ADHD e alimentazione: quale legame?

ADHD e alimentazione: quale legame?
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Enrico Reatini
Redazione
Psicologo ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
21.3.2025
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Negli ultimi anni, si è assistito a un crescente interesse verso il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), non solo per la sua incidenza tra bambini e adolescenti, ma anche per le sue manifestazioni negli adulti.

Sebbene la diagnosi dell’ADHD sia fondamentale per l'accesso a trattamenti mirati, è importante riconoscere che molte delle difficoltà legate a questo disturbo, come l'impulsività, la disattenzione e l'iperattività, possono peggiorare la qualità della vita. Tra queste troviamo le abitudini alimentari

In questo articolo scopriremo se c’è legame tra ADHD e disturbi alimentari e come il cibo può influenzare i sintomi del disturbo.

ADHD e cibo

Numerosi studi hanno evidenziato come le abitudini alimentari possano influenzare significativamente i sintomi tipici dell'ADHD. 

Per esempio, uno studio condotto su 217 adolescenti, indica che i sintomi dell'ADHD possono predisporre i giovani a sviluppare abitudini alimentari disfunzionali, con differenze di genere significative. Le ragazze tendono a manifestare comportamenti compensatori, mentre i ragazzi sono più inclini al sovrappeso (Prunas & Madeddu, 2013).

Un altro studio rilevante (Ptacek et al., 2016), approfondisce il legame tra ADHD e disturbi del comportamento alimentare, evidenziando come la sintomatologia ADHD sia frequentemente associata a comportamenti alimentari disordinati come il binge eating disorder (BED), la bulimia nervosa e l'anoressia nervosa. 

Gli autori propongono diverse spiegazioni per questa connessione. L'impulsività tipica dell'ADHD può favorire episodi di abbuffate, mentre le comorbidità psicologiche e le carenze nutrizionali possono esacerbare i sintomi del disturbo. Inoltre, il sistema dopaminergico, coinvolto sia nell'ADHD che nei disturbi alimentari, potrebbe rappresentare un substrato neurale comune ai due tipi di disturbo.

Aldilà di questi casi specifici, è molto interessante notare che un crescente numero di ricerche scientifiche si sta concentrando su come l'alimentazione possa influenzare i sintomi dell'ADHD.

Comprendere questa relazione è cruciale non solo per chi ha ricevuto una diagnosi formale, ma anche per coloro che sperimentano difficoltà legate all'attenzione, all'impulsività e alla regolazione emotiva.

cottonbro studio - Pexels

Il ruolo dell'alimentazione nell'ADHD

L'alimentazione gioca un ruolo significativo nella manifestazione e nella gestione dei sintomi tipici dell'ADHD. Studi recenti suggeriscono che specifici pattern alimentari e nutrienti possono influenzare il comportamento e le funzioni cognitive nei bambini e negli adulti con ADHD.

Uno studio di Ptacek et al. (2014) ha analizzato i comportamenti alimentari disfunzionali nei bambini maschi con ADHD, evidenziando che mostravano una maggiore propensione a schemi alimentari irregolari e una bassa assunzione di cibi come frutta e verdura, ricchi di nutrienti.

Questo comportamento non solo influisce negativamente sul controllo dei sintomi, ma può anche compromettere la crescita e lo sviluppo fisico.

L'alimentazione, tuttavia, non riguarda solo l'assunzione di nutrienti, ma anche la dimensione sociale e relazionale del pasto.

Per i bambini e gli adulti con ADHD, momenti come il pranzo o la cena possono rappresentare sfide significative.

Per esempio, i bambini trattati con farmaci stimolanti per l'ADHD mostrino spesso una riduzione dell'appetito, che può influenzare negativamente la loro crescita e il loro benessere nutrizionale (Isaacs et al., 2002). 

Per ovviare a questo problema, si possono integrare strategie come la programmazione dei pasti in orari in cui l'effetto dei farmaci è meno intenso e l'adozione di tecniche comportamentali per favorire la partecipazione ai pasti.

Un consiglio pratico per i genitori è di creare routine coerenti e ambienti tranquilli durante i pasti. Strategie come l'uso di rinforzi positivi, l'adozione di regole chiare e la pianificazione di transizioni graduali possono aiutare a rendere questi momenti più sereni e significativi.

Anche creare un ambiente rilassato e prevedibile aiuta non solo a migliorare l'assunzione di nutrienti, ma anche a promuovere relazioni familiari positive e a sviluppare abilità sociali. 

ADHD e selettività alimentare

La selettività alimentare, intesa come la preferenza per un numero limitato di alimenti e la riluttanza a sperimentarne di nuovi, è frequentemente osservata nei pazienti con ADHD, specialmente da piccoli. 

I bambini con ADHD, soprattutto quelli con comportamenti oppositivi, possono mostrare una marcata sensibilità sensoriale orale che li porta a mangiare ripetutamente agli stessi alimenti, limitando così la varietà della loro dieta (Ghanizadeh, 2011). Tale selettività può determinare una riduzione della varietà nutrizionale, con potenziali ripercussioni sulla qualità della dieta e sul corretto apporto di nutrienti essenziali, influenzando negativamente la gestione dei sintomi del disturbo.

Inoltre, la concomitanza di ADHD e autismo può amplificare comportamenti sia di tipo food approach sia di tipo avoidant, complicando ulteriormente il quadro delle abitudini alimentari e aumentando il rischio di sviluppare problematiche legate al peso corporeo (Harris et al., 2022).

Sebbene i comportamenti alimentari atipici, come la preferenza limitata per determinati alimenti, siano maggiormente pronunciati nei bambini con disturbi dello spettro autistico, essi risultano comunque presenti anche nei soggetti con ADHD. Questi dati sottolineano l’importanza di considerare la selettività alimentare come un aspetto rilevante nella gestione complessiva del disturbo (Mayes & Zickgraf, 2019). 

Interventi specifici come le tecniche di esposizione graduale a nuovi alimenti e la strutturazione di routine alimentari regolari, possono contribuire a promuovere una dieta più equilibrata e a migliorare la gestione dei sintomi (Shareghfarid et al., 2019).

Engin Akyurt - Pexels

Chi ha l’ADHD deve eliminare alcuni alimenti?

Una questione frequentemente sollevata riguarda la necessità di escludere determinati alimenti dalla dieta dei soggetti con ADHD. 

Numerosi studi suggeriscono che cibi ad alto contenuto di zuccheri raffinati, dolciumi, additivi alimentari, coloranti artificiali e cibi ricchi di grassi saturi possano esacerbare i sintomi del disturbo (Shareghfarid et al., 2019). Questi alimenti, infatti, possono innescare risposte infiammatorie e interferire con il corretto funzionamento del sistema dopaminergico, influenzando negativamente sia la funzione cognitiva sia il comportamento.

Tuttavia, le evidenze attualmente a nostra disposizione non supportano una completa eliminazione di questi alimenti, bensì un approccio basato sulla moderazione. Cosa mangiare per l’ADHD, quindi?

Nonostante molti esperti raccomandino di privilegiare una dieta ricca di frutta, verdura, legumi e pesce per ridurre i sintomi, diventa importante ricordarci che un’alimentazione troppo rigida potrebbe risultare fonte di ulteriore frustrazione. 

Diversamente, uno studio ha evidenziato l'efficacia di una dieta specifica per l’ADHD per la riduzione dei sintomi (Pelsser et al., 2009). La dieta era detta “a eliminazione restrittiva” e consisteva nel ridurre il numero di cibi facenti parte della dieta del soggetto con ADHD. Nonostante il campione fosse molto ristretto, dei 27 bambini partecipanti, il 73% non solo ha mostrato meno sintomi comportamentali, ma ha anche riportato effetti positivi su disturbi fisici e del sonno comunemente associati al disturbo. In alcuni casi, ridurre l’ampiezza degli alimenti presenti nella dieta potrebbe essere foriero di benefici.

L’approccio ideale, dunque, dovrebbe essere personalizzato: valutare le specifiche esigenze nutrizionali e sensoriali di ciascun individuo consente di ridurre gli alimenti potenzialmente problematici senza incorrere in carenze nutrizionali, garantendo così un supporto ottimale per la gestione del disturbo.

L'importanza di ricevere un supporto specializzato

Gli studi sull'ADHD continuano a offrire nuovi interessanti spunti che evidenziano l'importanza di ricevere un supporto specializzato

Avere a disposizione professionisti consapevoli risulta fondamentale nella gestione integrata dell'ADHD. Psicologi online e nutrizionisti esperti offrono interventi personalizzati che possono essere d'aiuto non solo per le difficoltà comportamentali e cognitive, ma anche per le abitudini alimentari, aspetto spesso trascurato ma cruciale. 

Considerare l'alimentazione come parte integrante del percorso terapeutico è un valore aggiunto: una dieta equilibrata e l’adozione di una routine possono contribuire a ridurre direttamente e indirettamente i sintomi e a sostenere il corretto sviluppo fisico e cognitivo. 

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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