La Comunità LGBT e il contributo degli psicologi

La Comunità LGBT e il contributo degli psicologi
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Decia Vivolo
Redazione
Psicologa ad orientamento Psicodinamico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020
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A partire dagli anni Settanta del secolo scorso, gli schemi culturali inerenti la sessualità e l’identità di genere hanno iniziato a subire una lenta evoluzione, che si traduce oggi nella Comunità LGBTQ+. Ne fanno parte tutte le persone con un’identità sessuale “non conforme” ai modelli culturalmente condivisi.

Comunità LGBT: i significati

Attualmente, l’acronimo completo è LGBTQIAPK. Ogni lettera rappresenta una precisa categoria e le ultime lettere sono spesso rappresentate sinteticamente anche con il simbolo +. Vediamole insieme nel dettaglio:

  • L sta per lesbica;
  • G sta per gay;
  • B indica la bisessualità;
  • T include i transgender, ovvero le persone che sentono di non appartenere alla categoria sessuale in cui la società impone loro di identificarsi;
  • la Q di queer indica coloro che in generale si oppongono alla tradizionale visione della sessualità “etero normativa”, rifiutando le etichette;
  • I rappresenta l’intersessualità, che riguarda le persone che hanno caratteristiche fisiche non strettamente maschili o femminili, a causa di alterazioni genetiche o ormonali;
  • A indica l’asessualità, l’assenza di attrazione sessuale verso qualsiasi individuo, che non preclude la possibilità di avere una relazione sentimentale e non è sinonimo di aromanticismo;
  • P indica la pansessualità, in cui l’attrazione per l’altro va oltre le caratteristiche sessuali e può essere diretta quindi verso chiunque;
  • K sta per kinky e indica l’insieme delle pratiche sessuali non convenzionali, attività e giochi erotici estremi che rientrano nelle pratiche BDSM.

Per approfondire che cosa significa la sigla LGBT(QIA+), puoi guardare questo video.

Polina Kovaleva - Pexels

I fenomeni di discriminazione e il bisogno di appartenenza

Un’indagine statistica del 2019, dimostra che il livello di accettazione dell’omosessualità in Italia è tra i peggiori rispetto alla media dei 36 paesi che fanno parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Inoltre, i dati del servizio di supporto telefonico Gay Help Line ci dicono che nel 2020, durante l’isolamento da Covid-19, in media una persona su tre ha subito episodi di discriminazione da parte delle persone con cui vive, come battute offensive, isolamento o violenze.

Tali fenomeni di omofobia, bifobia e transfobia e i vissuti che derivano dal fare parte di una minoranza sociale (pensiamo ad esempio al minority stress), possono alimentare il bisogno di appartenenza ad un gruppo, che dà la possibilità di sentirsi socialmente accettati e di ridurre il sentimento di isolamento e solitudine. L’appartenenza ad un gruppo facilita, inoltre, lo sviluppo di maggiore resilienza rispetto all’impatto dei fattori di vita stressanti, rafforzando le capacità di coping (il modo in cui le persone rispondono alle avversità) e favorendo un aumento generale dell’autostima.

Oltre alla condizione di appartenenza ad una minoranza, le persone LGBT+ si trovano spesso ad affrontare eventi delicati:

  • i momenti di coming out o outing;
  • la difficoltà nel trovare amici e partner adeguati;
  • la complessità che implica la scelta di intraprendere percorsi di cambiamento o transizione sessuale.

Questo genere di eventi e le loro conseguenze possono essere spesso fonte di forti sentimenti d’ansia e, talvolta, di vissuti depressivi.

Tim Samuel - Pexels

L’intervento psicologico

Lo scopo degli interventi psicologici è quello di riconoscere e sostenere il disagio dei pazienti che appartengono a minoranze sessuali, creando un clima di accoglienza, accettazione e assenza di etero-sessismo, che minaccia l’alleanza terapeutica e l’efficacia di un intervento.

Un’attenzione particolare è rivolta al sostegno degli adolescenti, i quali si trovano in una fase del ciclo di vita di per sé critica e spesso fonte di disagio e confusione. Il confronto con il proprio orientamento sessuale “atipico” provoca un senso di straniamento rispetto al gruppo dei pari, normalmente un importante punto di riferimento e fonte di identificazione, e può far emergere nei ragazzi:

  • la paura del rifiuto;
  • l’isolamento;
  • la rabbia e l’angoscia.

Un percorso psicologico diventa quindi l’occasione di riacquistare fiducia in sé stessi, per riuscire ad affrontare queste fasi delicate del loro sviluppo.

Nel caso di individui adulti, l’intervento psicologico potrebbe invece focalizzarsi sull’accettazione del proprio orientamento sessuale oltre che su problemi della sfera sessuale e relativi allo stile di vita personale e relazionale, i quali spesso possono essere superati favorendo una maggiore consapevolezza di sé e lavorando sull’autostima personale.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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