Salute mentale

La terapia comunitaria integrativa

La terapia comunitaria integrativa
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Simona Santoro
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Evolutivo-Costruttivista
Unobravo
Pubblicato il
7.2.2022

La terapia comunitaria integrativa (TCI) è uno spazio di ascolto, di parola e di legami rivolto a tutte le persone al fine di darvi supporto e promuovere la resilienza.

Creata nel 1987 dall’etnopsichiatra e antropologo Adalberto Barreto, che la utilizzò per approcciarsi alle situazioni di sofferenza affettiva rilevate all’interno delle favelas nel nord-est del Brasile, la TCI è una pratica riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ed è attualmente utilizzata in circa 28 paesi nel mondo.

I fondamenti della terapia comunitaria

La TCI affonda le sue radici teoriche nei principi fondamentali:

  • del pensiero sistemico, ed in particolare nell’importanza della costruzione di legami circolari, in cui ciascuno è parte attiva del processo di cambiamento;
  • dell’antropologia culturale, che vede nelle appartenenze un elemento cardine per la costruzione di un’identità personale e di gruppo;
  • della pedagogia di Paulo Freire e del concetto di apprendimento per esperienza, in cui è il superamento delle proprie difficoltà a rendere ciascuno dotato di risorse e di sapere;
  • delle teorie della comunicazione, che valorizzano il potere della parola per esprimere la sofferenza e per re-interiorizzarla alla luce di esperienze comuni e significati condivisi.

Le formule

  • Quando la bocca tace, gli organi parlano”. È questo l’assunto di base che muove ogni incontro della TCI: stimolare le persone ad esprimere i loro vissuti emotivi e dare voce alle proprie sofferenze;
  • Che cosa ti fa perdere il sonno? C’è un sassolino nella scarpa che non ti fa andare avanti?”. Sono i temi che si esorta a tirar fuori, ricordando che la TCI non è una psicoterapia (un luogo di cura più profondo) ma uno spazio di condivisione delle esperienze quotidiane della vita;
  • Chi di voi ha già vissuto qualcosa di simile e cos’ha fatto per superarlo?”. Si innesca infine la riflessione nel gruppo sulle proprie strategie di superamento delle difficoltà. È la narrazione di emozioni e vissuti comuni che consente di dare sfogo alle sofferenze e di infondere la credenza implicita che ogni problema ha una soluzione.

Lo scambio di esperienze risolleva dal disagio delle singole persone, riducendo il senso di isolamento e solitudine e rendendo la comunità spazio di accoglienza e crescita personale.

Dani Hart - Pexels


Dai problemi alle soluzioni: la resilienza

Lo scopo della TCI è favorire la costruzione di uno spazio positivo e tollerante in cui riconoscere le risorse di ognuno a partire dallo scambio di esperienze vissute. Avvalendosi di regole precise di ascolto e non giudizio, la situazione-problema dell’altro diventa la base delle risonanze e delle identificazioni con la propria storia di vita: è lo spunto da cui partire per una nuova ricerca di senso ad una sofferenza comune.

La TCI è pertanto un modello di azione compartecipativo che promuove resilienza. I momenti difficili della vita e il loro personale superamento, rendono la TCI il luogo in cui ognuno è esperto di se stesso e dove l’esperienza diventa strumento di competenza da condividere con gli altri.

Attraverso l’ascolto attivo della storia dell’altro riemergono valori, fragilità e risorse della storia personale di ognuno:

  • l’altro diventa specchio delle emozioni e sorgente di conoscenza e crescita reciproca;
  • il gruppo sollecita la riflessione sui propri stati d’animo e sul riconoscimento del proprio sapere, diventando una rete di appoggio positiva all’interno della comunità.

Il gruppo trova dunque in se stesso gli strumenti per affrontare problemi che l’individuo, da solo, non è in grado di riconoscere.

La comunità che cura


La TCI è un intervento includente che mira a costruire reti di appoggio solidali, offrendo continuità in uno spazio definito in cui affrontare sofferenze della vita quotidiana. Si ripropone di:

  • creare spazi collettivi di promozione alla salute;
  • avvicinarsi al dolore attraverso momenti di elaborazione delle emozioni;
  • promuovere un senso di competenza in prima persona agli individui, alle famiglie e alla comunità, rinsaldando i legami volti alla coesione sociale.

Bibliografia

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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