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Vergogna: da dove nasce e perché la proviamo

Vergogna: da dove nasce e perché la proviamo
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Giulia Logoteta
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Rogersiano
Unobravo
Pubblicato il
7.2.2020

La vergogna è un’emozione secondaria, che si differenzia da quelle primarie (rabbia, paura, tristezza, gioia, sorpresa, disprezzo, disgusto) perché appresa: si sviluppa con la crescita dell’individuo e a seguito dell’interazione sociale. Alla base di tale esperienza emotiva vi è un giudizio di valore su di sé: una valutazione di profonda inadeguatezza e impotenza. La persona, infatti, prova vergogna nel momento in cui sente di aver fallito nel non eguagliare degli standard che sente di dover rispettare, perché sono il punto di riferimento della società in cui è immersa.

La dimensione sociale della vergogna

La vergogna viene definita come un’emozione sociale in quanto nasce dal timore di “perdere la faccia” davanti agli altri. Si sperimenta in un contesto interpersonale, ovvero in situazioni dove siamo esposti al giudizio degli altri e ci sentiamo per questo vulnerabili.

Nell’esperienza di vergogna ad essere minacciata è la percezione del proprio valore personale, che diventa nullo di fronte alla possibilità di fallire agli occhi degli altri. Provando vergogna, si ci sente oggetto del giudizio e del biasimo altrui.                              

Si teme di poter essere “smascherati” nella propria intimità, nei propri aspetti ritenuti inaccettabili e si tenta, quindi, di controllare le situazioni in cui si ci sente esposti a tale pericolo, ricercando continuamente una conferma esterna rispetto al proprio operato. Molto faticoso, vero?

Caleb Woods - Unsplash

Da dove nasce la vergogna?

Questa emozione così complessa ha radici antiche all’interno di ognuno di noi. Le prime manifestazioni della vergogna appaiono intorno ai due anni di età (tra il secondo e il quarto anno di vita), momento evolutivo in cui il bambino inizia ad avere consapevolezza di sé e a percepire la possibilità di essere giudicato da parte di qualcun altro.

Data la tenera età, l’Altro è rappresentato spesso dal genitore, fonte primaria di interazione. Cosa possono fare dunque i genitori rispetto alla vergogna dei loro piccoli? Prima di tutto è bene fare attenzione che un giudizio di rimprovero e non accettazione sia rivolto esclusivamente al comportamento e non al bambino in generale. Piuttosto che dire "sei un bambino cattivo", sarebbe meglio “hai fatto una cosa sbagliata”: questo preverrà la strutturazione di pensieri di inadeguatezza, la paura di non essere all'altezza e la mancanza di valore nel bambino.

“I bambini che sono apprezzati per quello che sono, anche se sono bruttini, o maldestri, o lenti, cresceranno con una fiducia in se stessi e felici...” Baby and Child Care (1946)                                                                                                              

È fondamentale che i bambini percepiscano di vivere in un ambiente accogliente e non giudicante da parte dei genitori, sentendosi valorizzati e guidati: in questo modo, riusciranno a sviluppare la sicurezza che li porterà a crescere come adulti autonomi e indipendenti. Se invece dovessero percepire di essere accettati da parte del genitore “a condizione che” inizierebbero a comportarsi adattandosi ai valori genitoriali, provando emozioni svilenti, quali ad esempio la vergogna, quando non aderiscono alle norme di mamma e papà.

Cosa succede quando proviamo vergogna

La vergogna è una delle emozioni più visibili agli occhi degli altri e il nostro corpo lo dimostra bene! Alcuni tra i segnali che di espressione della vergogna sono:

  • Rossore
  • Tachicardia
  • Sudorazione elevata
  • Evitamento dello sguardo dell’Altro
  • Ripiegamento del corpo
  • Tentativi di nascondersi.

Il corpo reagisce quindi all’esposizione, anche solo immaginata, all’osservazione di una o più persone dalle quali ci si aspetta di incorrere in una valutazione negativa.

Vergogna e senso di colpa:  differenze e somiglianze

Vergogna e senso di colpa sono due emozioni che, pur venendo spesso associate, conservano molte differenze, oltre che somiglianze. Vediamone alcune.

Vergogna e senso di colpa: differenze

Come detto in precedenza, la vergogna ha a che fare con un giudizio personale e globale di impotenza e disistima (“sono sbagliato” “non sono degno di valore”), mentre il senso di colpa si rivolge all’azione ("ho fatto una cosa sbagliata” “ho fatto qualcosa che non merita il perdono), orientandosi quindi all’esterno e non all’interno del sé.                                            

Se nel senso di colpa la persona si concentrerà sull’azione fatta e avrà timore della punizione cui potrebbe incorrere; nella vergogna avvertirà un fallimento della propria dignità, che la esporrà a conseguenze molto più gravi, quali il timore dell’abbandono da parte dell’Altro.

Sharon McCutcheon - Unsplash

Vergogna e senso di colpa: somiglianze

Se sono così diverse, allora, come mai queste due emozioni talvolta vengono confuse? Proviamo a capire quali sono le somiglianze:

  • sono emozioni autoconsapevoli: nascono dalla capacità di riflettere sul proprio operato e dall’interiorizzazione di valori, norme e codici comportamentali della società di riferimento;
  • emergono in risposta ad un evento negativo: sebbene vergogna e colpa siano differenti, entrambi questi stati affettivi sorgono come risposta ad un fallimento (comportamentale o personale).
  • hanno una funzione adattiva: concorrono alla formazione della consapevolezza personale, rendendoci consci, tra le altre cose, di come rispondiamo a determinate azioni e cosa determinano in noi (come mai ho provato proprio vergogna in quella situazione?).
  • regolano le relazioni con gli altri: se, ad esempio, proviamo senso di colpa a fronte di un’azione che abbiamo svolto nei confronti di qualcuno, possiamo interrogarci sulla nostra responsabilità rispetto a tale comportamento ed eventualmente correggerlo.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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