Che cos'è un attacco di panico? Possiamo definirlo come un preciso periodo di paura o disagio, durante il quale quattro o più sintomi si sono sviluppati improvvisamente e hanno raggiunto il picco nel giro di dieci minuti. Questi possono essere:
- palpitazioni e tachicardia, cui può accompagnarsi la paura di avere un infarto
- sudorazione notturna da ansia
- dispnea o sensazione di soffocamento
- sensazioni di asfissia e dolore al petto
- nausea o disturbi addominali
- tremori interni da ansia
- sensazioni di sbandamento, di instabilità o di svenimento
- derealizzazione, depersonalizzazione o sensazioni di irrealtà
- paura di perdere il controllo, di impazzire
- paura di morire
- parestesie, cioè sensazioni di torpore o formicolio
- brividi o vampate di calore.
Differenza tra panico e ansia
Il panico si differenzia dall’ansia per un aspetto quantitativo (ansia molto intensa) e qualitativo:
- l’ansia è uno stato che anticipa un pericolo futuro (pensiamo ad esempio all'ansia da covid);
- il panico è uno stato emotivo indirizzato alla gestione imminente di un evento, caratterizzato da una forte paura.
Quindi il panico è un’emozione che accompagna la gestione dell’emergenza.
Conseguenze degli attacchi di panico
Possiamo parlare di conseguenze:
- cognitive
- comportamentali
- emotive.
Conseguenze cognitive
Un esempio di conseguenza cognitiva la sperimentiamo quando, durante un attacco di panico, riusciamo a vedere solo i sintomi, che diventano così sempre più intensi: questo processo è dovuto alla nostra attenzione selettiva sul sintomo.
Un altro caso è quando si creano dei veri e propri tentativi di controllare le situazioni. Tale controllo si verifica quando le persone ricercano solo le informazioni congruenti con la loro visione di loro stessi e del mondo: ad esempio, una persona che soffre di ansia, in particolare che teme luoghi affollati, penserà “quando c’è troppa gente vado sempre in ansia. Se c’è troppa gente io me ne vado”.
Conseguenze comportamentali
Le conseguenze comportamentali principali sono gli evitamenti, che portano le persone a entrare in un vero e proprio circolo vizioso: non cambiano idea sulla minaccia perché, non esponendosi, non possono mai rassicurarsi che l’evento non si realizzi. Se sono convinto, ad esempio, che avrò un attacco di panico al supermercato, eviterò di andare a fare la spesa, rinforzando la mia idea che quello è per me un luogo pericoloso. In questi casi il rischio che la persona sviluppi anche agorafobia è elevato.
Conseguenze emotive
Quando siamo in ansia, il nostro stato emotivo si riflette immediatamente anche su quello che pensiamo. Ecco che alla nostra mente affiorano numerosi i pensieri connessi alla minaccia.
Le conseguenze tendono ad ostacolare il cambiamento. Quando infatti cerchiamo rassicurazioni rispetto alla situazione minacciosa, rischiamo di sperimentare un problema secondario connesso alla nostra autostima, ritrovandoci a pensare: “Non riesco a fare nulla, non sono capace”.
Come affrontare gli attacchi di panico e la paura di perdere il controllo?
Attraverso la Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) è possibile iniziare un percorso psicoterapeutico per conoscere il funzionamento interno degli attacchi di panico, comprendere quali sono le situazioni che innescano l’ansia e le interpretazioni catastrofiche che portano ad evitare alcune situazioni.
La psicoterapia permetterà anche di portare avanti un lavoro di psicoeducazione alle emozioni, per imparare a riconoscere e gestire le proprie emozioni.
L’obiettivo è quello di rendere le persone consapevoli della propria sintomatologia e autonome nell’acquisizione degli strumenti e delle strategie necessarie per modificare i comportamenti e le credenze disfunzionali, migliorando la qualità della vita.