Relazioni

Principe o ranocchio? L’autostima nelle relazioni interpersonali

Principe o ranocchio? L’autostima nelle relazioni interpersonali
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Romina Terenzi
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Analitico-Transazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020
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Se l’utilizzo del concetto di autostima è ampio, altrettanto numerose sono le sue definizioni: in linea generale è possibile affermare, come suggerisce la parola, che essa riguardi il valore che ogni persona attribuisce a sé stessa. In sintesi: quanto e come apprezziamo noi stessi. L’autostima quindi, è intrinsecamente soggettiva, perché indicativa della valutazione che facciamo di noi stessi come individui.

Le componenti dell’autostima

Gli elementi dell’autostima che fanno sì che la persona si valuti positivamente o negativamente sono diversi:

  • elementi cognitivi: riguardano la definizione di sé in termini descrittivi, per esempio la valutazione del proprio aspetto fisico o delle proprie competenze e abilità;
  • elementi affettivi: costituiscono l’insieme dei sentimenti positivi o negativi nei confronti di sé stessi;
  • elementi valutativi: sono legati a criteri di confronto e discrepanza fra quello che viene definito il Sé reale, cioè la visione sufficientemente obiettiva di risorse e limiti della persona, e il Sé ideale, cioè come l’individuo vorrebbe o crede di dover essere.

Per misurare la propria autostima esistono strumenti validati come il test sull’autostima di Rosenberg, un test di screening utile per acquisire maggiore consapevolezza del proprio stato di benessere. Per una maggiore comprensione dei risultati, il risultato di questi test andrebbe sempre discusso con un professionista.

Perché è importante avere una buona autostima

Amare se stessi è fondamentale perché tale capacità è direttamente collegata alla nostra identità e all’idea che abbiamo di noi e, per questo, non può che influire sul nostro modo di sentire, pensare e comportarci. L’idea che abbiamo di noi stessi infatti, guida le nostre scelte quotidiane ed in particolare quelle in campo affettivo.

Una buona autostima, inoltre, rappresenta un importante fattore di protezione dallo sviluppo di condizioni patologiche o a rischio (in particolare di depressione, disturbo d'ansia e varie forme di sofferenza psicologica coma la sindrome dell'impostore a lavoro) ed è un chiaro indicatore di benessere psicologico.

Geralt - Pixabay

Come si costruisce l’autostima

Le radici dell’autostima sono da rintracciare nelle prime relazioni significative che intratteniamo con chi si prende cura di noi sin dall’infanzia. Le valutazioni degli altri sulla nostra persona e la loro conseguente disponibilità ad accettarci o rifiutarci:

  • pongono le fondamenta del nostro sentirci riconosciuti come individui capaci e degni d’amore;
  • favoriscono il costituirsi di un forte senso di valore personale che ci permetterà di affrontare la vita nei suoi successi e nei suoi fallimenti.

Dall’interazione fra le nostre caratteristiche temperamentali di base e le richieste provenienti dall’ambiente in cui viviamo si costituisce quindi la nostra posizione esistenziale, cioè la nostra concezione di fondo nei confronti degli altri, del mondo e di noi stessi.

Autostima ed okness nelle relazioni con gli altri

L’autostima influenza il nostro modo di rapportarci agli altri. In proposito, l’Analisi Transazionale, un modello di psicoterapia sviluppato dallo psichiatra Eric Berne a partire dagli anni Sessanta, riassume il concetto di autostima, o meglio, di valore personale, nel termine okness.

L’okness fa riferimento all’idea che ogni persona va bene così com’è. Parafrasando le parole di Eric Berne, tutti nasciamo principi o principesse: ciascuno di noi è degno di essere amato ed accettato e possiede le qualità per crescere ed autorealizzarsi. 

R. Fera - Pexels

Principi e ranocchi

Le persone che hanno una buona autostima e fiducia negli altri sviluppano un atteggiamento positivo di apertura ed accettazione, riassunta nell’espressione popolare “io sono ok, tu sei ok”.

Tuttavia, le esperienze della vita e gli adattamenti che ne conseguono, secondo Berne, convincono alcuni principi e principesse di essere dei ranocchi. Ne consegue che:

  • alcune persone possono sviluppare un atteggiamento sottomesso e remissivo, poiché nutrono una scarsa autostima nei confronti di sé stessi, ma una grande ammirazione per gli altri: “io non sono ok, tu sei ok”;
  • altre persone hanno un’esagerata considerazione di sé stessi, mentre svalutano le capacità altrui, mostrando talvolta un atteggiamento altezzoso e superbo: “io sono ok, tu non sei ok”;
  • alcune persone possono avere una scarsa autostima nei propri riguardi e un’altrettanta scarsa fiducia verso gli altri: “io non sono ok, tu non sei ok”.


Autostima ed okness nella relazione terapeutica

L’acquisizione di una buona valutazione di sé stessi e di un’accettazione reale e profonda di sé e degli altri è compito di ogni percorso di crescita personale e di psicoterapia.

Ciò può avvenire attraverso un clima interpersonale fondato sul rispetto reciproco all’interno di una relazione autentica: in questo modo, all’individuo sarà dato il permesso di riprendere lo sviluppo interrotto del principe e della principessa.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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