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Prosocialità e comportamento prosociale

Prosocialità e comportamento prosociale
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Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.9.2022
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La recente pandemia e le inquietanti informazioni che arrivano dal fronte della guerra hanno provocato il rapido dissolversi delle nostre sicurezze, ridotto lo spazio mentale per la progettualità, e instaurato meccanismi di instabilità e di fragilità nella nostra lettura e interpretazione della vita e della realtà. Oggi, parlare di prosocialità è fondamentale, soprattutto in relazione alle profonde trasformazioni che stiamo vivendo sul versante delle relazioni sociali e, in generale, della comunicazione. 

Il significato di prosocialità

In che cosa consiste il comportamento prosociale? La definizione di prosocialità è quella di un comportamento che prevede la facoltà di aiutare, di sostenere gli altri, in assenza della ricerca di qualsivoglia forma di ricompensa

La capacità di ricercare l’altro, di confrontarsi e interfacciarsi attraverso un atteggiamento orientato alla cooperazione e alla collaborazione sembra avere una profonda correlazione con lo sviluppo dell’identità e dell’autostima.

Quali sono le motivazioni che spingono a un comportamento prosociale?

Per parlare di “abilità prosociali” bisogna anche considerare la correlazione esistente tra le caratteristiche personologiche e le situazioni che ci si trova ad affrontare

È possibile, ad esempio, che in alcune circostanze si mettano in atto comportamenti prosociali mentre, in altre occasioni, questi vengano meno. Altruismo, empatia, intelligenza emotiva, rappresentano solo una parte delle competenze personali che possiamo riscontrare tra gli esempi di comportamenti prosociali. 

Va considerato, inoltre, il concetto di intelligenza prosociale, per cui la capacità di apprendere, di comprendere e di comunicare le emozioni ed i sentimenti concorrono al miglioramento ed al rafforzamento delle competenze relazionali e intellettive, sostenendo così la creazione di una socialità più sana e più costruttiva.

Il comportamento prosociale in psicologia sociale

Il comportamento prosociale, in psicologia, viene contrapposto al comportamento antisociale, ovvero quel pattern di condotte che prevedono atti ostili e pericolosi nei confronti della società, quindi in antitesi alle sue regole.

Studi successivi sul comportamento prosociale hanno dato vita a teorie (soprattutto nell’area della psicologia sociale) che ne hanno approfondito la dimensione psicologica, relazionale ed evolutiva, focalizzandosi sulle dinamiche che la definiscono e sulle derivazioni che il comportamento prosociale riporta nella sfera:

  • delle emozioni
  • dell’identità
  • dell’intelligenza
  • sulle capacità relazionali.

Tra i tanti studiosi, chi ha parlato di prosocialità? Vediamo in un breve excursus i principali psicologi che hanno trattato il tema della prosocialità.

Il comportamento prosociale: Caprara

Perché alcuni individui sono maggiormente predisposti a mettere in atto comportamenti prosociali, rispetto ad altri? Dove cercare le origini della propensione ad aiutare il prossimo?

Lo psicologo G.V. Caprara, nel libro Il comportamento prosociale. Aspetti individuali familiari e sociali, riporta la necessità di considerare l’appartenenza culturale, ad esempio riguardo la tendenza ad attribuire maggiore o minore importanza rispettivamente al Sé pubblico o al Sé privato, e alle imposizioni che derivano dall’appartenenza ad uno specifico gruppo sociale.

Nella teoria del comportamento prosociale di Caprara troviamo una riflessione basata sul concetto di coerenza intra-individuale: ci si aspetta che una persona con competenze prosociali sia anche sensibile, benevola e gentile. Nonostante ciò, la coerenza sembra operare in modalità differenti in relazione al contesto ed alla situazione che si sta vivendo, anche in relazione all’appartenenza a specifici gruppi ed alle imposizioni coinvolte. 

comportamenti prosociali esempi
Allan Mas - Pexels

Si tende ad esempio ad aiutare con maggiore facilità i familiari, a manifestare comportamenti prosociali in situazioni in cui vi sia una richiesta esplicita ed in cui non vi siano altri che possono accoglierla. L’attitudine alla prosocialità può altresì rispondere:

  • al bisogno di appartenenza
  • alla necessità di riconoscimento sociale
  • all’autentico desiderio di aiutare gli altri, anche a discapito dei propri interessi. 

Tuttavia, ciò non rappresenta necessariamente esempio di puro altruismo, in quanto si può aiutare ad esempio per combattere i sensi di colpa legati alle specificità del funzionamento della propria personalità, per gestire l’ansia oppure per sentirsi realizzati nell’amore per sé stessi.

Caprara spiega quindi che gli individui apprendono la prosocialità dall’esperienza, e che la manifestano in relazione ad obiettivi e valori personali. Accanto alla predisposizione dettata dal temperamento, vi è l’influenza delle differenze individuali nella scelta dei comportamenti volontari, riflesso di un complesso e ricco incontro di vissuti emotivi che hanno, probabilmente, indotto la persona ad attribuire particolare rilievo al benessere altrui. 

Roche e l’educazione alla prosocialità

In un’ottica di promozione, lo psicologo R. Roche Olivar sottolinea l’importanza di incoraggiare la didattica prosociale ed educare alla prosocialità attraverso lo sviluppo di competenze interpersonali. 

Nello specifico, l’educazione prosociale parte dall’idea di raggiungere la consapevolezza in merito alle proprie capacità ed ai propri limiti, rivalutando ad esempio le proprie convinzioni, attraverso il confronto con l’altro. Tra le competenze che si vogliono sollecitare ci sono allora:

  • accogliere il pensiero degli altri
  • percepire le critiche come valore aggiunto alla propria esperienza
  • aiutare il prossimo
  • attuare progetti e compiti per un bene comune. 

Quali sono le abilità prosociali?

Il comportamento prosociale si manifesta in azioni specifiche come:

  • il sostegno fisico e verbale
  • la solidarietà
  • la generosità

Questo pattern di condotta fornisce l’opportunità di avere delle valide alternative ad atteggiamenti aggressivi, favorendo lo sviluppo di relazioni che apportano benessere e supportano l’incremento dell’autostima per coloro che li esprimono. 

 prosocialità significato
Mikhail Nilov - Pexels

Comportamenti prosociali: esempi 

Quali sono i comportamenti prosociali? Ecco alcuni esempi:

  • aiutare: raggruppa tutte quelle azioni che avvantaggiano non soltanto i singoli individui ma la società stessa;
  • condividere: l’importanza della condivisione ci è trasmessa sin dall’infanzia, ad esempio nel relazionarci con i fratelli o i coetanei. In età adulta, si condividono ad esempio, il cibo ed il tempo;
  • donare: si possono donare oggetti, indumenti a chi è in difficoltà economiche, sostenere enti benefici con donazioni;
  • offrire supporto emotivo: possiamo individuare questo comportamento, ad esempio, nella capacità di ascoltare il racconto di qualcuno che soffre emotivamente, di offrirgli un abbraccio, sostenere e incoraggiare;
  • aderire alle regole sociali e rispettarne le convenzioni: tra le regole sociali, ricordiamo ad esempio il rispetto del codice stradale o saldare il conto in un negozio. Per quanto riguarda le convenzioni sociali, abbiamo ad esempio salutare le persone, ricambiare i favori;
  • cooperare: situazioni per le quali si condivide un obiettivo e si agisce di conseguenza, come ad esempio asciugare i piatti mentre qualcun altro li lava o partecipare ad un progetto umanitario;
  • partecipare a progetti di volontariato: prevede la donazione del proprio tempo, come ad esempio aiutare i senzatetto nella distribuzione di bevande calde durante l’inverno, leggere libri e giocare con i bambini ricoverati nei reparti di ospedale, aiutare ad organizzare degli eventi comunitari.

Empatia e comportamento prosociale

L’empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”, di identificarsi nell’esperienza emotiva altrui, riconoscendo gli affetti come se fossero propri, al fine di comprenderne il punto di vista, i sentimenti, mantenendoli però separati e distinti dai propri. 

Da qui, ne comprendiamo l’importanza quale veicolo di comunicazione e di relazione sociale, in quanto favorisce la comprensione dell’altro, oltrepassando la trasmissione verbale ed approfondendo l’ascolto del linguaggio “non verbale”. Come sono collegati empatia e comportamento prosociale?

Prosocialità nello sviluppo dell’empatia

Lo psicologo e docente di psicologia clinica M.L. Hoffman lega empatia e sviluppo prosociale in un modello elaborato del processo empatico, la cui origine è da ricercarsi nei primissimi giorni di vita. In particolare, prospetta la presenza dell’evoluzione di tre componenti: affettiva, cognitiva e motivazionale

Soprattutto con lo sviluppo di quest’ultima, la sfera motivazionale, l’empatia promuove la messa in atto di condotte di aiuto, che possiamo definire comportamenti prosociali:

  • la persona che riceve aiuto vivrà così una condizione di benessere;
  • al contrario, si potrebbe presentare il senso di colpa nel caso in cui non si metta in atto un’azione di sostegno. 

Altruismo e comportamento prosociale

A tal proposito, si inserisce anche la dimensione dell’altruismo. Spesso, si tende ad utilizzare tale termine in qualità di sinonimo della prosocialità. Ma comportamento prosociale e altruismo sono la stessa cosa? 

Che cosa si intende per altruismo? Il filosofo A. Comte utilizza questo termine per descrivere coloro il cui atteggiamento è orientato al raggiungimento del beneficio altrui e, in aggiunta, di ottenere il proprio attraverso questo movimento.  La differenza tra comportamento prosociale e altruismo viene delineata dallo psichiatra G.O. Gabbard che, nel libro Psichiatria psicodinamica, inserisce l’altruismo tra i meccanismi di difesa maturi

“subordinazione dei propri bisogni a quelli altrui. Comportamenti altruistici possono essere usati in funzione di problemi narcisistici, ma possono anche essere alla base di attività costruttive e socialmente utili.”

L’altruismo può quindi essere definito una spinta motivazionale, a favore delle azioni prosociali: l’interazione tra fattori individuali, predisposizioni personali – intese anche come propensione all’altruismo - e le specifiche situazioni, genera la messa in atto di comportamenti prosociali. 

prosocialità scuola infanzia
Max Fischer -Pexels

I comportamenti prosociali nei bambini

L’educazione alla prosocialità va ben oltre la formazione alla collaborazione: non è sufficiente condividere un obiettivo e muoversi nella stessa direzione, bensì è importante insegnare a non aspettare che qualcuno faccia il primo passo, oppure a non attendere che arrivino delle ricompense. 

La multifattorialità della prosocialità richiede la necessità di prendere in considerazione tutti gli elementi coinvolti come, ad esempio, la responsività emotiva e la dimensione cognitiva. A tal proposito, gli adulti di riferimento come genitori ed insegnanti, assumono un ruolo fondamentale nella promozione della prosocialità, diventando esempi da emulare. 

In tal modo i bambini imparano a comprendere le emozioni altrui e ad interiorizzare il senso dell’empatia e i suoi meccanismi. È anche importante rinforzare i bambini dinanzi a loro atti prosociali, attraverso la lode, verbalizzando e descrivendo ad esempio ad altri bambini – se presenti – in modo che i comportamenti diventino esempio per gli altri. 

L’attenzione prestata a quanto successo indurrà molto probabilmente il ripetersi di azioni simili. In aggiunta, attribuire un nome alle emozioni può rafforzare le abilità coinvolte nelle azioni prosociali, ad esempio attraverso la lettura di storie e una loro successiva argomentazione.

Il comportamento prosociale a scuola

Il contesto scolastico rappresenta uno dei campi principali di “prova” e di apprendimento delle abilità sociali e delle competenze prosociali. Nello specifico, lo sviluppo di iniziative di prosocialità a scuola necessita della totale adesione da parte degli insegnanti, attraverso un atteggiamento accogliente che promuova il dialogo e l’ascolto.

La didattica prosociale si manifesta in attività che coinvolgono le diverse discipline previste dal percorso scolastico, parallelamente alla proposizione di abilità interpersonali che assumono il ruolo di spinta motivazionale all’espressione di azioni prosociali. 

Tali attività promuovono inoltre il senso di efficacia, l’autostima, la motivazione al successo scolastico. Secondo una visione più ampia, la possibilità di poter ricevere senza dover necessariamente restituire incoraggia la costruzione di legami che si basano sul rispetto e sulla condivisione, i quali si rispecchieranno (in età adulta e nell’osservanza delle regole sociali) la convivenza nel rispetto della diversità.

La classe diviene una vera e propria comunità i cui membri si relazionano, nella piena consapevolezza delle proprie dinamiche, con l’obiettivo di tutelarne i rapporti ed il clima. Un testo interessante per approfondire a questo proposito è Educare alla prosocialità. Teoria e buone prassi, Caprara - Gerbino - Luengo Kanacri – Vecchio, ed Pearson.

I vantaggi di un comportamento prosociale

Manifestare un comportamento prosociale significa possedere la capacità di aiutare e sostenere gli altri, senza attendersi una ricompensa. La natura di questa tipologia di condotta coinvolge anche la dimensione dell’intenzionalità e della motivazione. Offrire del tempo in un’associazione di volontariato, ad esempio, è un comportamento prosociale. Al contrario, fare delle donazioni per avere in cambio dei favori fiscali non lo è.

Da qui, possiamo comprendere l’importanza dell’incoraggiamento alla prosocialità, soprattutto se consideriamo la natura individualista della società moderna. Favorire condotte di aiuto, di sostegno tra i membri di una comunità offre la possibilità di creare un’alternativa all’impoverimento relazionale al quale stiamo assistendo, a favore quindi di un clima sociale maggiormente solidale ed egualitario.

Essere prosociali è quindi indice di un funzionamento mentale orientato al benessere, in quanto detiene la capacità della persona di riconoscere gli altri, e di emergere quindi dalla sfera egocentrica che caratterizza principalmente i primi stadi dello sviluppo di ciascuno di noi. 

In più, le persone prosociali, grazie alla loro natura empatica e cooperativa, tendono a costruire una rete di relazioni ampia e solida. Nelle difficoltà e nei momenti critici, questo permette loro di mettere in atto strategie di coping come la ricerca di supporto sociale, ovvero cercare sostegno emotivo, informazioni utili o un aiuto concreto dalla loro rete di amici e conoscenti.

Quale ruolo può avere la psicoterapia?

Abbiamo già identificato nell’ambiente familiare e nella scuola i principali luoghi di apprendimento della prosocialità. Sarebbe però riduttivo non nominare lo spazio della psicoterapia, contesto di relazione e di cambiamento. 

Durante un percorso di psicoterapia si ha infatti la possibilità di esplorare i processi mentali che definiscono le modalità con le quali affrontiamo alcune situazioni, ad esempio sociali, e che possono apportare disagio. 

Affinché si crei una buona alleanza terapeutica (indipendentemente che si tratti di un rapporto con uno psicologo online o in presenza), è necessario prima di tutto che si curi e si sostenga l’alleanza di lavoro: 

  • il rispetto dei tempi;
  • la condivisione di obiettivi;
  • la collaborazione nel raggiungerli 

sono solo alcune delle sfere da prendere in considerazione nella sua strutturazione. 

Se possediamo la capacità di esperire contatto empatico con l’altro, di ascoltarlo, di mostrare un interesse autentico per il suo punto di vista, nei confronti del suo benessere e di prodigarci affinché si crei questa situazione, possiamo affermare di essere in grado di attuare comportamenti prosociali e, in generale, di potere manifestare indici di salute mentale. 

È bene sottolineare che la psicoterapia può favorire la prosocialità in modo trasversale, nell’affiancare le persone nel loro viaggio verso una maggiore autostima, verso lo sviluppo di relazioni sociali soddisfacenti.

Il ruolo del terapeuta nello sviluppo della prosocialità

Come terapeuta, sottolineare al paziente gli obiettivi che è riuscito a raggiungere nonostante la sua sofferenza, rappresenta una vera e propria fonte di “ricarica emotiva” per lui, laddove tale lode sia però – a sua volta – arricchita da un autentico e sincero interesse da parte nostra. 

Il nostro paziente andrà incontro ad un’esperienza emotiva correttiva, per esperire una relazione in cui un altro diverso da sé è realmente interessato al suo benessere, alle sue emozioni, ed ai suoi pensieri. La spinta motivazionale nella ricerca dell’altro può variare nel corso delle differenti tappe evolutive ma, nonostante ciò, è fondamentale che questa sussista affinché si possa parlare di benessere mentale. 

La psicoterapia può mostrare un modo “altro” di vivere e di percepire le relazioni, per il potenziamento dei fattori che compongono la prosocialità: una maggiore propensione al confronto con l’altro incoraggia verso una più decisa e concreta spinta motivazionale alla vita.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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