Ci sono relazioni in cui le carezze diventano schiaffi, le parole lame ed il sesso un incubo. Cosa spinge una persona che sostiene di amare il partner a commettere azioni violente? La paura di perdere la persona amata e l'incapacità di gestire un abbandono, portano a un ipercontrollo del partner, alla gelosia morbosa, alla possessività e alla violenza fisica o psichica. Possiamo davvero definirlo amore?
Non è sempre facile capire se stiamo vivendo una relazione che fa bene alla nostra vita, perché siamo spesso esposti a rapporti disfunzionali a cui talvolta abbiamo fatto l’abitudine, facendo l’errore di valutarli come “normali”. Ma quando si vive una storia che infonde un profondo benessere, la differenza si sente e si percepisce: in una relazione positiva e sana, la coppia sa gestire l’aggressività intrinseca, trasformandola e facendola diventare utile alla complicità, all’amore ed all’intimità sia in ambito emotivo che nella sessualità.
L’amore violento
Come spiega Fabio Delicato, psicologo, criminologo e psicopatologo forense, una relazione sana non prevede in alcun modo la distruzione dell’oggetto amato (il partner), ma ne tutela l’integrità in relazione alla coppia. Nell’amore violento, invece, a divenire centrale è la dinamica del controllo, profondamente legata alla paura dell’abbandono e a quella di perdere il partner tanto amato.
La bassa autostima, mascherata in molti casi da una personalità apparentemente grandiosa e sicura di sé, porta il partner violento a sminuire l’altro nel tentativo di colmare le proprie insicurezze. L’amore violento ha sete di continue rassicurazioni e teme l’essere abbandonati, traditi. Ecco allora che si verificano alcuni comportamenti anomali:
- controllo ossessivo con telefonate e messaggi frequenti ed insistenti
- improvvisate sul luogo di lavoro o di studio
- la richiesta di non frequentare questa o quella persona
- la pretesa di essere sempre informati dal partner di dove e con chi sia in ogni momento della giornata.
Le continue liti, nate spesso per motivazioni futili come un sorriso di troppo, l’aver risposto ad un messaggio il non aver risposto al telefono, possono scatenare atteggiamenti violenti.
Sfatiamo qualche luogo comune
AI luoghi comuni più diffusi ci fanno pensare che chi maltratta abbia un determinato background socio-culturale e una bassa istruzione, che faccia uso di alcol e di sostanze di varia natura e che probabilmente abbia subìto a sua volta maltrattamenti durante l’infanzia. Spesso si pensa che la violenza scaturisca da un raptus, quando invece è una vera e propria strategia. Questi fattori possono essere associati o co-esistere con i problemi di violenza e maltrattamento, ma non ne sono la causa diretta.
Le fasi dell’amore violento
Vediamo insieme il ciclo della violenza in coppia, in modo da imparare a riconoscere nelle nostre relazioni, ma anche per aiutare una persona cara ad aprire gli occhi.
Fase di formazione di tensione
In questa prima fase l’aggressione è psicologica e tende a colpire direttamente l’autostima della vittima di amore violento ridicolizzandola e ignorandola pubblicamente. Litigi, dispetti, accuse, discussioni per piccolezze spingono la vittima a mostrarsi sottomessa ma, purtroppo, questo comportamento agli occhi dell’aggressore diventa una legittimazione del suo “diritto” a maltrattare.
Fase di esplosione o aggressione
La violenza di coppia si manifesta in con molta crudezza fisica, psicologica e a volte anche sessuale. Purtroppo la durata di questa fase dipende soltanto dal maltrattante: la vittima dell’amore violento si fa forza a resistere, sperando che il partner possa cambiare e rendersi conto del dolore che sta procurando oppure, in casi limite, può pensare di meritare l’ira del violento. Molte vittime di violenza trovano finalmente il coraggio di chiedere aiuto proprio in questa fase, spesso negli ospedali ed attraverso operatori sanitari esperti.
Fase di riconciliazione o di “luna di miele”
In questa fase di riconciliazione il maltrattante si mostra affettuoso, protettivo e amorevole, promettendo al partner che non farà più del male: dentro di sé è sicuro che dopo questa “lezione” la vittima non lo provocherà di nuovo.
È proprio in questa fase che la vittima di amore violento può illudersi veramente che “gli incidenti” non si ripeteranno più e che l’amore che sente riuscirà a cambiare il proprio partner, lo guarirà, perché lei sarà diversa dagli altri e saprà capire, perdonare, giustificare i suoi sfoghi e le sue rabbie guadagnandosi il suo amore.
Spesso, a causa della “luna di miele”, le vittime di violenza che avevano avuto il coraggio di denunciare, di chiedere aiuto e allontanarsi, tornano sui loro passi e danno nuove chance al partner spinte dall’illusione del cambiamento. Eppure, i maltrattamenti si ripresentano con più frequenza e severità, le fasi di riconciliazione si ripropongono con meno frequenza, lasciando spazio solo alla violenza.
Trovare una via di fuga
Appare evidente che le conseguenze psicopatologiche di una relazione di coppia violenta siano svariate, come del resto sono svariati i segni della violenza fisica che talvolta si spinge fino all’omicidio come gesto estremo di possesso del partner.
L’unica via d’uscita da questo legame violento rimane solo una presa di coscienza precoce:
- fermarsi a sentire, ascoltare sé stessi e le proprie esigenze e magari scoprire che quei gesti e quelle manifestazioni non sono affatto “normali”, fino a prendere coscienza ed ammettere che quell’amore è violento;
- chiedere aiuto, non tenersi tutto dentro ma raccontare quello che sta succedendo con il partner alle persone vicine, psicologi, medici soccorritori, forze dell’ordine;
La psicoterapia è sicuramente il percorso attraverso il quale riprendere in mano la propria vita, elaborando i vissuti traumatici, riconquistando la propria autostima, il benessere psicologico ma soprattutto la capacità di curare e amare se stessi.
Numeri Utili
1522 - Numero Antiviolenza e Stalking
112 - Numero unico per le emergenze: chiedere di ordinare una pizza