrapposte, simboli di immagine e identità. Da un lato il voler essere un duro, cintura nera di sputo, spacciatore, re della piazza capace di fare a botte, dall’altro la cintura bianca di judo, il bambino che cade dagli alberi e finisce per avere gli occhi truccati dalle botte.
Una ballata che celebra la normalità, la possibilità di abbracciare le proprie paure per far brillare l’autenticità del proprio io come luce. Una fragilità normale che è l’opposto del machismo e dell’essere duro, performante, perfetto richiesto dalla nostra società.
Il cerone bianco con cui il cantautore toscano si presenta sul palco ricorda allo stesso tempo il trucco dei Kiss e di rockstar anni ‘70 e quello di pagliacci e maschere. Queste ultime sono spesso figure tormentate che devono apparire con il sorriso, ma che dentro hanno un mare di fragilità, dolore e malinconia.
Nelle parole del testo si legge un invito a vivere la propria normalità cercando, nel fare del proprio meglio e non nella perfezione, la vera e più profonda realizzazione. “Le lune senza buche sono fregature”, ci ricorda a tal proposito.
Il duetto con Topo Gigio sulle note di Volare per ricordare Modugno (prima storica voce della marionetta amata da grandi e piccini), un’ulteriore prova di poetica bravura.
L’albero delle noci di Brunori Sas
Il cantautore calabrese propone un’intima riflessione sulla propria esperienza del diventare genitore e della paternità. Nel brano parla di come l’arrivo della figlia Fiammetta abbia rappresentato una rivoluzione nel suo mondo affettivo e valoriale costringendolo a ridisegnare i confini dell’amore e della felicità.
Battito di Fedez
Fedez era uno dei personaggi più attesi sul palco dell’Ariston, considerato l’intreccio di vite, storie e dolori relazionali generatosi tra gossip e dissing dopo la fine del suo matrimonio.
Il rapper ha portato un testo dall’atmosfera angosciante che parla di depressione, malessere mentale e fragilità. Il brano di Fedez accenna apertamente all’uso degli psicofarmaci, con la citazione sulla fluoxetina e sugli effetti sperimentati durante l’uso. Nel testo, in un passaggio particolarmente delicato, si parla di “veleno”.
Il tema del trattamento farmacologico del malessere mentale è infatti molto complesso. Spesso le persone lo temono per effetti collaterali e presunta dipendenza. Per questo motivo, vale la pena di ricordare che la decisione circa la necessità della prescrizione dei farmaci è prerogativa del medico, meglio se specialista (psichiatra).
A nessuno fa piacere assumere farmaci ma, in alcuni casi, possono permettere di avere accesso più rapidamente a risorse momentaneamente limitate dal disagio prodotto da ansia o depressione. Consultare il proprio medico e seguirne le indicazioni circa l’eventuale necessità, la somministrazione, la posologia, la modalità di sospensione e le dosi della cura farmacologica, può rappresentare un passaggio fondamentale del processo di guarigione.
Affiancare un percorso psicoterapeutico o di sostegno psicologico ai farmaci quando necessari, può essere un ulteriore supporto nel farci riprendere il consueto “battito” vitale, segno di benessere emotivo.

Quando sarai piccola di Simone Cristicchi
Altra carezza musicale e poetica nella rassegna sanremese. Cristicchi narra un passaggio delicato nella vita di un figlio: la vecchiaia dei genitori e la necessità di assisterli quando malattia e difficoltà ne trasformano i lineamenti esistenziali.
Il cantautore romano descrive la vita della madre segnata da un’emorragia cerebrale che ne ha rubato la memoria, trasformandola in una bambina fragile di cui prendersi cura a soli 63 anni.
La tematica dell’assistenza ai genitori anziani è sempre di maggiore attualità. La compassione fatigue, il peso emotivo, le difficoltà pratiche ed economiche gravano su molte famiglie rendendo cura e assistenza processi particolarmente complessi. Al netto delle critiche, a Cristicchi va riconosciuto il coraggio di portare l’attenzione su di un tema importante come quello del caregiving a persone con demenza.
La psicologia fuori dalla top five
Anche nelle canzoni dal sesto al ventinovesimo posto trovano spazio temi interessanti da un punto di vista psicologico. Nel nostro viaggio “analitico” attraverso il festival visto dal lettino dello psicologo, sottolineiamo in modo particolare quello dell’ansia (molto citata) e delle relazioni minacciate e influenzate dai social.
Cuoricini di Coma_Cose
Ritmo da tormentone estivo e gesti facilmente spendibili come coreografia social non traggano in inganno. Sotto l’abito commerciale della musica, il testo del duo parla delle relazioni al tempo dello smartphone. “Un divano e due telefoni è la tomba dell’amore” è la provocazione su cui il pubblico è chiamato a riflettere prima di ripartire nel vortice dei “cuoricini”. L’inizio del brano introduce, inoltre, il tema dell’ansia, variante disregolata della paura che si presenta in assenza di una minaccia concreta. È un’emozione molto presente nei testi delle canzoni della kermesse, che viene citata anche nella canzone dei The Kolors e in Se t’innamori muori di Noemi. In questo caso, sono i silenzi di una relazione a generare lo stato d’animo.
Perché Sanremo è Sanremo
Dopo le tanto criticate ultime edizioni, meritevoli di aver portato alla ribalta temi legati al genere, l’atmosfera dell’edizione di Carlo Conti non ha comunque risparmiato spunti di riflessione interessanti in chiave psicologica.
Amato o criticato, seguito o snobbato, il Festival di Sanremo resta uno spazio importante in cui possono essere portati alla ribalta temi di grande rilevanza psicologica, sociale e culturale. Non è facile individuarli in spartiti che sempre più spesso si adeguano alla necessità di semplicità e leggerezza che social network e mondo commerciale impongono.
La settimana sanremese resta comunque una vetrina attraverso cui osservare uno spaccato della società. Tra abiti stravaganti, look provocatori, esibizioni originali influenzate dai punteggi del Fantasanremo, importanti temi politici sgomitano per farsi spazio. Tra questi, sempre più presente quello relativo al disagio psicologico.
Musica e cervello dialogano, con la prima che ha effetti psicologici dimostrati sul secondo e può esercitare un ruolo chiave nel ritrovare il proprio benessere. Forse anche per questo motivo il Festival continua, da oltre settant'anni, ad affascinare, dividere e unire opinione pubblica, critica, addetti ai lavori e amanti di spettacolo e melodia. Perchè Sanremo è Sanremo!