Crescita personale

Le fasi di vita e le sue sfide

Le fasi di vita e le sue sfide
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Maria Foti
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico
Unobravo
Pubblicato il
1.3.2022

Ognuno di noi, durante la propria vita attraversa tutte le fasi evolutive: 

  • neonato e bambino
  • adolescente e giovane adulto;
  • adulto e vecchio. 

Questi passaggi presentano delle difficoltà, dei compiti evolutivi da assolvere. Naturalmente parliamo di compiti generalizzati estesi a tutti e proporzionati all’età e alle risorse che si possiedono nella specifica fase di vita che si sta affrontando.

Si tratta di sviluppare delle qualità che serviranno per affrontare le sfide che la vita propone.
Il conflitto, presente in ogni fase, è fondamentale come stimolo per crescere e accedere alla fase successiva. Esiste un legame profondo tra queste fasi, che appaiono interconnesse.


Le fasi evolutive e le principali sfide

Lo psicoanalista Erik Erikson formulò una teoria psicosociale che abbraccia tutto l’arco di vita di una persona, individuando precise tappe, 8 periodi caratterizzati da un compito evolutivo che la persona è chiamata a superare per accedere alla fase successiva.

Tali compiti vedono lo sviluppo come risultato dell’interazione tra:

  • maturazione fisiologica, comprese competenze psicologiche e cognitive;
  • le richieste dell’ambiente familiare e sociale.


Fiducia vs sfiducia

Da 0 a 18 mesi il compito che il bambino è chiamato ad affrontare è acquisire la fiducia o la sfiducia di base. Fondamentale, in questa fase, è la presenza delle figure di attaccamento. Se esse riescono a soddisfare i bisogni dell’infante, quest’ultimo svilupperà sentimenti di fiducia che estenderà anche alle successive relazioni. 

Se le cure appaiono carenti, il bambino svilupperà un senso di sfiducia. Questo non significa che le figure di riferimento devono essere perfettamente allineate con i bisogni del bambino, poiché dosi di sfiducia, di frustrazione, permettono di sviluppare una personalità equilibrata che sappia affrontare le difficoltà e i fallimenti nella vita.

Autonomia vs vergogna o dubbio

Dai 18 mesi ai 3 anni il compito è assecondare l’esigenza di essere autonomo in contrapposizione alla vergogna e dubbio. Il bambino inizierà a esplorare l’ambiente circostante e sperimenterà i primi successi o insuccessi che lo aiuteranno a sviluppare un senso di autosufficienza

L’autonomia inizia con il controllo sfinterico e motorio. Il bambino, in questa fase, sperimenta un fisiologico livello di vergogna e dubbio sulle sue capacità. I bambini che completano con successo i compiti da soli, acquisiscono un certo livello d’indipendenza che si traduce in una sana e forte autostima

Diversamente, ad esempio se gli adulti non fungono da guida o si sostituiscono al bambino nelle varie attività, potrebbero sviluppare il dubbio sulle proprie capacità. Questo si traduce in timore di sbagliare o deludere, interrompendo l’esplorazione del mondo esterno. 

Sharefaith - Pexels

Spirito di iniziativa vs senso di colpa

La fase che abbraccia i 3-5 anni assolve il compito di spirito d’iniziativa e senso di colpa.
Il bambino, in questa fase, è animato dalla volontà di fare e affermarsi. È chiamato a controllare i propri impulsi e le condotte oppositive nei confronti dei genitori. 

Interventi dell’adulto, ad esempio sull’esuberanza del bambino, se eccessivi e non controllati possono far sviluppare nel bambino senso di colpa. Anche in questo caso, dosi moderate di senso di colpa permettono al bambino di trovare un limite e comprendere la situazione.

Industriosità vs senso di inferiorità

La fase dell’industriosità contrapposta al senso d’inferiorità o al non sentirti all'altezza che abbraccia il periodo dei 5-13 anni riguarda le prime conquiste di abilità cognitive di livello superiore. Sono gli anni della scolarizzazione e dell'astrazione, il bambino deve acquisire competenze di lettura, scrittura e calcolo. Il confronto con i pari diviene fondamentale. 

Emerge il desiderio di operosità e il bambino impara a dominare le reazioni emotive, impulsive e affettive in presenza degli altri, allineandosi al gruppo dei pari. In questa fase il bambino costruisce una personalità più sociale e orientata verso il futuro.

Questa fase corrisponde ad un periodo delicato dello sviluppo, in cui sicurezza e padronanza delle proprie capacità sono una premessa verso il futuro.

Identità vs dispersione dell’identità

La fase che abbraccia il periodo adolescenziale (13-21) anni ha come dilemma l’identità e la dispersione dell’identità. In questo periodo i ragazzi iniziano a interrogarsi su chi sono e che cosa vorrebbero diventare. Inizia la fase della progettazione della futura persona cui si aspira. 

Crescendo, si sperimentano più ruoli per confermare o meno la propria scelta e trovare il proprio scopo e ruolo nella società. Completare questa fase con successo significa costruire un’identità solida.

Intimità vs isolamento

Dai 21 ai 30 anni il compito evolutivo riguarda l’intimità contro l’isolamento. Il ragazzo, divenuto giovane adulto, è in grado di sperimentare un amore più maturo diverso da quello infantile che è più indifferenziato.  

Questo si traduce in capacità di investire in legami stabili e maturi per generare un legame solido in più aree della vita quali relazione di coppia, amicali, lavoro. Se i tentativi verso l’intimità falliscono, la persona si ritira, sperimenta solitudine, tende all’isolamento e le sue relazioni sociali appariranno povere e vuote a livello emotivo.  

Generatività vs stagnazione

La psicologia del ciclo di vita di Erikson prosegue con l’analisi della fase successiva (dai 25 ai 60 anni) che prevede la generatività o la stagnazione.  In questa fase si esprime la capacità produttiva e creativa di ogni individuo, che ancora una volta coinvolge più aree: familiare, lavorativa, sociale. 

In età adulta ci si concentra su aspetti che richiamano ad una dimensione di “creare e lasciare andare” ad esempio i figli, un'idea, un valore di vita, la carriera. Se questo accade, si raggiungere un senso di realizzazione. Se invece le capacità generative vengono inibite, emerge un senso di vuoto, o un “auto assorbimento” nelle poche aree di successo che impedisce di diversificare gli investimenti. 

Integrità dell’Io vs disperazione

La fase dell’integrità dell’Io e disperazione è l’ultima e riguarda la fascia d’età che va dai 60-65 in avanti. L’individuo, dopo essersi occupato delle persone amate, tenta un bilancio di quanto è riuscito a realizzare nella vita. 

Dallo sguardo al passato può nascere un senso di frustrazione, disperazione, nostalgia non risolta, di rimpianti o, al contrario, la soddisfazione per le scelte e gli obiettivi raggiunti. La diversità, intesa come unicità e il senso di compiutezza sono i pilastri di questa fase, che permettono la soddisfazione per quanto si è ottenuto. 

A cosa servono queste fasi?

L’interpretazione di queste tappe non deve essere rigido e inflessibile, ma uno spunto per interrogarsi e riflettere. Ognuna di queste fasi integra aspetti del mondo esterno con aspetti del mondo interno e l’insieme di questi aspetti indubbiamente influenzano l’individuo nel suo ambiente di vita e nelle sue relazioni familiari e sociali. 

In terapia vengono analizzate le varie fasi evolutive e, se si riscontra una difficoltà, l’individuo viene aiutato a osservarla e superarla. Pensi di star attraversando una fase difficile della tua vita? I nostri psicologi online possono offrirti supporto per ritrovare un equilibrio nel tuo benessere personale.


Bibliografia

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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