“La paura della morte riveste un ruolo di primo piano nella nostra esperienza interiore. Se non altro, ci perseguita; romba continua sotto la superficie; è una presenza oscura, destabilizzante, al limite della coscienza. Per affrontare questa paura, vengono innalzate alcune difese che possono essere disadattive.”
Sono le parole dello scrittore e psichiatra Irvin Yalom a proposito della paura della morte. Ma che cosa è l’angoscia di morte? Come si manifesta durante la pandemia da Covid-19?
Il concetto di morte ha un ruolo determinante nella vita di ogni persona. Il terrore nei suoi confronti è così grande che l’uomo investe molte energie nel negarla. La paura della morte è presente in tutta la società e provoca uno stato di ansia che, in alcuni casi, arriva a destabilizzare psicologicamente un individuo.
Che cosa è l’angoscia di morte?
Si è ipotizzato che la tanatofobia sia un insieme di paure singole e specifiche che riguardano:
- il dolore della morte
- la paura della vita dopo la morte
- la paura per gli altri che restano e certamente paura per se stessi
- la paura per l’estinzione personale, che sembra essere il punto centrale della questione.
Esistono tre tipi di paure legate all’evento della morte:
- Cosa viene dopo?
- Come è l’evento del morire?
- Cosa vuol dire cessare di essere?
L'angoscia di morte nella psicopatologia
L’angoscia di morte è un’istanza che appartiene all’essere umano e alla vita: permea l’esperienza interiore e tutti i soggetti tentano di difendersene attraverso strategie più o meno funzionali basate sulla negazione. Quando queste strategie non sono più efficaci danno origine alla psicopatologia e alla sofferenza del soggetto, attraverso sintomi, segni e tratti del carattere. Molte persone in seguito alla pandemia hanno infatti manifestato i segni di una depressione post covid o di un disturbo d'ansia (ad esempio pensiamo a chi, temendo il contagio, ha iniziato ad avere la fobia dello sporco).
Angoscia e Covid-19
Durante questo periodo storico siamo sottoposti a forte stress: i sentimenti di angoscia e fragilità sono più che mai reali e tutti noi siamo obbligati a farci i conti in qualche modo:
- abbiamo preso coscienza del fatto che non siamo immuni
- abbiamo lasciato spazio ad una maggiore fragilità, ma anche ai sentimenti di solidarietà e condivisione.
In questo contesto di crisi e incertezza globali, la perdita di una persona cara è un’esperienza forte e drammatica, che mette di fronte alla vulnerabilità e alla finitezza.
L’esperienza di morte è definita “esperienza di confine” e pone il soggetto nella condizione di confrontarsi con se stesso.
Riconoscere, comprendere, vivere con autenticità
“La morte è diventata un tabù. […] La morte e il morire sono stati medicalizzati e professionalizzati. Appena qualcuno dà segni di morte imminente viene spedito in ospedale, il che significa che i riti di morte domestici non possono più essere eseguiti e che la gente non può più acquisire conoscenza diretta sulla morte e il morire […]. La morte è stata negata, si è diffuso il timore di dire alle persone che sarebbero morte.” Guy Brown
Essere in grado di spiegare e ordinare gli eventi è molto importante e permette di:
- identificarne il posto
- comprenderne la sequenza causale
- promuove un maggior senso di controllo e minore paura.
Definire il perché delle cose offre una maggior padronanza e potenza. La morte e la vita sono interdipendenti: l’essere umano si muove nel mondo nella consapevolezza, più o meno conscia, della propria morte. Il riconoscimento della morte e il sentimento di angoscia possono fungere da motore di ricerca, possono aiutare il soggetto a riscoprirsi e portare a vivere una vita più autentica. Questo è lo scopo degli interventi di death education nelle scuole, che si stanno sempre più diffondendo anche nel nostro Paese.
Qual è il ruolo dello psicologo?
La psicologia, occupandosi della sofferenza dell’uomo, non può che confrontarsi con l’angoscia: guardarla, toccarla, accoglierla e sopportarla. Lo psicologo può aiutare a:
- riconoscere l’angoscia;
- sentirla come propria;
- attribuire ad essa un significato;
- tollerarne la presenza.
In questo modo, è possibile che essa diventi motore di una nuova ricerca e maggiore consapevolezza, di rinnovata sostanza all’interno della propria esistenza.
A cosa è utile la terapia
Rivolgersi allo psicologo è un atto di coraggio, quello di mettere mano alla propria vita, di affrontare i propri fantasmi e arricchire la propria esistenza.
Dare senso agli eventi drammatici e terrorizzanti che ci perseguitano e alle esperienze che ci fanno soffrire, aiuta a rendere quell’angoscia senza nome, quel timore incontrollato, qualcosa di conosciuto, maneggiabile, o anche solo dicibile. L’angoscia della morte è inversamente proporzionale al piacere della vita: questo significa che è possibile sperimentare una maggiore soddisfazione della vita e placare l’angoscia eccessiva.