L’isteria: origini e contemporaneità

L’isteria: origini e contemporaneità
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Maria Laura Giampaglia
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020
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Il termine isteria deriva da “hystèra”, ovvero “utero”. Ippocrate parla di uteri transmotio, ovvero dell’utero smosso da vapori che la verginità, inducendo sangue e liquidi a ristagnare nelle pelvi, costringe a sprigionarsi. 

L’isteria è un disturbo psichico che ha cambiato significato nel corso del tempo. Nel 1878 il medico Ernest-Charles Lasègue sosteneva che “l’isteria non è mai stata definita e mai lo sarà”. Con questa affermazione il celebre psichiatra ribadiva concezioni remote che studiavano in modo sfuggente le cause dell’isteria.

Attualmente possiamo definire il volto clinico dell’isteria moderna sotto due forme distinte:

  • in una prospettiva descrittiva è possibile esaminare l’isteria a partire dai sintomi osservabili e, in questo caso, si presenta come un’entità clinica definita;
  • in una prospettiva relazionale è possibile definire l’isteria come un legame “malato” con gli altri.

Questa nevrosi si manifesta sotto svariate forme, i cui sintomi più rilevanti sono quelli somatici:

  • le alterazioni della motricità (contratture muscolari, difficoltà nel camminare, paralisi);
  • le alterazioni della sensibilità (dolori locali, emicranie, anestesie di regioni circoscritte del corpo);
  • le alterazioni sensoriali (cecità, sordità, afonia).
Cottonbro - Pexels

Le origini dell’isteria

Nel periodo pre-scientifico, l’isteria veniva considerata, a seconda dei tempi, come male sacro, stigmate di possessione diabolica o di stregoneria, sinonimo di disturbo che presenta manifestazioni fisiche o di malattia mentale.

Il neurologo Jean-Martin Charcot fu tra i primi a studiare l’isteria con metodo scientifico. Egli riteneva che le “idee patogene” presenti nell’isteria fossero una causa scatenante della sintomatologia isterica e che il meccanismo scatenante del sintomo fosse dovuto ad una lesione di origine ereditaria localizzata del sistema nervoso. Con S. Freud l’isteria sarà riconosciuta come una malattia psichica a tutti gli effetti.


Il pensiero di Freud sull’isteria

L’approccio di Freud al problema dell’isteria, da un punto di vista metodologico, è fondamentale per comprendere l’intera impalcatura della psicoanalisi e il suo successivo sviluppo. Negli Studi sull’isteria, Freud sostiene che l’origine dell’isteria è nello sviluppo psicosessuale.

Freud si interesserà successivamente agli insegnamenti della scuola francese di Charcot e a quella inglese di Jackson, in particolare agli studi sull’origine traumatica dei disturbi del linguaggio. Ciò gli permise di ricercare le cause dell’isteria non in una lesione del sistema nervoso ma in una “lesione di un’idea”, procurata da un trauma psichico.

Freud equiparò l’isteria alle nevrosi traumatiche e ne riportò le cause a un episodio di seduzione traumatica infantile avvenuta in ambito familiare. Egli si accorse, in seguito, che molto spesso non c’era stata una seduzione reale, ma che il ricordo di questa faceva parte delle fantasie del paziente.

Il mondo interno

Per Freud assumerà sempre maggiore importanza il mondo interno, cioè la realtà psichica, rispetto ai traumi provenienti dall’esterno. Egli fece entrare in scena:

  • le pulsioni sessuali come forze interne che promuovono lo sviluppo individuale;
  • il complesso di Edipo al quale diede un ruolo importante nel processo di maturazione psichica e che segnò un passaggio da una concezione prevalentemente clinica dello sviluppo umano e della malattia mentale, a una concezione in cui le basi culturali acquistarono un notevole peso.
Cottonbro - Pexels

L’isteria oggi

Il rapporto con la madre diventa la chiave di lettura principale per comprendere l’isteria. Lo psicanalista M. Khan formulò l’ipotesi che l’isterica abbia sofferto per una carenza di cure materne e che abbia reagito con uno sviluppo precoce della sessualità.

L’ardente desiderio di esperienze sessuali dell’isterica, derivate dall’incapacità di instaurare una soddisfacente relazione amorosa, porterebbe queste donne a sperimentare uno stato psichico di “perpetuo rancore” e risentimento, nonché il desiderio di vendetta, di cui lo stesso Freud fece esperienza.

L’isteria: un problema d’identità?

Nel Luglio del 1995, in occasione del 39° Congresso internazionale dell’IPA di San Francisco, si tenne il panel Hysteria one hundred years on. Tra i partecipanti, è interessante il contributo dello studioso e psicanalista C. Sopena, che trattò il problema dell’identità come la base dell’isteria in relazione:

  • all’insufficiente elaborazione della “situazione edipica”;
  • alla mancanza di identificazione con il genitore dello stesso sesso.


In seguito alle difficoltà incontrate nel processo di separazione dalla madre, la ricerca della propria identità di donna spingerebbe l’isterica a sacrificare la propria libido e a dipendere dal desiderio dell’altro..

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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