La psicologia dell’età evolutiva considera la teoria della mente un’abilità fondamentale per la vita sociale: è infatti la capacità di capire e prevedere il comportamento sulla base della comprensione degli stati mentali (intenzioni, emozioni, desideri, credenze) propri e altrui.
Questa capacità è promossa in alcuni approcci terapeutici, come la Mentalization Based Therapy (MBT), utile per esempio per intervenire sui traumi pregressi del paziente e integrare le esperienze del passato in modo più adattivo.
Durante gli anni Ottanta, la pubblicazione delle ricerche degli studiosi Wimmer e Perner diede l’avvio a un ricco filone di studi sullo sviluppo della teoria della menta in età evolutiva. Questi lavori misero a punto diverse versioni di quello che divenne un esperimento classico di teoria della mente, cioè il test della falsa credenza (false belief task).
Che cos'è la teoria della mente?
La teoria della mente, definita anche ToM (dall’inglese Theory of Mind), è la capacità di percepire e interpretare gli stati mentali degli altri e, sulla base di questi, assumere il proprio comportamento e quello altrui. Questa capacità permette di comprendere che gli altri possono avere pensieri, credenze e intenzioni diverse dalle proprie.
La teoria della mente è un aspetto fondamentale nella gestione delle interazioni sociali e della comunicazione con gli altri. Per questo è stata studiata in vari contesti, tra cui la psicologia dello sviluppo, la psicologia infantile e la neuropsicologia.
La teoria della mente consente di potenziare molte altre capacità e processi cognitivi nell’individuo. È infatti noto il legame tra:
- teoria della mente e cognizione sociale, in relazione all’attività mentale con la quale si viene a conoscenza del mondo sociale
- teoria della mente e mentalizzazione, cioè l'abilità complessa che coinvolge sia la comprensione delle emozioni che la loro regolazione emotiva
- teoria della mente e metacognizione, ovvero la capacità di riflettere sui propri processi mentali
- teoria della mente ed empatia, ossia l’abilità di comprendere e condividere gli stati emotivi altrui.
Evoluzione degli studi sulla teoria della mente
Gli psicologi Premack e Woodruff sono considerati gli autori della teoria della mente (1978). Sono comunque molti gli esperti che, dall’inizio del Novecento ai giorni nostri, hanno contribuito allo sviluppo degli studi sulla ToM:
- Jean Piaget è uno dei precursori della teoria della mente. Grazie al suo lavoro sullo sviluppo e sui cambiamenti cognitivi, ha posto le basi per gli studi successivi
- Peter Fonagy ha parlato di attaccamento e funzione riflessiva, ipotizzando una migliore mentalizzazione nei bambini che hanno sviluppato uno stile di attaccamento sicuro verso i genitori
- Jerome Bruner ha evidenziato che l’abilità di comprendere le narrazioni è strettamente legata alla capacità di cogliere le intenzioni e i desideri degli altri, elementi chiave della teoria della mente
- Henry Wellman è uno dei ricercatori più influenti nello studio della teoria della mente. Ha dimostrato che già a partire dai 2-3 anni, i bambini iniziano a comprendere che le persone agiscono in base alle loro credenze e desideri
- Simon Baron-Cohen ha, invece, contribuito alla teoria della mente nell’ambito dei disturbi dello spettro autistico e sviluppato il test di Sally e Anne.
A cosa serve la ToM?
La teoria della mente risulta fondamentale nelle relazioni e interazioni con gli altri, ma anche nel processo di adattamento ambientale. In particolare, le funzioni della teoria della mente si applicano alla comunicazione, che è alla base delle nostre abilità sociali perché ci permette di cogliere le reali intenzioni implicite che si nascondono dietro un messaggio.
Nell’ottica di una comprensione completa dell’interlocutore intervengono l’empatia e la capacità di leggere i dettagli della comunicazione non verbale e paraverbale.
La meta-rappresentazione
Utilizzare la ToM significa mettere in atto un processo di meta-rappresentazione degli stati mentali. Il comportamento umano è guidato:
- dalla conoscenza della realtà
- da un monitoraggio metacognitivo, che ha come suo strumento il pensiero ricorsivo.
Il pensiero ricorsivo è un pensiero che implica la meta-rappresentazione, cioè la rappresentazione di una rappresentazione mentale, per esempio:
- io penso (io credo) che tu pensi
- io penso (io credo) che tu desideri
- io penso (io credo) che tu ti senta.
A mente fredda e a mente calda
Nei bambini la mentalizzazione è agevolata dall’interazione con gli adulti. Tra le variabili che più di altre contribuiscono allo sviluppo di tale capacità rientrano:
- l’attenzione condivisa, cioè focalizzare l’attenzione su una stessa cosa
- l’imitazione facciale, che riguarda l’imitazione delle mimiche facciali
- i giochi di finzione, che si riferiscono alla simulazione di giochi, tra l’adulto e il bambino.
La ToM si basa sulle personali risorse cognitive e capacità relazionali, per cui in alcuni individui può risultare più sviluppata e in altri meno.
A seconda dei casi, la capacità può essere utilizzata per fini manipolatori (per esempio per ingannare, come nel caso del manipolatore affettivo), per cui prende il nome di Teoria della mente fredda, oppure per raggiungere obiettivi di benessere sociale (per esempio per interpretare sentimenti ed emozioni), per cui prende il nome di Teoria della mente calda.
La ToM nei bambini
Quando si sviluppa la teoria della mente? Grazie a comportamenti come il gioco simbolico, la teoria della mente inizia a manifestarsi nei bambini già intorno ai 18 mesi, per diventare più sofisticata a circa quattro anni. Durante questo periodo i bambini, per opera dei neuroni specchio, interagendo con gli adulti imparano ad attribuire agli altri degli stati mentali differenti dai propri.
Esiste quindi un legame tra teoria della mente e neuroni specchio, che si attivano sia quando eseguiamo un'azione, sia quando vediamo qualcun altro eseguirla, permettendoci di comprendere e imitare le azioni degli altri.
Nei bambini la ToM risulta fondamentale per lo sviluppo della flessibilità necessaria per far fronte a varie situazioni. Prevedendo il comportamento degli adulti, il bambino si crea delle aspettative, per cui adatta il proprio comportamento alle previsioni comportamentali elaborate sull’adulto.
In presenza di alcune condizioni, può verificarsi nei bambini un deficit della teoria della mente. Per esempio, nei casi di autismo, la teoria della mente e il suo sviluppo possono essere compromessi dall’incapacità della persona di comprendere e interpretare gli stati mentali propri e altrui.
Il gesto performativo richiestivo
Negli scambi comunicativi bambino-caregiver, le relazioni a due lasciano spazio a sequenze definite triadiche (bambino-caregiver-oggetto) a partire dai 6 mesi e il linguaggio svolge inizialmente una funzione imperativa o richiestiva.
Per esempio, il bambino indica un oggetto lontano o alterna lo sguardo tra esso e l’adulto affinché l’adulto a sua volta lo guardi, lo prenda e glielo porga: si tratta di un gesto performativo richiestivo.
Il gesto performativo dichiarativo
Tra gli 11 e i 14 mesi si assiste a un sostanziale cambiamento: il bambino usa sempre il gesto di indicare, ma lo fa anche per attirare l’attenzione dell’adulto su qualcosa che è per lui interessante, dunque per il piacere di condividere con un partner l’interesse verso un elemento della realtà: questo viene definito gesto performativo dichiarativo.
Quella che muta è la finalità del gesto, che non viene più usato solo per agire meccanicamente sull’altro, ma per influenzarne lo stato mentale.
Strumenti per testare la ToM
Un deficit dello sviluppo della ToM, o in alcuni casi un funzionamento distorto, è riscontrabile in varie psicopatologie e anomalie del comportamento. Tra le più comuni ci sono:
- i disturbi dello spettro autistico
- la schizofrenia
- i disturbi di personalità.
In ambito clinico sono disponibili una serie di test, che possono essere sottoposti anche agli adulti, per valutare la teoria della mente e il suo sviluppo:
- False-believe task (test della falsa credenza), il più utilizzato, soprattutto nei casi di autismo e schizofrenia. L’obiettivo di questo test è verificare la capacità di un soggetto di prevedere lo stato mentale, e quindi il comportamento, di un individuo che agisce sulla base di una falsa credenza;
- Eye test (test degli occhi), basato sull’osservazione dello sguardo;
- Theory of Mind Picture Sequencing Task, basato su 6 storie, ognuna delle quali composta da 4 vignette da riordinare sulla base di un senso logico.
In caso di deficit, come si può potenziare la ToM?
Esistono dei giochi per sviluppare la teoria della mente che possono aiutare i bambini, attraverso l’uso della creatività e della fantasia, a migliorare le proprie capacità. Si tratta dei cosiddetti giochi simbolici, come per esempio quello del dottore, nei quali il bambino usa oggetti reali per creare situazioni immaginarie.
Il test della falsa credenza
L’obiettivo del test della falsa credenza è verificare lo sviluppo della teoria della mente nel bambino, al quale si chiede di prevedere come agirà il protagonista di una storia, tenendo conto della falsa credenza di quest'ultimo e non solo dei dati di realtà a sua disposizione.
Nella versione dello spostamento inatteso, conosciuto come l’Esperimento di Sally ed Anne, il bambino deve predire dove Sally, la protagonista della storia, andrà a cercare un oggetto, da lei inizialmente messo in un contenitore e poi spostato in un altro da Anne, l’altro personaggio, a sua insaputa.
Per risolvere questo genere di prove, il bambino deve:
- sospendere la propria conoscenza della realtà
- assumere la prospettiva dell’altro
- rappresentare il contenuto della sua mente, cioè una credenza falsa rispetto alla realtà, così da prevedere correttamente come l’altro si comporterà sulla base della propria falsa credenza.
Libri sulla teoria della mente
Scoprire di più sulla teoria della mente può essere molto utile sia in ambito educativo che didattico. Ecco alcuni consigli di lettura:
- Il lessico psicologico la teoria della mente nella vita quotidiana (Lecce, Pagnin, 2007)
- La teoria della mente. Origini, sviluppo e patologia (Camaioni, 2003)
- La teoria della mente nell’arco di vita (Lecce et al., 2010)
- Teoria della mente e autismo. Insegnare a comprendere gli stati psichici dell’altro (Howlin et al., 2003)
Bibliografia
- Baron-Cohen, S. (1997). L'autismo e la lettura della mente. Roma: Astrolabio
- Bruner, J. (1990). La ricerca del significato. Per una psicologia culturale. Torino: Bollati-Boringhieri
- Camaioni, L. (2003). La teoria della mente. Origini, sviluppo e patologia. Bari-Roma: Laterza
- Fonagy, P. & Target, M. (2001). Attaccamento e funzione riflessiva. Milano: Raffaello Cortina Editore
- Howlin, P., et al. (2003). Teoria della mente e autismo. Insegnare a comprendere gli stati psichici dell’altro. Trento: Erickson
- Lecce, S. & Pagnin, A. (2007). Il lessico psicologico la teoria della mente nella vita quotidiana. Bologna: Il Mulino
- Lecce, S., et al. (2010). La teoria della mente nell’arco di vita. Bologna: Il Mulino
- Piaget, J. (1967). Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicologia. Torino: Einaudi
- Wellman, H.M. (1990). The child’s Theory of Mind. Cambridge: Bradford Book.