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Barbie: una lettura psicologica del film

Barbie: una lettura psicologica del film
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Serena Vicinanza
Redazione
Psicologa ad orientamento Cognitivo - Interpersonale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
8.8.2023
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A poche settimane dall’uscita, l’attesissimo film Barbie diretto da Greta Gerwig, che porta sul grande schermo la bambola più famosa del mondo, ha già avuto moltissimo pubblico. Il film è un tripudio di rosa, sorrisi, plastica, colori pastello ma anche ricco di tante tematiche psicologiche che interessano la società odierna.

Siamo andati a vedere il film insieme alla terapeuta Unobravo Serena Vicinanza, che ci ha poi dato una lettura psicologica della storia. Entriamo dunque nel vivo del film e dei suoi spunti psicologici, che sembrano tutt’altro che giochi per bambini! 

Attenzione: l’articolo contiene spoiler.

Da Barbieland alla vita reale: la morte ci riporta con i piedi per terra 

Ogni cosa è perfetta a Barbieland o, almeno, lo è stata fino a quando Barbie Stereotipo, interpretata da Margot Robbie, pone ad alta voce una domanda: “Avete mai pensato di morire?”. 

Da quel momento tutto cambia, sia metaforicamente che fisicamente. Questa angoscia di morte toglierà Barbie dai suoi piedi sulle punte, portandola con i piedi ben piantati a terra.

Barbie
Skitterphoto - Pexels

Il concetto e il pensiero della morte

Nella società contemporanea, la morte rappresenta la cessazione dell’esistenza corporea. Un evento tanto umano quanto misterioso, su cui religioni e culture hanno esposto visioni differenti. 

Essa può toccarci in diversi modi: 

  • con una diagnosi infelice che riguarda noi o qualcuno che conosciamo
  • con la perdita di un nostro caro o attraverso la paura della morte o il suo pensiero perennemente presente che condiziona la nostra vita.

Socrate diceva: “Nessuno sa se per l’uomo la morte non sia per caso il più grande dei beni, eppure la temono come se sapessero bene che è il più grande dei mali.”

La morte ci ricorda la caducità della vita e quanto l’essere umano sia fragile, ma è proprio questa fragilità a rendere la vita così preziosa e unica. Ci può aiutare a vivere nel “qui e ora” per darci una spinta motivazionale e per sfruttare a pieno le occasioni che ci capitano, rendendoci più consapevoli di noi e di ciò che reputiamo importante.

Anche alla fine del film, quando la protagonista incontra Ruth Handler (la donna che ha ideato Barbie) il concetto di morte viene nuovamente citato: 

“Gli umani prima o poi se ne vanno, le idee restano per sempre”. 

Sembra proprio un’esortazione a interrogarsi, a scegliere e a vivere nel mondo presente perseguendo gli obiettivi e le idee che sentiamo nostre, e ad accettare quindi le paure, le ansie e le debolezze perché le nostre idee sono le uniche cose che non muoiono mai.

Barbie esce dalla caverna di Platone

Barbie Stereotipo, per poter tornare a vivere la sua vita perfetta, è costretta a uscire dal suo mondo dalle tinte rosa per raggiungere il mondo reale e si ritrova in un contesto diverso da quello che si aspettava. 

Nel mito della caverna di Platone troviamo un uomo che viene liberato dalle sue catene e può finalmente uscire dalla caverna in cui ha sempre vissuto e nella quale ha imparato a conoscere il mondo solo attraverso delle ombre. 

Uscendo pian piano dalla caverna, avrà bisogno di tempo per abituarsi alla luce forte del sole e a quel mondo tanto diverso da come appariva visto dalla caverna buia. Si sente confuso e disorientato ma, senza farsi fermare dal timore del nuovo e dello sconosciuto, inizia a coltivare la sua curiosità e a esplorare la realtà che lo circonda.

Il buio del mito della caverna rappresenta il buio dell’ignoranza, che ci infonde una perfezione apparente ma rassicurante, e che ci fa restare sulle nostre credenze che si possono sentire minacciate da un’ipotetica visione differente. 

Il coraggio e la curiosità rappresentano la spinta motivazionale per uscire da un buio conosciuto e scoprire una luce che potrebbe sì disconfermare le nostre convinzioni, ma anche dare una visione più accurata del contesto in cui viviamo e anche di noi stessi.

la caverna di Platone
Jeremy Bishop - Pexels

La caverna rosa: le ombre rassicuranti e la luce disorientante

Barbieland è un sistema creato e alimentato nel buio, dove tutto è perfetto: Barbie non prova vergogna, non è melensa e complicata, non ha la cellulite, non preferisce un paio di sandali tedeschi a delle scarpe col tacco, non piange, perché non ha né ansia né paure

Barbie vive in una caverna, una caverna rosa ma pur sempre una caverna. Il mondo reale darà un duro colpo a tutti i suoi preconcetti e metterà in discussione in modo significativo le sue credenze.

Avviene quello che succede nelle varie fasi del processo di crescita, quando iniziamo a conoscere nuovi contesti o a cimentarci in nuove esperienze lavorative o personali. 

Sono certamente importanti le regole di organizzazione interna che in qualche modo influenzano la nostra capacità di interpretare il mondo, al fine di mantenere il proprio equilibrio e la propria identità, ma è altrettanto importante non isolarsi o chiudersi rispetto all’ambiente che ci circonda. 

La realtà non è assoluta, ma è una costruzione attiva del mondo che l’individuo attua proprio in qualità di essere vivente che respira e vive.

Barbie, Ken e la dissonanza cognitiva

Quando Barbie e Ken, personaggio interpretato dall’attore Ryan Gosling, arrivano nel mondo reale, prendono consapevolezza di una società ben diversa dalla loro e da quella che immaginavano. 

A Barbieland si era creata una certa idea di come Barbie avesse influenzato il mondo reale: che avesse dato forza e coraggio alle bambine e alle donne spingendole a diventare tutto ciò che volevano, mentre Ken era stato sempre considerato come “un oggetto di Barbie”, un personaggio che non può esistere senza di lei e che si muove sempre sotto la sua ombra. 

Entrambi non impiegheranno troppo tempo prima di capire che le cose sono andate diversamente. Barbie scopre che la sua immagine ha alimentato degli stereotipi di genere spingendo le donne a seguire determinati standard inverosimili e senza così contribuire alla parità di genere. 

Ken, invece, scopre il patriarcato, un sistema sociale in cui l’uomo non è più una figura marginale e bistrattata, ma anzi ricopre ruoli di potere e leadership

Barbie e Ken vanno incontro a una dissonanza cognitiva.

stereotipi di genere
Tima Miroshnichenko - Pexels

Che cos’è la dissonanza cognitiva, da cosa può essere causata e in che modo possiamo reagire?

Il padre della teoria della dissonanza cognitiva è lo psicologo e sociologo statunitense Leon Festinger, il quale nel 1957 parla per la prima volta di questo interessante fenomeno. 

La dissonanza cognitiva è una elaborazione umana che emerge nell’istante in cui ci troviamo in contatto con idee, conoscenze, opinioni su di sé, gli altri o il mondo, che vanno in contrasto tra di loro. 

Prendiamo per esempio l’esperienza di Ken nel mondo reale: egli è sempre vissuto a Barbieland dove ha ricoperto un ruolo secondario, mentre nel mondo reale gli uomini vengono apprezzati e, anzi, hanno successo e sono indipendenti. Nella sua mente quindi coesistono due convinzioni: 

  • oggetto di Barbie
  • emancipazione grazie al patriarcato.

Nel momento in cui vi è la presenza simultanea di due idee opposte si parla di dissonanza cognitiva. 

Ciò può accadere anche quando entriamo in contatto con delle cognizioni che non corrispondono a credenze che possediamo, andando così incontro a disagio e malessere. 

L’essere umano è sempre alla ricerca di elementi che possano confermare le proprie teorie o le proprie modalità di vita per ricercare una certa coerenza interna. Quando tale coerenza viene a mancare si può provare angoscia, che varia in base al grado di incoerenza e all’importanza del principio che viene messo in discussione. 

Verranno messi in atto alcuni processi per far tornare nuovamente un equilibrio. Vediamoli in relazione al film:

  • cambiare ambiente: Ken potrebbe tornare a Barbieland senza fare più riferimento a ciò che ha visto nel mondo reale
  • non compiere più quell’azione: Ken potrebbe smettere di informarsi sul patriarcato
  • cambiare le proprie convinzioni: Ken potrebbe iniziare a ragionare in termini patriarcali
  • modificare le proprie cognizioni attuando fenomeni come la razionalizzazione, le deformazioni della realtà e la svalutazione, rendendo l’azione il meno contraddittoria possibile con le idee: Ken potrebbe affermare: ”Essere considerato un accessorio di Barbie non mi pesa”.

In che modo quindi hanno reagito i protagonisti a questa nuova realtà?

Ken rimane colpito positivamente dall’idea del patriarcato, cambia le proprie convinzioni e tenta di riproporlo a Barbieland, mentre Barbie accoglierà le nuove informazioni con incredulità e smarrimento. 

Grazie anche all’aiuto delle donne che incontrerà durante il film, cercherà di ritrovare la coerenza perduta continuando il suo percorso di scoperta, confrontandosi e analizzando i conflitti interni.

empowerment femminile
Chelsi Peter - Pexels

La dissonanza cognitiva e l’empowerment femminile

Un altro esempio di dissonanza cognitiva viene riportato anche nel toccante monologo di Gloria, personaggio interpretato da America Ferrera, che vuole mettere in luce le contraddizioni che le donne subiscono nella nostra società.

 Ecco degli estratti:

“Devi essere magra, ma non troppo magra. Non puoi mai dire che vuoi essere magra, devi dire che vuoi essere sana ma devi comunque essere magra. […] Devi essere un capo, ma non puoi essere autoritaria. […] Devi essere una donna in carriera, ma devi anche prenderti cura delle altre persone. 

Devi rispondere dei cattivi comportamenti degli uomini, il che è allucinante, ma se lo fai notare vieni accusata di lamentarti. Devi rimanere bella per gli uomini ma non così bella da tentarli troppo o da minacciare altre donne […]”.

Nonostante le varie iniziative e modalità messe in atto sul mercato del lavoro, i dati del Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum, riportano che nessun Paese ha ancora raggiunto la piena parità di genere. 

Viviamo, inoltre, in una società che incoraggia la body positivity, promuovendo tutti i tipi di aspetti fisici e, contemporaneamente, i filtri dei social media come Instagram e TikTok che ci suggeriscono un’idea di bellezza artefatta e illusoria. 

Molto spesso anche se si è consapevoli che i filtri rappresentano un’immagine artificiale lontana dalla realtà, ci si lascia influenzare da corpi statuari, pelle priva di imperfezioni e sorrisi bianchissimi.

È molto importante riconoscere le dissonanze cognitive per non cadere nelle bugie o nell’autoinganno.

Che modelli possiamo seguire oggi?

Dal punto di vista della “cultura pop”, attualmente si sta cercando di proporre un’idea meno rigida e più incentrata e più proiettata:

  • sulla consapevolezza di se stessi
  • su dei nuovi concetti di mascolinità e femminilità
  • su un concetto di umanità in generale, disegnata a pennello per ciascuno in modo soggettivo e aperto.

Cosa possiamo fare quindi per incentivare l’uguaglianza di genere e allontanare lo stereotipo?

  • non cercare di replicare in modo passivo modelli culturali che non ci appartengono, ma creare un proprio concetto di “essere uomo” o “essere donna” o proprio di “essere umano” basato su ciò che per noi è importante
  • combattere i pregiudizi e incoraggiare l’apertura mentale
  • ambire a una sana e propria individualità, impegnandoci per il raggiungimento di essa
  • incentivare l’educazione affettiva e sessuale a casa e nelle scuole
  • imparare a prenderci cura di noi stessi perseguendo ciò che ci rende felici, evitando di normalizzare credenze tossiche e inverosimili.

Nel finale del film, infatti, Barbie torna nel mondo reale per restarci. Questa scelta è dettata da un desiderio di autodeterminazione e di libertà per ribellarsi ai canoni ai quali era stata sempre associata, cominciando a costruire la propria identità. 

combattere i pregiudizi di genere
Lisett Kruusimäe - Pexels

Ci sono un po’ di Barbie e Ken in ognuno di noi

Anche a ciascuno di noi può capitare di vivere circostanze simili a quelle di cui fanno esperienza i protagonisti del film; anche per noi può essere difficile modificare alcuni comportamenti o pensieri radicati nel profondo.

Per innescare questo cambiamento positivo e affrontare ciò che può essere disfunzionale, può essere utile chiedere il supporto di un professionista con cui acquisire una maggiore consapevolezza delle modalità con cui si interpretano gli eventi della vita, di come queste condizionano le reazioni e le procedure che vengono messe in atto nell’esplorazione della realtà che ci circonda. 

Uno degli psicologi online Unobravo potrà essere di sostegno nell’intraprendere un percorso di scoperta di sé e crescita personale, accompagnando la persona in un viaggio che avrà come obiettivo il benessere psicologico, attraverso delle strategie e delle tecniche specifiche, scelte in base alle tematiche che deciderai di portare in terapia.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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