Nella nostra cultura il pensiero magico è presente sotto forma di scaramanzie e gesti propiziatori, come le credenze associate alla data del venerdì 17 o al passaggio di un gatto nero, a cui seguono gesti scaramantici come "fare le corna", spargere del sale o "toccare ferro".
L’abitudine al pensiero scaramantico e ai comportamenti propiziatori è assai diffusa, sicuramente molto più di quanto tutti siamo disposti ad ammettere, e trova fondamento in una ragione psicologica precisa. Ma il pensiero magico può essere anche un sintomi di alcuni disturbi come il disturbo ossessivo-compulsivo e il disturbo schizotipico di personalità.
Per comprendere meglio "a cosa serve" il pensiero scaramantico, in questo articolo approfondiamo la differenza tra "normale scaramanzia" e i rituali superstiziosi del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) e nei suoi sottotipi come il DOC da relazione.
Rituali superstiziosi: quando diventano un problema?
L’aspetto fondamentale che ci permette di discriminare, tra la normale scaramanzia da un disturbo è rappresentato dalla complessità dei rituali ‘magici’ e dall’ansia associata allo svolgimento degli stessi. I rituali superstiziosi "benigni" non compromettono la qualità della vita dell'individuo, sono per lo più abitudini radicate nella cultura popolare e rappresentano l’espressione del pensiero magico.
Nel Disturbo Ossessivo Compulsivo i rituali scaramantici, che non hanno un nesso logico con le ossessioni, oltre ad assorbire una notevole quantità di tempo, assumono un significato eccessivo, ben oltre la normale scaramanzia. l rituali si manifestano come forme mentali, gesti, formule e comportamenti "magici", che nella mente della persona hanno la funzione di controllare e ridurre l’ansia.
Si ritiene, infatti, che dal loro buon esito dipenda la neutralizzazione di un danno a sé stessi o alle persone care; per questa ragione vengono svolti con estrema cura e ripetuti diverse volte affinché si possa essere "sicuri" di aver raggiunto la perfezione.
Come riconoscere il DOC: 5 segni distintivi
Ora che abbiamo compreso la differenza tra pensiero superstizioso "normale" e Disturbo Ossessivo Compulsivo, approfondiamo quali sono le caratteristiche principali di questa condizione. Ecco 5 segnali che ci permettono di riconoscere il Disturbo Ossessivo Compulsivo:
- pensieri intrusivi, caratterizzati da una intensa paura che si manifesti un danno riferito a sé stessi o ai propri cari, di qualsiasi natura;
- emozioni disturbanti, come tristezza, ansia, timore costante che possa accadere qualcosa di grave, oppure senso di colpa, causato dalla convinzione di essere responsabili di ciò che potrebbe accadere a sé o agli altri;
- compulsioni, caratterizzate da rituali magici, come ad esempio lavarsi ripetutamente le mani per esorcizzare il senso di minaccia.
- rituali magici e superstiziosi: possono aumentare nel tempo fino a diventare veri e propri rituali non logici, che non hanno un significato coerente con il sentimento di ansia sottostante;
- presenza costante e deleteria del pensiero magico.
Pensiero magico e sport
I rituali scaramantici sono molto diffusi nel mondo sportivo. Le situazioni di stress dettate dalla competizione possono portare a una degenerazione di questi rituali e al pensiero, nello sportivo, che se non li eseguirà ne andrà della sua performance o di quella della squadra. Il giocatore di basket che indossa sempre la stessa maglietta con la convinzione che la partita andrà bene, rappresenta un tipico esempio di pensiero magico associato allo sport.
Nella mente degli sportivi, i riti e le superstizioni possono aumentare la fiducia nelle proprie capacità, dando l’illusione di poter controllare le sfide.
Quando non si riesce più a distinguere tra piano reale e piano magico si diventa completamente dipendenti da questi rituali, col rischio di limitare le abituali attività quotidiane.
Pensiero magico: come affrontarlo
Affrontare queste difficoltà è possibile: con l'aiuto della psicoterapia potrai imparare che le paure possono essere affrontate senza rituali, apprendendo nuove strategie di fronteggiamento o rispolverando risorse già presenti.
In particolare con la terapia cognitivo comportamentale, di cui anche le Linee Guida Internazionali riconoscono validità scientifica ed efficacia nel trattamento, le percentuali di riduzione della sintomatologia e guarigione aumentano notevolmente, soprattutto grazie all’intervento di Esposizione e Prevenzione della Risposta (EPR).