La violenza nelle relazioni intime, o Intimate Partner Violence (IPV) è definita, nella letteratura internazionale, come una forma particolare di violenza domestica che si circoscrive ai partner adulti indipendentemente dal sesso dei partner. Si configura come l’insieme di comportamenti violenti e coercitivi che comprendono:
- un danno fisico
- un danno sessuale
- un danno psicologico
messo in atto da un partner (o ex) convivente o non, un coniuge (o ex).
La violenza nelle relazioni intime non è un fenomeno omogeneo e chi la vive e la subisce può riconoscersi in alcune e non altre. Qui parleremo delle due forme principali di violenza nelle relazioni intime, qualitativamente molto differenti tra loro.
La distinzione riguarda la reciprocità o l’unilateralità delle due forme di violenza. La prima è chiamata dai ricercatori Violenza Situazionale di coppia e si realizza come esito di una alta conflittualità nella coppia. Nella seconda, la Violenza Controllante Coercitiva, Intimate Terrorism o maltrattamento, è invece presente una relazione basata:
- sul controllo
- l’umiliazione
- la sottomissione
di un partner rispetto all’altro.
Violenza situazionale di coppia
È una forma di violenza reciproca e simmetrica ed è quella più diffusa nella popolazione. È descritta anche come “violenza istigata/motivata dal conflitto” e inoltre:
- è meno severa della forma maltrattante
- scaturisce da litigi e conflitti tra partner
- può avere esiti tragici se salta il controllo emozionale.
La violenza fisica può essere infatti un incidente isolato che segue litigi particolarmente intensi e mal gestiti. I partner nella violenza situazionale non hanno paura dell’altro, come può avvenire invece nelle forme più gravi di maltrattamento. A volte, questo genere di situazione violenta può risolversi con un atto di violenza molto grave che può sfociare in omicidio.
Violenza Controllante Coercitiva (maltrattamento)
La violenza unilaterale, è tipica di una relazione tossica in cui cioè è possibile individuare un persecutore ed una vittima, è la messa in atto di violenza psicologica e fisica che ha:
- l’obiettivo del controllo distruttivo dell’altro;
- un continuo e perseverante atteggiamento aggressivo di maltrattamento finalizzato a rendere la vittima un oggetto inerme, a sfinirla e deprivarla di qualsiasi forma di difesa e autoprotezione.
Mosso da una tenace volontà distruttiva, chi mette in atto questo tipo di violenza, oltre alla minaccia e realizzazione di lesioni fisiche e di abusi sessuali, può:
- togliere ogni disponibilità economica
- far in modo di isolare socialmente
- togliere i figli.
Possono realizzarsi combinazioni di queste tattiche che non necessariamente sono messe in atto tutte.
Questo tipo di violenza è spesso accompagnata da azioni di gelosia estreme e comportamenti di stalking. Generalmente cronico, il maltrattamento ha un alto rischio di continuare ad essere perpetrato e di avere conseguenze di estrema gravità. La violenza psicologica è tipica del maltrattamento.
Violenza psicologica
Premettendo che non esiste una violenza fisica che non abbia serie ripercussioni psicologiche, esiste tuttavia una specifica forma di abuso in cui è assente la violenza fisica. Tale forma di abuso è tipica di una “relazione perversa”.
La definizione di violenza psicologica prende l’accezione di relazione perversa quando un partner è mosso dall’intenzione di impedire all’altro la manifestazione di qualsiasi aspetto vitale e autonomo. L’intenzione di umiliare e degradare prende le più svariate forme come:
- l’isolamento del partner dalla propria famiglia e dagli amici
- l’impedire qualsiasi forma di autonomia economica
- l’ostacolare la realizzazione di qualsiasi desiderio o volontà
- agire per imbarazzare, svalutare e insultare il partner davanti ad altre persone, compresi i figli, vittime della violenza assistita.
Si passa dagli insulti e le svalutazioni della cosiddetta violenza verbale fino al gaslighting, un comportamento pesantemente manipolatorio e distruttivo messo in atto per far sì che il partner dubiti di sé e del proprio giudizio sulla realtà.
Il tentativo di manipolazione affettiva per eliminare le qualità positive possedute dal partner rappresenta il movente principale della violenza psicologica. Più il partner si ritaglia spazi di realizzazione e cerca di riprendere energie e forza per andare avanti, più la violenza è intensa e fiaccante.
Che fare quindi?
Riconoscere di vivere una relazione violenta non è sempre facile, soprattutto nel caso in cui si subisca una violenza psicologica. La motivazione principale, ma non l’unica, è il legame che intercorre tra i partner all’interno di un rapporto che può anche essere di lunga durata.
Sottrarsi alla violenza psicologica (anche quando è compresente la violenza fisica) non è un processo scontato e lineare. Le variabili più influenti riguardano:
- il tempo che intercorre tra l’inizio della relazione e il primo abuso
- la discontinuità della violenza.
La violenza psicologica si manifesta dopo che il legame si è formato, prendendo il partner alla sprovvista e facilitando in questo modo strategie di negazione e sottovalutazione dei primi episodi di violenza.
Inoltre la violenza è quasi sempre intermittente, intervallata da momenti di riconciliazione, non permettendo a chi la subisce di chiarire la natura violenta del rapporto. A volte possono essere necessari anche anni perché si decida di separarsi, in altri casi invece il processo può essere più breve.
Uno psicologo online può offriti l'aiuto necessario per lavorare sul riconoscimento della situazione che stai vivendo: è un processo fatto di ricadute e di evoluzioni, di speranze e delusioni, in cui avere il supporto di un professionista può servire anche a non sentirsi soli e giudicati per i possibili fallimenti nel percorso di risoluzione e uscita dalla violenza.