Pica o allotriofagia: un raro disturbo del comportamento alimentare

Pica o allotriofagia: un raro disturbo del comportamento alimentare
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Marcello Delmondo
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.3.2025
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Il senso comune ci porta a considerare una fase tipica dello sviluppo infantile quella in cui i bambini tendono a mettere qualsiasi cosa (oggetti, materiali, cibi) in bocca. Non dobbiamo dimenticare che il nostro sviluppo, compreso quello cognitivo, parte dal corpo. La bocca e l’oralità diventano quindi un’autostrada sensoriale attraverso la quale conoscere e apprendere. 

Ci sono però particolari condizioni in cui il comportamento di ingerire sostanze non commestibili rappresenta una divergenza rispetto alla normale traiettoria dello sviluppo infantile? 

Cercheremo di fare luce sul picacismo (definito anche allotriofagia o pica), un raro disturbo del comportamento alimentare. La prevalenza non è infatti nota, sebbene sembri maggiormente diffuso tra le donne in gravidanza e i bambini nelle fasce di popolazione con livello socio economico basso (Rose et al., 2000). 

Spiegheremo cos’è la sindrome di pica, ne descriveremo le cause e approfondiremo il rapporto con i disturbi dello spettro autistico e altri disturbi del comportamento alimentare, e prenderemo in considerazione le possibili cure.

Picacismo: significato e differenze con altri DCA

Il picacismo ha la sua etimologia nel latino. Infatti, il termine “pica” indica la gazza ladra, nota per la sua tendenza a rubare e inghiottire qualsiasi cosa capiti a portata di becco (Iorio et al., 2014).

La pica è un disturbo alimentare caratterizzato da:

“ingestione non episodica, per un periodo sufficientemente lungo (almeno un mese) di sostanze non commestibili (tessuto, sabbia, terra ecc.), che compaia in età in cui dovrebbe essere scomparso il comportamento tipico del bambino molto piccolo, che tende a portare tutto alla bocca” (Fagiani, 2009, pp.122-123).

Il DSM-5-TR (APA, 2023) oltre a questi due criteri, specifica che il comportamento di ingestione non deve far parte di una pratica rituale socialmente normata o culturalmente sancita e, in presenza di altro disturbo mentale o di altra condizione medica, deve avere una gravità tale da giustificare una specifica attenzione clinica.

La diagnosi differenziale può riguardare:

  • anoressia nervosa: l’ingestione di sostanze non nutritive (come i fazzoletti di carta) può essere messa in atto per ridurre l’appetito. In questo caso dovrebbe essere formulata la diagnosi di anoressia nervosa
  • disturbo fittizio: in questo caso gli oggetti possono essere ingeriti per provocare sintomi fisici all’interno di pattern di falsificazione
  • disturbi di personalità: possono essere presenti comportamenti autolesivi senza intenti suicidari che prevedono l’ingestione di oggetti.

Il picacismo può presentarsi in comorbilità con:

  • disturbo dello spettro autistico
  • disabilità intellettiva
  • schizofrenia
  • tricotillomania e disturbo da escoriazione: in questo caso capelli e pelle vengono strappati e poi ingeriti
  • disturbo ossessivo compulsivo.
Un test sui DCA può aiutarti a capire se soffri di picacismo
*Non ha valore diagnostico e non sostituisce una diagnosi professionale

Picacismo e disturbo da ruminazione

La pica si distingue da un altro DCA noto come disturbo da ruminazione. In questa condizione, vi è un ripetuto rigurgito di cibo (per almeno un mese) non riconducibile a specifica condizione medica o al decorso di anoressia, bulimia, binge eating, disturbo evitante-restrittivo dell’alimentazione. Il cibo rigurgitato può essere rimasticato, ingerito nuovamente o sputato.

Picacismo: cause psicologiche e mediche

Il picacismo può avere varie cause, sia di tipo medico che psicologico.

Per esempio, picacismo e anemia vanno spesso di pari passo. In diversi studi è stato dimostrato come la cura dell’anemia permetta di ridurre e risolvere le manifestazioni comportamentali connesse all’ingestione di sostanze non alimentari (Johnson et al, 1982; Shapiro et al., 1985).

Tra le cause psicologiche della pica, invece, troviamo stress psicosociali, traumi e deprivazione.

In alcuni contesti culturali, l’ingestione di terra o altre sostanze fa parte di rituali e pratiche socialmente regolate. Per esempio, tra gli aborigeni australiani, l’ingestione di argilla è utilizzata per favorire la fertilità e proteggere la gravidanza (Iorio et al., 2014). In questi casi non è possibile diagnosticare il disturbo.

Mikhail Nilov - Pexels

I sintomi del picacismo

La caratteristica fondamentale di questo disturbo del comportamento alimentare è l’ingestione persistente di sostanze non alimentari in un periodo inappropriato rispetto allo stadio di sviluppo. 

Il DSM-5-TR stabilisce un minimo di 2 anni come età spartiacque per distinguere tra il disturbo e il gesto fisiologico di portare qualsiasi oggetto alla bocca tipico dei bambini. 

Ma cosa mangia chi soffre di pica? Gli oggetti non commestibili ingeriti possono variare in base all’età e comprendono:

  • carta
  • sapone
  • stoffa
  • capelli 
  • gesso
  • vernice
  • metallo
  • gomma.

I soggetti non presentano avversione per il cibo e spesso arrivano all’attenzione medica per ostruzioni intestinali o avvelenamenti legati alle sostanze ingerite. L’esordio, sebbene più frequente in età infantile, può verificarsi anche in età adolescenziale o adulta. 

Picacismo e autismo

Tra le neurodivergenze che presentano comorbidità con il picacismo troviamo i disturbi dello spettro autistico e l’ADHD.  L’ingestione di sostanze non nutritive figura, infatti, tra i comportamenti problema che si riscontrano tanto nella disabilità intellettiva quanto nelle neurodiversità come l’autismo (Ianes & Cramerotti, 2003). 

Uno studio dimostra la presenza del disturbo della pica nel 23,2% dei 1426 soggetti con autismo del campione (Fields et al., 2021). La prevalenza di questo disturbo nel campione di 1578 soggetti, assunto come controllo della popolazione generale, è del 3,5%. 

Le conseguenze dell’allotriofagia

L’ingestione di sostanze non alimentari può portare a gravi conseguenze sulla salute dei soggetti che presentano il disturbo. 

Queste persone possono andare incontro a:

  • avvelenamenti
  • occlusioni intestinali
  • infezione di parassiti
  • danni ai denti
  • morte, nei casi più gravi.

Da un punto di vista psicologico, nei soggetti con picacismo possono essere presenti depressione e ansia.

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La diagnosi del picacismo

In alcuni casi la diagnosi della pica avviene con esami strumentali. Radiografie e ultrasuoni possono mettere in evidenza le occlusioni intestinali causate dalle sostanze ingerite. Esami ematici possono, invece, far emergere la presenza di un avvelenamento. 

Un attento screening va eseguito nei casi di disabilità intellettiva e neurodiversità connessa a disturbo dello spettro autistico, poiché il disturbo della pica può essere frequentemente presente in comorbidità. 

Nel caso di bambini di età inferiore ai 24 mesi risulta complesso effettuare una diagnosi, vista la frequenza del comportamento di portare alla bocca oggetti. Successivamente può essere utile rivolgersi a uno specialista nel caso in cui si osservino comportamenti legati all’ingestione di terra, sabbia, carta o altri materiali durante il gioco.

Gestione e trattamento della pica

Come curare il picacismo?

La terapia cognitivo comportamentale può essere utile nel trasformare schemi di pensiero e azione connessi alle condotte alimentari disfunzionali e nella gestione dei sintomi. 

La terapia farmacologica, che deve essere rigorosamente prescritta e supervisionata da un medico, può prevedere l’impiego di antidepressivi e ansiolitici. Inoltre, nel caso in cui sia presente carenza di ferro o zinco può essere utile la prescrizione di idonei integratori. 

Dietisti e nutrizionisti possono intervenire nel promuovere un diverso approccio all’alimentazione favorendo l’adeguato apporto delle sostanze minerali che possono essere carenti. 

La prevenzione primaria con l’identificazione dei soggetti a rischio e quella secondaria con la limitazione dell’accesso alle sostanze ricercate per l’ingestione sono parte integrante del trattamento.

In tutte queste fasi il supporto psicologico da parte di un professionista, anche online, può garantire sostegno, psicoeducazione e adeguata comprensione del disagio derivante dai comportamenti problema sul soggetto o nel sistema familiare.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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