I disturbi psicotici, la loro diagnosi e il loro trattamento richiedono un approccio multiprofessionale e multidimensionale, perché gli aspetti coinvolti sono molteplici. Parliamo di patologie estremamente complesse che necessitano di essere affrontate prendendo in considerazione più livelli.
Cosa sono i disturbi psicotici?
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) li definisce “anomalie psicopatologiche in uno o più dei seguenti ambiti:
- deliri: convinzioni fortemente sostenute, non passibili di modifica alla luce di evidenze contrastanti;
- allucinazioni: esperienze simil-percettive che si verificano senza uno stimolo esterno;
- pensiero ed eloquio disorganizzato: passare da un argomento all’altro senza connessione;
- comportamento motorio disorganizzato: postura e movimenti bizzarri, non coordinati, privi di finalità;
- sintomi negativi: diminuzione dell’espressione delle emozioni, delle attività volontarie, della capacità di provare piacere, di interesse nelle relazioni.”
Ovviamente non basta una lista di sintomi per spiegare il fenomeno, e non è sufficiente riferirsi ad una diagnosi per comprendere la sofferenza e le difficoltà dell’individuo e di chi gli è accanto. Da parte dei professionisti, conoscere a fondo tali disturbi nella loro eterogeneità, permette di individuare sempre più precocemente un piano di intervento mirato ed individualizzato, e, dove possibile, lavorare anche a livello preventivo.
Cura
Con la Legge Basaglia 180/78 e la chiusura dei manicomi, la persona non è più emarginata e considerata irrecuperabile. Si passa alla presa in carico in un’ottica bio-psico-sociale: questo significa intervenire sull’individuo nella sua totalità e, soprattutto, prendendo in considerazione il contesto in cui vive.
Recovery
Come afferma la psicologa P. Carozza “Il concetto di recovery è stato definito e tradotto in molti modi, ma in nessuna accezione coincide con la scomparsa della malattia, piuttosto rispecchia lo sviluppo di abilità perdute con la malattia e il recupero di un ruolo valido e soddisfacente all’interno della società.”
Partendo dal presupposto che il rapporto tra malattia e ambiente incide sia sul decorso che sugli esiti, lavorare nell’ottica del recovery significa sviluppare un percorso in cui una persona viene sostenuta affinché:
- riesca gestire il proprio disturbo;
- possa vivere autonomamente imparando a fronteggiare gli eventi quotidiani;
- abbia buone capacità relazionali e sociali servendosi di opportuni sostegni e riconoscendo i propri limiti.
L’equipe multiprofessionale e presa in carico nei CSM
I disturbi psicotici vengono presi in carico all’interno dei Centri di Salute Mentale (CSM), dove tutti i professionisti collaborano nelle varie fasi del percorso. In particolare l’iter segue specifiche fasi:
- diagnosi: valutazione iniziale dei sintomi e valutazione della storia individuale e familiare attraverso la somministrazione di test psicologici specifici e il colloquio clinico;
- progettazione di un percorso terapeutico individualizzato: sulla base del quadro clinico emerso, e basandosi sulle linee guida condivise all’interno dei Distretti di Salute Mentale, viene stilato un piano di intervento in cui vengono individuati gli obiettivi, gli strumenti per raggiungerli, i professionisti e i Servizi territoriali che possono essere coinvolti;
- attuazione del percorso di cura riabilitativo.
L’equipe è composta da più figure, ognuna delle quali dovrà apportare il proprio contributo per offrire un supporto il più adatto possibile all’individuo. All’interno di essa troviamo:
- psichiatra: si occuperà principalmente del trattamento con psicofarmaci finalizzato alla riduzione de sintomi;
- psicologo e psicoterapeuta: offrirà un sostegno psicologico all’individuo e alla famiglia attraverso percorsi di psicoterapia individuale o di gruppo. Si occuperà anche della psicoeducazione finalizzata a fornire informazioni rispetto al disturbo al fine di aumentare la consapevolezza e migliorare la gestione dei sintomi;
- assistente sociale: si occuperà maggiormente della gestione degli aspetti pratici e fornirà supporto alle attività della vita quotidiana;
- infermieri;
- educatori: lavoreranno, ad esempio, nei Centri Diurni o nelle attività svolte sul territorio
Interventi
Essendo problematiche particolarmente complesse è necessario che l’equipe individui un piano terapeutico individualizzato, sulla base delle caratteristiche individuali e del contesto in cui vive la persona. Sommariamente possiamo individuare i seguenti interventi:
- terapia farmacologica per la riduzione dei sintomi;
- psicoterapia individuale e di gruppo per l’elaborazione emotiva e la gestione dei sintomi;
- psicoeducazione per la consapevolezza e la conoscenza della malattia e dei servizi a cui rivolgersi;
- percorsi riabilitativi nei Centri Diurni o nelle strutture comunitarie per la socializzazione, l’acquisizione di competenze, incremento dell’autonomia.
Presa in carico della famiglia
Per i familiari, il carico emotivo e la responsabilità di fronte ad un disturbo così invasivo è sempre qualcosa di estremamente gravoso. Per questo è necessario attivare servizi di supporto psicoeducativo e psicoterapeutico anche per loro. Se funziona meglio il sistema nel suo complesso, anche l’individuo ne trarrà beneficio.
Parlare di disturbi psichiatrici e psicotici può far paura, perché sono ancora molti i pregiudizi ed è forte il timore dello stigma. La presa in carico precoce è sicuramente la modalità migliore per prevenire un decorso faticoso e complicato. Oggi, per quanto esposto fino ad ora, per molte persone che soffrono di queste malattie e per loro famiglie, è possibile vivere una vita dignitosa ed adeguata.