Immagina uno specchio. E immagina adesso che quello specchio vada in frantumi: è la metafora spesso utilizzata nel contesto del disturbo dissociativo di identità o Dissociative Identity Disorder (DID) e del trauma per descrivere con un’immagine l’esperienza complessa della percezione di sé stessi e della continuità di sé andata in frantumi.
Uno specchio intatto rappresenta una riflessione chiara, congrua, coerente e unitaria di sé stessi mentre ci si specchia. In un individuo senza disturbi dissociativi, la percezione di sé è integrata e inclusiva, permettendo una visione stabile e continua della propria identità, emozioni, pensieri, comportamenti e memorie.
Questa coerenza interna consente alle persone di esplorare il mondo con un senso interiore di stabilità.
In contrapposizione, uno specchio rotto rappresenta la frammentazione dell’io, laddove un evento o eventi di vita, come un sasso scagliato sullo specchio, lo riduce in frantumi.
Sentirsi frammentati è la percezione di sé non consapevole che caratterizza i disturbi dissociativi. Quando uno specchio si rompe, i frammenti riflettono porzioni diverse e distorte della realtà.
Allo stesso modo, un individuo con un disturbo dissociativo dell'identità può avere molteplici frammenti di personalità o stati dissociativi che emergono in momenti diversi, ciascuno con la propria percezione, ricordi e comportamenti distinti.
Questi frammenti non comunicano tra loro in modo efficace, creando una discontinuità nell'esperienza di sé. La psicoterapia, in particolare la psicoterapia a orientamento psicodinamico, lavora per riunire questi frammenti, aiutando il paziente a integrare le parti frammentate del sé.
Questo processo è simile a ricomporre i frammenti di uno specchio rotto, o di un puzzle, dove il terapeuta e il paziente collaborano per ricostruire una visione più unitaria e coesa dell'identità, attraversando emozioni sottostanti come il dolore.
Disturbo dissociativo di personalità: riferimenti teorici e ricerca
Teorici come Freud e Jung hanno parlato di frammentazione del sé e del ruolo dell'inconscio nella gestione dei traumi. Più recentemente, ricerche come quelle pubblicate nel Journal of Trauma & Dissociation (2022) e in Psychodynamic Psychiatry (2021) hanno evidenziato come la psicoterapia dinamica possa facilitare l'integrazione delle identità frammentate.
Disturbi dissociativi: classificazione del DSM-5
Secondo il DSM-5, il disturbo dissociativo racchiude una serie di condizioni mentali complesse i cui tratti distintivi sono caratterizzati da una evidente disconnessione o mancanza di continuità tra pensieri, tracce di memoria, contesti, comportamenti e senso unitario di identità.
I sottotipi del disturbo dissociativo sono:
- il disturbo dissociativo dell’identità
- l’amnesia dissociativa
- il disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione.
Tali situazioni costituiscono esperienze psichiche molto invalidanti per chi le sperimenta e per chi sta attorno alla persona che ne soffre, che potrebbe a un certo punto pensare di parlare o interagire con persone differenti o con peculiarità differenti o “ambigui”, “dissonanti”, “incongruenti”.
Che cos'è il disturbo dissociativo dell'identità?
Il disturbo dissociativo dell'identità, come evidenziato nel DSM-5 e precedentemente noto come disturbo della personalità multipla o disturbo dissociativo della personalità, è caratterizzato dalla presenza di due o più identità o stati di personalità distinti, chiamati anche personalità multipla, che controllano e si manifestano in modo alternato nei vissuti emotivi ma anche comportamentali della persona.
Ogni identità può avere il proprio nome, età, sesso, preferenze e storie di vita. Le persone con DID possono sperimentare amnesie dissociative, perdendo la cognizione del tempo o non ricordando eventi significativi che sono accaduti mentre un'altra identità era dominante.
L’amnesia dissociativa
L'amnesia dissociativa è una perdita di memoria dovuta ad un trauma psicologico o forte stress. La disconnessione può riguardare anche informazioni autobiografiche importanti. Questo tipo di amnesia va oltre la normale dimenticanza e può includere:
- amnesia localizzata, cioè perdita di memoria per un evento specifico,
- amnesia selettiva, ovvero il dimenticare solo alcuni aspetti di un evento,
- amnesia generalizzata, cioè perdita di memoria di grandi porzioni o totalità di vita passata.
Disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione
Il disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione si manifesta con episodi ricorrenti di depersonalizzazione, derealizzazione o entrambi. La depersonalizzazione è una sensazione di distacco dal proprio corpo o dai propri processi mentali, come se si fosse un osservatore esterno. La derealizzazione è una sensazione di irrealtà o distacco dal mondo esterno, come se fosse una simulazione o un sogno.
Il disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione presenta sintomi simili a quelli degli attacchi di panico, ma nel disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione l’esperienza di irrealtà può essere persistente e non legata a episodi di panico.
Queste esperienze sono centrali nel disturbo dissociativo e non sono accompagnate da paura intensa o sintomi fisici. La diagnosi e il trattamento differiscono: gli attacchi di panico possono richiedere terapie brevi, mentre il disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione può richiedere un approccio terapeutico più profondo e a lungo termine per gestire i sintomi.
Sottotipo dissociativo del disturbo post-traumatico da stress
Alcuni pazienti con disturbo da stress post-traumatico (PTSD) possono manifestare sintomi dissociativi rilevanti. La dissociazione si verifica quando c'è una mancata elaborazione dell’esperienza dovuta a traumi psicologici, come nel PTDS.
La dissociazione emerge dopo l'esposizione a un trauma e, specialmente i traumi complessi, (soprattutto quelli vissuti durante l'infanzia e che coinvolgono relazioni strette), aumentano la probabilità che un paziente sviluppi il PTSD con sintomi dissociativi.
Oltre a un passato di abusi sessuali e fisici durante l'infanzia, altri fattori che possono contribuire allo sviluppo di sintomi dissociativi in età adulta includono la violenza fisica associati alla vergogna e il senso di colpa ed esperienze impattanti sul piano emotivo e dell’identità personale.
Sintomi dei disturbi dissociativi
I sintomi dei disturbi dissociativi e della personalità multipla variano a seconda del tipo di disturbo, ma possono includere:
- perdita di memoria riguardante eventi specifici, periodi di tempo, o informazioni personali,
- esperienze di distacco dalla propria identità, corpo, o ambiente (derealizzazione/depersonalizzazione),
- confusione di identità o percezione alterata di sé,
- difficoltà con le relazioni e funzionamento nella vita quotidiana (comportamento instabile),
- flashback e ricordi intrusivi di eventi traumatici.
Disturbo dissociativo dell'identità: le cause
Le cause esatte di un disturbo dissociativo non sono completamente comprese, ma si ritiene che una combinazione di fattori (ipotesi multifattoriale) possa contribuire al loro insorgere. Vediamo i principali.
Trauma: gli eventi traumatici (soprattutto se si tratta di traumi infantili) come abusi fisici, sessuali o emotivi, sono fortemente associati ai disturbi dissociativi. Il trauma prolungato nel tempo e complesso può portare alla frammentazione del senso unitario di sé come meccanismo di difesa.
Questi fattori scatenanti, così come i sintomi dissociativi sono presenti anche in alcuni disturbi di personalità, in maniera più frequente nel disturbo borderline di personalità e nel disturbo post-traumatico da stress.
Fattori genetici: anche se non ci sono prove definitive, alcuni studi suggeriscono che una predisposizione genetica potrebbe rendere alcune persone più vulnerabili ai disturbi dissociativi.
Fattori ambientali e socio-culturali: stress estremo, esperienze di vita destabilizzanti e influenze culturali possono contribuire allo sviluppo di questi disturbi.
Differenza tra schizofrenia, disturbo dissociativo e disturbo schizoaffettivo
È fondamentale comprendere le differenze tra disturbo dissociativo, schizofrenia e disturbo schizoaffettivo poiché, sebbene possano presentare alcuni sintomi sovrapposti, come la perdita di contatto con la realtà, le loro origini, manifestazioni e trattamenti sono diversi.
La schizofrenia è un disturbo mentale grave caratterizzato da distorsioni del pensiero, della percezione, delle emozioni, del linguaggio, del senso di sé e del comportamento.
I disturbi dissociativi, invece, sono caratterizzati principalmente da una discontinuità tra pensieri, ricordi, identità, emozioni e percezioni.
Mentre una persona con schizofrenia potrebbe sperimentare allucinazioni e deliri, una persona con disturbo dissociativo dell'identità potrebbe presentare diverse identità o personalità che controllano il loro comportamento in momenti differenti, senza esperienze di deliri o allucinazioni.
Inoltre, la schizofrenia e il disturbo schizoaffettivo sono considerati disturbi psicotici, dove la percezione della realtà è significativamente alterata, mentre i disturbi dissociativi sono legati più a una disconnessione interna che a un'alterazione della percezione esterna.
Disturbi dissociativi: diagnosi e cura
La diagnosi di disturbi dissociativi viene solitamente effettuata attraverso diversi strumenti a disposizione del clinico, tra cui ci sono:
- colloqui clinici approfonditi per raccogliere la storia del paziente, esperienze di trauma e sintomi attuali,
- questionari e scale di valutazione: strumenti standardizzati utilizzati come test per individuare un possibile disturbo dissociativo come la Dissociative Experiences Scale (DES), per valutare la gravità della dissociazione,
- esclusione di altre condizioni: ci si assicura che i sintomi non siano meglio spiegati da altri disturbi mentali, condizioni mediche o dall'uso di sostanze psicoattive.
La cura del disturbo dissociativo dell'identità e, in generale, il trattamento dei disturbi dissociativi, sono spesso complessi e richiedono un approccio integrato che può includere:
- psicoterapia: la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), la terapia focalizzata sul trauma (TFT), e la terapia dialettico-comportamentale (DBT) sono comuni. La terapia può aiutare i pazienti a integrare le parti dissociate della loro identità, elaborare i traumi e sviluppare strategie di coping,
- terapia farmacologica: Non esistono farmaci specifici per i disturbi dissociativi, ma antidepressivi, ansiolitici e antipsicotici possono essere prescritti per trattare sintomi concomitanti come depressione e ansia.
In un piano di cure per disturbo dissociativo, il supporto sociale ed educativo riveste una grande importanza non solo per il paziente, ma anche per la famiglia e i partner.
Educare i pazienti, le loro famiglie e i partner sui disturbi dissociativi e sull’impatto che essi possono avere in diversi ambiti di vita (pensiamo a disturbo dissociativo e amore o disturbo dissociativo e invalidità) e fornire supporto sociale può migliorare il recupero e la gestione a lungo termine.
Recenti ricerche scientifiche sul disturbo dissociativo dell’identità
Uno studio pubblicato nel 2023 su NeuroImage: Clinical ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per esaminare le differenze cerebrali nei pazienti con DID. I risultati hanno mostrato alterazioni nella connettività funzionale tra le aree del cervello coinvolte nella memoria e nella consapevolezza di sé, suggerendo che le disfunzioni in queste reti potrebbero contribuire alla frammentazione dell'identità.
Un'altra ricerca pubblicata nel 2022 su Molecular Psychiatry ha esplorato il ruolo dei fattori genetici nei disturbi dissociativi. Gli scienziati hanno scoperto che alcune variazioni genetiche possono influenzare la suscettibilità individuale al trauma e alla dissociazione.
Inoltre, i cambiamenti genetici indotti da esperienze traumatiche durante l'infanzia possono alterare l'espressione dei geni legati alla regolazione dello stress e alla memoria, contribuendo allo sviluppo dei disturbi dissociativi.
Uno studio clinico del 2022 pubblicato su Journal of Traumatic Stress ha riportato che pratiche di mindfulness, come la meditazione e la consapevolezza corporea, possono ridurre significativamente i sintomi dissociativi. Queste tecniche aiutano i pazienti a rimanere presenti e consapevoli delle loro esperienze corporee e mentali, migliorando il controllo sui sintomi dissociativi e la qualità della vita .
Approcci innovativi nella psicoterapia
Un articolo del 2023 su Psychotherapy Research ha esaminato l'uso di tecniche terapeutiche innovative, come la terapia assistita da realtà virtuale (VR), per il trattamento del disturbo dissociativo. La VR permette ai pazienti di confrontarsi con ricordi traumatici in un ambiente controllato e sicuro, facilitando il processo di integrazione e riducendo la dissociazione. I risultati preliminari indicano che questa tecnica può essere un complemento efficace alla psicoterapia tradizionale.
L'utilità della Terapia EMDR nel Trattamento del Disturbo Dissociativo dell'Identità
La terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è stata ritenuta un approccio efficace nel trattamento del disturbo dissociativo dell’identità (DID) e di altri disturbi correlati al trauma.
Secondo uno studio condotto da Brand et al. (2012), l'EMDR può aiutare a diminuire i sintomi dissociativi e migliorare la stabilità emotiva nei pazienti con DID. La ricerca ha evidenziato che l'EMDR è particolarmente utile per trattare i ricordi traumatici frammentati, facilitando una connessione più coerente tra le diverse identità e promuovendo un senso di continuità del sé (Knipe, 2018).
Inoltre, la terapia EMDR è stata associata a una riduzione significativa dell'ansia e della depressione, sintomi frequentemente coesistenti nei pazienti con DID (van der Hart, Nijenhuis, & Steele, 2006). Questi risultati supportano l'inclusione dell'EMDR come componente centrale in un approccio terapeutico multimodale per il DID e i disturbi dissociativi.
Il ruolo della psicoterapia dinamica nell'integrazione delle parti frammentate nell’esperienza di sé
La psicoterapia a orientamento psicodinamico e in generale il ruolo dello psicologo e psicoterapeuta svolgono un ruolo cruciale nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi dissociativi, in particolare nel lavoro di integrazione delle parti frammentate del sé.
I principi teorici si riferiscono alla psicologia del profondo, che enfatizza l'importanza dei conflitti interiori e delle esperienze traumatiche. Nella psicoterapia dinamica, il terapeuta mira a creare un senso di continuità e coerenza nell'esperienza del sé della persona che soffre di sintomi dissociativi.
Ricerche recenti hanno supportato l'efficacia della psicoterapia dinamica nel trattamento dei disturbi dissociativi. Uno studio pubblicato su Journal of Trauma & Dissociation nel 2022 ha dimostrato che i pazienti che hanno partecipato a terapie psicodinamiche intensive hanno mostrato miglioramenti significativi nella coesione dell'identità e nella riduzione dei sintomi dissociativi.
Inoltre, uno studio longitudinale del 2021 su Psychodynamic Psychiatry ha evidenziato che l'integrazione delle parti scisse del sé è correlata a una diminuzione dei sintomi post-traumatici e a un miglioramento della qualità della vita.
La psicoterapia dinamica facilita l'esplorazione delle dinamiche relazionali e dei modelli di attaccamento, che spesso sono alla base della dissociazione. La teoria dell'attaccamento di Bowlby e la ricerca di Ainsworth hanno mostrato come le prime relazioni con i caregiver influenzino profondamente la capacità dell'individuo di integrare esperienze emotive e di formare un senso stabile. La comprensione e la rielaborazione dei modelli di attaccamento disfunzionali sono quindi parte integrante del processo terapeutico nei casi di sintomi dissociativi.
Attraverso un processo terapeutico approfondito e non direttivo, il terapeuta mira ad aiutare il paziente a sviluppare una maggiore comprensione e accettazione di sé, migliorando la capacità di gestire le emozioni e le relazioni interpersonali in modo più integrato e armonioso.
Intervento precoce e prevenzione
Uno studio longitudinale del 2023 su Child Abuse & Neglect ha evidenziato l'importanza dell'intervento precoce e della prevenzione nei bambini vittime di abusi. Gli autori hanno scoperto che programmi di supporto psicologico tempestivi e mirati possono ridurre il rischio di sviluppare disturbi dissociativi in età adulta. L'intervento precoce può includere terapie di sostegno, counseling familiare e programmi educativi per migliorare la resilienza e la gestione dello stress nei bambini vulnerabili.
Film sul disturbo dissociativo dell'identità e sulla personalità multipla
Il cinema ha esplorato il tema del disturbo dissociativo attraverso vari film che offrono rappresentazioni drammatiche e talvolta inquietanti di questa condizione. I film possono essere molto importanti per poterci calare in ciò che sperimenta una persona che soffre di sintomi dissociativi o DID. Tra questi ricordiamo:
Sybil (1976): basato sulla storia vera di Shirley Ardell Mason (Sybil), una donna che soffriva di DID in cura dalla psichiatra Cornelia Wilbur, il film racconta la sua terapia con la dottoressa Cornelia Wilbur, durante la quale emergono 16 personalità diverse.
Identity (2003): dieci sconosciuti si ritrovano bloccati in un motel durante una tempesta e scoprono che sono legati tra loro in modi inaspettati. Il film rivela che le varie persone rappresentano le personalità dissociate di un criminale.
Shutter Island (2010): il film segue il detective Teddy Daniels mentre investiga la scomparsa di una paziente da un ospedale psichiatrico su Shutter Island. Alla fine, si scopre che Teddy stesso è un paziente affetto da dissociazione.
Split (2016): il film segue Kevin Wendell Crumb, un uomo con 23 personalità distinte, che rapisce tre ragazze. La sceneggiatura si ispira alla figura di Billy Milligan, un criminale americano affetto da DID. Una delle personalità è estremamente violenta.
Il Cigno nero (2010): il capolavoro di Darren Aronofsky racconta la storia di Nina Sayers, una giovane ballerina interpretata dall’attrice Natalie Portman della compagnia del New York Ballet, che si sta preparando per la sua prossima stagione che si aprirà con Il lago dei cigni.
Il film offre diversi momenti di sospensione e restituisce quella confusione tipica nell’esperienza della frantumazione del Sé e le difficoltà relazionali nei sintomi dissociativi. Emergono spunti di riflessione sul rapporto conflittuale con la madre e la relazione traumatizzante tra Nina e sua madre.
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