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La dislessia: cos’è, come riconoscerla e strategie per gestirla

La dislessia: cos’è, come riconoscerla e strategie per gestirla
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Ilaria Tonelli
Redazione
Psicologa a orientamento Psicodinamico
Unobravo
Pubblicato il
31.7.2024

La dislessia è un disturbo che compromette la capacità di leggere e comprendere un testo scritto. Nonostante se ne parli ampiamente, ancora oggi molte persone non ne conoscono a fondo le caratteristiche, le cause e le modalità di trattamento. 

Il disturbo di dislessia o disturbo specifico della lettura, non è correlato all'intelligenza generale, alla mancanza di istruzione o a problemi sensoriali, ma piuttosto a differenze nel modo in cui il cervello elabora il linguaggio scritto

In questo articolo, approfondiremo vari aspetti legati alla dislessia, dai suoi sintomi e diagnosi alle possibili cause, fino alle strategie per affrontarla efficacemente.

cos'è la dislessia
Jason Leung - Unsplash

Che cos’è la dislessia

Cosa significa la parola dislessia? Il vocabolo deriva dal greco dys che vuol dire “senza” e lexis che significa “parola”. La dislessia è un disturbo specifico dell'apprendimento (DSA), una difficoltà di lettura che si manifesta con problemi:

  • nella decodifica delle parole
  • nella fluidità della lettura
  • nella comprensione del testo

Come in precedenza è stato accennato, la dislessia non è legata all'intelligenza, alla motivazione o all’istruzione, ma è un disturbo neurologico che interferisce con l'apprendimento. 

Qual è la relazione tra DSA e dislessia? I DSA sono, per loro definizione, disturbi circoscritti a domini cognitivi specifici, ma le conseguenze a essi legate possono essere pervasive. Questo significa che, in età evolutiva, interessano molti ambiti del funzionamento del bambino, così come l’adattamento personale e sociale. La dislessia fa parte di questa categoria di disturbi.

I DSA si possono declinare in maniera eterogenea fino a coinvolgere varie aree del sistema cognitivo-linguistico (per esempio l'attenzione, le funzioni esecutive, la memoria, l'accesso lessicale, ecc.).

Talvolta, questi disagi si accompagnano ad altri disturbi del neurosviluppo inclusi in queste funzioni, quali:

  • il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD )
  • il disturbo primario del linguaggio (DPL)
  • il disturbo di coordinazione motoria (DCM).

Inoltre, in alcuni bambini è possibile riscontrare una “doppia eccezionalità”, ovvero un profilo di plusdotazione insieme con un DSA come, appunto, la dislessia. Questo non determina se i bambini dislessici siano più intelligenti o meno intelligenti degli altri ma che possono sussistere casi dove alto potenziale e dislessia sono coesistenti.

Al momento, la comunità scientifica concorda su una parziale natura neurobiologica del disturbo (Norton et al., 2015) e una certa ereditarietà (Stein, 2004) ma ad oggi non esistono marker biologici affidabili per la loro identificazione e conseguentemente per la diagnosi. 

Infatti i clinici si basano prevalentemente:

  • sull’osservazione comportamentale
  • sulla raccolta di informazioni da parte della famiglia e della scuola
  • sulla somministrazione di alcune scale testistiche che verificano le abilità di lettura, scrittura e calcolo (come la DDE2, che valuta dislessia e disortografia evolutiva) 

Differenze tra dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia

Oltre alla dislessia, esistono altri disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) che possono influire sulle capacità scolastiche del bambino. Vediamo le differenze tra dislessia e discalculia, dislessia e disgrafia, dislessia e disortografia.

La discalculia è la difficoltà a comprendere e utilizzare i numeri e le operazioni matematiche.

Vi è poi la disgrafia che comporta problemi nella scrittura che possono riguardare sia la forma delle lettere sia la coerenza e la fluidità del testo scritto.

Infine la disortografia che consiste in marcate difficoltà nel padroneggiamento e nel rispetto delle regole ortografiche e grammaticali, che si traduce in frequenti errori di ortografia.

Dislessia, disfasia e disprassia

Altri disturbi che possono avere correlazione con la dislessia sono:

  • la disprassia, caratterizzata dall'incapacità di automatizzare gesti, con un deficit persistente che può manifestarsi in diverse forme, tra cui la disprassia visuo-spaziale che influisce negativamente su abilità come lettura e scrittura, conosciuta anche come Disturbo dello Sviluppo della Coordinazione (DCD)
  • la disfasia, un disturbo del linguaggio. Questo disturbo si presenta in diverse forme, tra cui disfasia recettiva, espressiva, mista, semantica e pragmatica. Può portare a difficoltà nelle fonologie, lessicologia e sintassi e influenzare la capacità di decodificare e rielaborare il linguaggio ricevuto.

Un esperto può supportare bambini e genitori per gestire la dislessia.

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Tipi di dislessia

Negli ultimi decenni la diagnosi in psicologia ha fatto avanzamenti importanti, andando oltre alla semplice equazione tra dislessia e lettura compromessa. Quando pensiamo alla dislessia non intendiamo solamente una forma di questo disturbo. Esistono infatti diverse tipologie di dislessia, ciascuna con caratteristiche specifiche, come per esempio: 

  • la dislessia fonologica, caratterizzata da una difficoltà nel riconoscere e processare i suoni delle parole
  • la dislessia superficiale, contraddistinta da problemi nella memorizzazione dell'aspetto visivo delle parole, portando a difficoltà nella lettura di parole irregolari
  • la dislessia visiva, che prevede la difficoltà nel processare le informazioni visive, e può influire sulla lettura e sulla comprensione del testo

Dislessia: come riconoscerla

Come si riconosce la dislessia e quando viene diagnosticata? La scuola è il primo luogo dove generalmente ci si accorge se il bambino ha difficoltà di lettura, scrittura, calcolo. Con una buona osservazione e sensibilità a cogliere determinati segnali da parte di genitori e insegnanti, si può prevenire un disturbo dell’apprendimento fin dalla scuola dell’infanzia. 

La prevenzione nel riconoscimento dei sintomi della dislessia è fondamentale, in quanto si possono attivare una serie di interventi atti a fornire il giusto supporto e migliorare le capacità di apprendimento del bambino o dell'adulto. Vediamo ora come si diagnostica la dislessia.

Diagnosi di dislessia: chi la fa e con quali strumenti

La diagnosi della dislessia viene effettuata da un neuropsichiatra infantile o da uno psicologo specializzato in disturbi dell'apprendimento. Gli strumenti utilizzati includono test specifici sulla dislessia che valutano le capacità di lettura, scrittura e comprensione del testo, nonché test cognitivi e neuropsicologici. 

Il colloquio con i genitori è parte integrante e fondamentale per capire come e quanto l’ambiente familiare sia in grado di stimolare la crescita cognitiva del bambino. Inoltre, come precedentemente riportato, può esserci una certa familiarità, di conseguenza, attraverso il colloquio con i genitori si possono raccogliere informazioni più dettagliate che concorreranno alla diagnosi. 

ADHD e dislessia

Spesso la dislessia è associata ad altri disturbi, come il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (DDAI), in inglese ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). La concomitanza di dislessia e di ADHD può essere particolarmente complicata, poiché oltre alle problematiche di lettura la persona potrebbe avere difficoltà a mantenere l’attenzione e controllare l’impulsività.

In questa specifica casistica, il bambino potrebbe essere maggiormente frustrato dall’incapacità di leggere e/o scrivere correttamente, in quanto la sua autostima e la sua convinzione di poter eseguire un compito vacilla di fronte a una lettura. Le difficoltà di concentrazione e lo stare impegnato per un certo periodo di tempo sui compiti, vengono messi ancor più in discussione dalla lentezza del processamento scritto o di lettura. 

Autismo e dislessia

Sebbene non tutte le persone con autismo abbiano dislessia, la comunità scientifica sta investigando la comorbilità e il nesso tra i due disturbi (Russell & Pavelka, 2013). 

Il coesistere di questi due aspetti richiede una diagnosi differenziale e nello stesso tempo integrata per poterne comprendere i confini e i limiti entro cui si può poi intervenire. 

tipi di dislessia
Josh Applegate - Unsplash

Le possibili cause della dislessia

Da cosa dipende la dislessia? Nonostante la ricerca sia andata avanti anche grazie all’ampia diffusione di tecniche di neuroimaging e di analisi genetica, non si è ancora giunti a un quadro sufficientemente chiaro e coerente dei meccanismi che stanno alla base di questa categoria di disturbi e delle relazioni che intercorrono tra:

  • le basi genetiche
  • i fattori epigenetici
  • le anomalie a livello neuroanatomico
  • le disfunzioni nei processi cognitivi sottostanti

nel determinare i deficit nelle prestazioni osservabili di lettura, scrittura e calcolo. 

Inoltre, al di là delle riconosciute basi neurobiologiche nella genesi di questi disturbi (Norton et al., 2015), non possiamo ignorare che imparare a leggere, scrivere e compiere calcoli aritmetici, sono tutte attività in cui l’impatto culturale e ambientale resta preponderante

Inoltre, ci si è chiesti se la dislessia sia ereditaria. A riguardo la ricerca longitudinale ha mostrato che la dislessia ha una componente di ereditarietà significativa in quanto, se un genitore è dislessico, c'è una maggiore probabilità che anche il figlio lo sia (Snowling et al., 2007). Ciononostante, gli studi scientifici parlano di rischio e non di una relazione causale tra la dislessia del genitore e quella del figlio.

È importante anche sottolineare che la dislessia non dipende da una scarsa istruzione.

Spesso ci si pone la domanda se la dislessia possa peggiorare e, nella maggior parte dei casi, la risposta è no. Tuttavia, senza un adeguato supporto, le difficoltà legate alla dislessia possono diventare più evidenti e influire negativamente sulla vita scolastica e lavorativa. 

La dislessia è una disabilità?

Secondo il documento I principali dati relativi agli alunni con DSA redatto dal MIUR in relazione all’anno scolastico 2020/2021, il 37,8% degli alunni tra scuole primarie e secondarie, presentano problemi di dislessia. Ma questo disturbo può essere considerato una disabilità?

La legge 170 “riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi

specifici di apprendimento, di seguito denominati ‘DSA’, che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana.”

Nella legge 170 non sono specificatamente previste indennità di frequenza per ragazze e ragazzi dislessici. Tuttavia, in base alla legge legge 289/1990, se la diagnosi riferisce “difficoltà persistente a svolgere i compiti e le funzioni proprie della sua età”, si può fare richiesta all’INPS per ricevere l’indennità di frequenza, di importo pari a circa 300 euro mensili.

In certi casi, le famiglie richiedono per la dislessia il riconoscimento della legge 104, soprattutto per usufruire di un’insegnante di sostegno o di permessi lavorativi. Tuttavia, è molto difficile che venga riconosciuta una percentuale di invalidità per la dislessia, perché questa legge prevede “una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione” e l’INPS non dispone di linee guida per questi disturbi.

Dislessia e metodo di studio: strumenti compensativi, esercizi e misure dispensative

Come specificato dalla già citata legge 170, “Gli studenti con diagnosi di DSA hanno diritto a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari”.

Per poter affrontare e fronteggiare la dislessia, dunque, spesso si ricorre all'adozione di strategie di studio personalizzate. Gli strumenti compensativi, come audiolibri, App, software di lettura e strumenti digitali, possono essere molto utili per svolgere esercizi utili alla gestione della dislessia. 

Inoltre, la figura dell'insegnante di sostegno gioca un ruolo cruciale nel fornire supporto individualizzato e adattare i metodi di insegnamento alle esigenze specifiche dello studente. 

Per quanto riguarda l’utilizzo degli strumenti dispensativi e compensativi, bisogna tener conto delle implicazioni emotive che questi possono attivare nel vissuto del bambino con DSA. 

Per alcuni bambini , infatti, questi dispositivi segnano la “differenza” rispetto agli altri, facendoli sentire diversi e non sufficientemente capaci e, in certi casi, facendo loro sviluppare sintomi di ansia sociale; per altri, al contrario, possono favorire lo stimolo necessario all’apprendimento e aumentare il senso di autoefficacia

La formazione degli insegnanti rappresenta, dunque, un elemento fondamentale per la corretta applicazione della legge 107 e per il raggiungimento delle sue finalità. Un principio generale è che la competenza sui DSA debba riguardare l’intero corpo docente di ogni classe, in modo che la gestione e la programmazione educativo-didattica non sia delegata a qualcuno dei docenti, ma sia determinata da una partecipazione completa del consiglio di classe.

Il supporto di uno psicologo scolastico e di uno psicologo infantile, sia per i bambini e per i ragazzi con dislessia, ma anche per i genitori (attraverso consulenze di parent training)  e gli insegnanti, può essere fondamentale.

metodi compensativi dislessia
Annika Gordon - Unsplash

Come curare la dislessia?

La diagnosi di dislessia porta a domande come: la dislessia scompare negli anni? In altre parole, dalla dislessia si guarisce? Utilizzare il termine “cura” potrebbe essere improprio perché la dislessia non è una malattia. Esistono però vari interventi che possono migliorare significativamente le capacità di lettura e scrittura della persona con dislessia. 

Tra questi, la logopedia è fondamentale per sviluppare le competenze linguistiche, mentre la musicoterapia e il trattamento sublessicale possono offrire benefici aggiuntivi. 

Da un punto di vista psicologico, possono essere validi approcci psicoterapeutici come:

  • la terapia cognitivo comportamentale, che può essere utile a gestire il carico emotivo che deriva dal disturbo, nonché a modificare comportamenti distorti associati a esso
  • la terapia sistemico relazionale, che coinvolge la famiglia offrendo la possibilità di “riorganizzarsi” in seguito alla diagnosi. Infatti, come già accennato, l’ambiente in cui si trova a vivere il bambino è fondamentale e riuscire a supportare la famiglia diventa una maniera per lavorare sul sistema nel suo complesso. 

Dislessia in Italia

In Italia, diverse associazioni si occupano di dislessia, fornendo supporto alle famiglie e promuovendo la consapevolezza del disturbo. Una delle principali è l'Associazione Italiana Dislessia (AID). 

Inoltre, in Italia si celebra la Settimana Nazionale della Dislessia, un'occasione per sensibilizzare il pubblico e diffondere informazioni utili. 

Libri sulla dislessia

In conclusione, la dislessia è un disturbo complesso che richiede un approccio multifattoriale ed integrato. La diagnosi precoce e gli interventi integrati e multilivello possono migliorare significativamente la qualità della vita delle persone dislessiche e promuovere il loro successo scolastico e professionale.

Per approfondire il tema ecco qualche suggerimento di lettura:

Bibliografia

  • Ardonetti, I. (2016). Il linguaggio: origine ed evoluzione. Carocci ed.
  • Bishop, D. V. (1997). Cognitive neuropsychology and developmental disorders: Uncomfortable bedfellows. The Quarterly Journal of Experimental Psychology Section A, 50(4), 899-923.
  • Cacciari, C., & Canal, P. (2023). Psicologia del linguaggio. Il Mulino.
  • Crepet, M. (2023). DSA- Dalla diagnosi al successo: guida per genitori ed insegnanti. IBS.
  • D’Amico, S., & Devescovi, A. (2013). Psicologia dello sviluppo del linguaggio. Il Mulino.
  • Gestione Patrimonio informativo e statistica, Miur. I principali dati relativi agli alunni con DSA + aa.ss. 2019/2020 – 2020/2021 , Roma, 2020.
  • Istituto Superiore di Sanità (2011), Consensus Conference, Disturbi Specifici
  • dell’Apprendimento. Sistema nazionale per le linee guida Ministero della Salute. Roma, 6-7 dicembre 2010. 
  • Legge 8 ottobre 2010, n. 170 Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico. (10G0192) Gazzetta Ufficiale N. 244 del 18 Ottobre 2010.
  • Norton, E. S., Beach, S. D., & Gabrieli, J. D. (2015). Neurobiology of dyslexia. Current opinion in neurobiology, 30, 73-78.
  • Russell, G., & Pavelka, Z. (2013). Co-occurrence of developmental disorders: children who share symptoms of autism, dyslexia and attention deficit hyperactivity disorder. In Recent advances in autism spectrum disorders (Vol. 1, pp. 361-386). INTECH.
  • Snowling, M. J., Muter, V., & Carroll, J. (2007). Children at family risk of dyslexia: a follow‐up in early adolescence. Journal of child psychology and psychiatry, 48(6), 609-618.
  • Stein, J. (2004). Dyslexia genetics. In Dyslexia in context: Research, policy and practice (pp. 76-89).
  • Zappaterra, T., & Trisciuzzi, L. (2014). La dislessia. Una didattica speciale per le difficoltà nella lettura. Guerini ed.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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