Disturbi psichici
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Il perfezionismo: cos'è e quando diventa patologico

Il perfezionismo: cos'è e quando diventa patologico
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Anna Lacerenza
Redazione
Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
Unobravo
Pubblicato il
14.11.2024



Il perfezionismo è un costrutto di personalità troppo complesso per essere etichettato di per sé come “sano o non sano”, perché il suo impatto sul benessere della persona dipende dai vari contesti e dalle molteplici circostanze della vita individuale. 

Quando si tratta di perfezionismo patologico e quando la perfezione a cui si tende si può considerare come un sano desiderio di migliorarsi?‍ Cosa nasconde il perfezionismo?

Cosa significa essere perfezionisti

Il termine perfezionismo, secondo la Treccani, si riferisce genericamente alla “aspirazione a raggiungere, nel proprio lavoro o nella propria attività, una perfezione ideale non facilmente attuabile”.

In generale, porsi degli obiettivi elevati può essere una sana spinta al raggiungimento delle proprie ambizioni e soddisfazioni personali.

Quando, però, la ricerca continua di perfezione porta ad avere aspettative eccessive su se stessi e sugli altri e a sviluppare insicurezze, si potrebbe trattare di perfezionismo patologico, detto anche perfezionismo clinico o maladattivo.

Perfezionismo positivo e perfezionismo maladattivo

Il perfezionismo positivo si basa sul concetto di “coscienziosità”, cioè la tendenza a svolgere con rigore le attività assegnate e comportarsi in modo serio e affidabile con gli altri.

Il perfezionismo positivo è solitamente caratterizzato:

  • dall’avere standard alti, ma comunque realistici
  • dal provare piacere a lavorare con impegno per risolvere compiti difficili
  • dall’essere in grado di valutare i costi e i benefici di un impegno, concedendosi di scegliere quelli che sono i compiti più importanti.

Ecco un esempio: Maria è una giovane atleta, conquista il secondo posto in una competizione importante e, finita la gara, ritiene comunque di essere un’atleta brillante, di essere in grado di migliorarsi e di riuscire ad ottenere il primo posto con un adeguato programma di allenamenti. Questo è un atteggiamento che evidenzia un perfezionismo sano.

Tirachard Kumtanom - Pexels

Il perfezionismo maladattivo, o patologico, si caratterizza invece per la presenza di:

  • standard elevati e eccessiva autocritica
  • atelofobia, la paura di non essere all'altezza
  • continui sforzi a raggiungere livelli elevati, nonostante gli effetti negativi che ne derivano
  • basare la valutazione di sé attraverso i livelli raggiunti.

Il caso di Giulia, invece, illustra bene cosa intendiamo per perfezionismo maladattivo: Giulia è una giovane atleta, conquista il secondo posto in una competizione importante e, finita la gara, si concentra solo sul fatto di non essere arrivata prima e per questo pensa di essere un fallimento come atleta e come persona.

Un altro esempio di perfezionismo maladattivo può riguardare la genitorialità: Marco è un padre molto attento alla routine dei suoi figli. Si è prefissato di farli andare a letto sempre alla stessa ora, seguendo una serie precisa di passaggi serali per garantire loro il miglior riposo. Una sera, per un imprevisto, i bambini vanno a letto mezz'ora più tardi. Marco si sente profondamente turbato, convinto di aver fallito come genitore. Passa il resto della serata a rimuginare sull'errore, temendo che il cambiamento comprometta il loro benessere e il suo impegno nella loro educazione.

Il timore dell’errore

Lottare per obiettivi ambiziosi non è certamente in sé un problema, anzi questa caratteristica può essere un indicatore di benessere psicologico. La dimensione cognitiva che potrebbe determinare un carattere psicopatologico al perfezionismo è proprio il timore dell’errore (concern over mistakes).

Il perfezionista sano persegue obiettivi anche estremamente ambiziosi, ma accetta l’eventualità di battute di arresto e incertezze durante il percorso, ed è in grado di valorizzare in termini di soddisfazione personale il risultato finale anche in caso di successo solo parziale.

Al contrario, il perfezionista patologico non ammette incertezze durante il percorso. Nel momento in cui dovrà valutare il risultato finale, tenderà a interpretare ogni minima discrepanza dall’obiettivo iniziale e dal modello di perfezione al quale ambiva come segno di fallimento globale.‍

Perfezionismo patologico: sintomi frequenti

Tra i sintomi del perfezionismo individuati nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) troviamo:

  • grande difficoltà nel delegare compiti o lavorare in squadra
  • eccessiva dedizione al lavoro, a prescindere da motivi economici, che può limitare il tempo dedicato alle proprie passioni
  • tendenza a concentrarsi eccessivamente su organizzazione e dettagli a scapito del raggiungimento dell’obiettivo finale
  • difficoltà a liberarsi di oggetti inutili e senza alcun valore affettivo
  • tempi di esecuzione più lunghi del necessario
  • rigidità su principi etici o morali che prescindono da convinzioni religiose o politiche
  • propensione a un risparmio eccessivo
  • scarsa flessibilità.

Spesso perfezionismo e procrastinazione vanno di pari passo: il perfezionista, avendo standard troppo elevati anche quando non necessario, può temere di non riuscire a raggiungere i risultati prefissati e, di conseguenza, rimanda le attività che lo preoccupano di più.

Ketut Subiyanto - Pexels

Come si sentono i perfezionisti?

Il perfezionismo può essere presente in ogni campo della vita e avere un impatto sulla quotidianità e il rapporto con gli altri. Per esempio, l’essere perfezionisti può interessare:

  • il lavoro e lo studio
  • le relazioni personali
  • lo sport o la musica
  • l’aspetto esteriore o il peso
  • la pulizia, l’igiene personale e la cura della propria abitazione
  • l’amicizia e i comportamenti sociali.

Il perfezionismo in amore può rendere la relazione complessa e portare il partner a sviluppare un senso di inadeguatezza e perdita di autostima. Il perfezionismo nello studio, invece, può ostacolare lo svolgimento di esami e compiti perché il tentativo costante di essere impeccabili funge da freno allo svolgimento delle prove.

Il perfezionismo nella genitorialità, inoltre, può portare a concentrarsi eccessivamente su aspetti di “gestione” (attività, routine, pulizia) dei bambini, con un alto rischio di affaticamento e distacco emotivo dal ruolo di padre o di madre.

I perfezionisti maladattivi si sentono spesso insoddisfatti, presentano una bassa autostima e sono più orientati alla prestazione che all’acquisizione di conoscenze o competenze. Ciò che delinea il proprio valore come persona è il risultato della prestazione.

Quando una persona chiede a sé stessa degli standard molto alti e sente che potrebbe non raggiungerli, o vede che non vengono raggiunti, può vivere uno stato di ansia molto forte, che potremmo definire ansia da perfezionismo.


Quali sono gli aspetti negativi del perfezionismo patologico?

Il perfezionismo può riguardare ogni ambito importante della vita e quando è portato all’estremo può:

  • portare ad una estenuante analisi del proprio operato e alla tendenza ad essere eccessivamente critici verso sé stessi
  • far ritenere che gli altri basino il giudizio positivo concentrandosi solo sui successi
  • far percepire la mancanza di sostegno sociale, considerato fattore critico nell’adattamento dei soggetti perfezionisti.

Perfezionismo e psicopatologia

Il perfezionismo ha spesso cause che si possono attribuire ad altre condizioni. Alcuni studi, infatti, hanno osservato correlazioni tra perfezionismo maladattivo e

SHVETS production - Pexels

Perfezionismo e depressione

Vediamo nello specifico cosa accade con la depressione. Credere di avere fallito nel raggiungimento dei propri standard aumenta il senso di impotenza e inadeguatezza, sintomi comuni della depressione. Così, ai primi sintomi di umore depresso, la persona perde la motivazione o l’energia per fare le cose che normalmente avrebbe fatto e ricorre alla procrastinazione o all’evitamento completo di quelle attività.

Uno dei motivi più comuni per i quali vengono mantenuti i comportamenti di evitamento in pazienti perfezionisti infatti è la paura del fallimento. Questo ha come conseguenza un’ulteriore difficoltà nel raggiungimento degli standard e l’incremento del quadro depressivo, provocando un circolo vizioso tra perfezionismo e depressione.

Inoltre, nei perfezionisti può essere frequente la depressione dopo un errore.

Si può passare da un perfezionismo maladattivo a un perfezionismo sano?

La psicoterapia cognitivo comportamentale si prefigge di ridurre il perfezionismo partendo dai pensieri, dalle emozioni e dai comportamenti che mantengono il problema. Non si chiederà di abbassare i propri standard o rinunciare a porsene di elevati, ma di dirigere le proprie energie alla ricerca di un perfezionismo sano.

Anche la terapia psicodinamica può aiutare a diminuire la pressione interna eccessiva alla base del perfezionismo.

L'obiettivo della terapia sarà dunque aiutare la persona a trovare un giusto equilibrio tra gli sforzi per raggiungere i suoi standard e tutti quei comportamenti rigidi legati al perfezionismo patologico.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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