Quando in una coppia subentra una malattia invalidante (pensiamo, ad esempio, alla vulvodinia) i partner si trovano a dover affrontare diverse sfide, legate soprattutto all’aspetto emotivo e psicologico. Sono molte infatti le emozioni che accomunano chi riceve la diagnosi e chi è al suo fianco, emozioni che possono risultare intense, confuse e talvolta difficili da gestire.
La diagnosi di malattia cronica in una coppia genera le medesime emozioni sia nel malato che nel partner. Se chi è colpito dalla malattia si trova in difficoltà perché vive sulla sua pelle l’esperienza, il partner si può trovare in difficoltà assumendo il ruolo di “colui che si prenderà cura”, che dovrà essere forte senza avere uno spazio dove poter esprimere il proprio vissuto altrettanto doloroso.
Come descritto dallo psichiatra John Byng-Hall nel libro Le trame della famiglia, è importante che i componenti della coppia possano elaborare adeguatamente il lutto nei confronti di ciò che non sarà più e il poter piangere la perdita di una condizione di salute. Un’elaborazione necessaria per poter dare vita ad una ripianificazione della vita maggiormente adeguata alla nuova realtà sopraggiunta. Veduamo quali sono le emozioni e reazioni della coppia di fronte a una malattia?
Incredulità
Una delle prime emozioni che si manifesta a seguito della ricezione della diagnosi è l’incredulità. La diagnosi è una comunicazione che getta la coppia in uno stato di shock. Entrambi possono vivere delle sensazioni profonde di:
- ansia
- dispiacere;
- preoccupazione
riconducibili all’idea che tutto (prospettive future, aspettative, progetti di vita, programmi) stia per crollare.
Le prime reazioni di autodifesa che si evidenziano in questa fase iniziale di incredulità, possono muoversi in direzioni diametralmente opposte:
- può verificarsi una negazione, un rifiuto nei confronti dell’evento doloroso;
- i soggetti coinvolti possono manifestare un eccessivo ottimismo che risulta essere poco in linea con la realtà che la coppia si trova ad affrontare.
Queste sono reazioni comprensibili e talvolta necessarie, che permettono di prendere le distanze da un evento insostenibile. Se inizialmente tali reazioni possono avere un valore protettivo nei confronti di un dolore intollerabile, alla lunga possono generare delle difficoltà oppure delle incomprensioni nella coppia, perché questo distanziamento dal problema può essere anche interpretato come disinteresse o scarso coinvolgimento.
Rabbia
La rabbia è un’altra emozione ricorrente nel partner, così come nel soggetto che ha ricevuto la diagnosi. È alimentata dall’idea di aver perso il controllo sul futuro e dal senso di impotenza davanti alla malattia. Fra le reazioni più frequenti ci sono:
- l’assunzione di un atteggiamento ironico, sarcastico e cinico nelle relazioni così come nei confronti della vita;
- la tendenza a diventare eccessivamente reattivi contro tutto e tutti.
Può accadere di direzionare la propria rabbia verso i medici che hanno fatto la diagnosi, verso gli amici o verso i familiari che non capiscono o che non aiutano. Il partner si trova, spesso, nella condizione di essere il soggetto sul quale il malato direziona e sfoga le proprie tensioni e viceversa.
Così entrambi si troveranno a dover gestire non solo le proprie tensioni dinanzi ad una prospettiva di vita, ingiustamente stravolta, ma anche ad accogliere le rabbie e i malumori del compagno di vita.
Avvilimento e preoccupazione
Tra le emozioni più frequenti c’è anche la sensazione di avvilimento e preoccupazione, causata dal non sapere:
- come gestire la situazione;
- come comportarsi con il partner, che a sua volta è confuso e preoccupato.
In questi momenti è difficile per i componenti della coppia accettare di avere degli aspetti fuori controllo davanti ai quali sembra che tutto sia inutile e senza senso.
Paura
Anche la paura è sicuramente fra le sensazioni più comuni e naturali in seguito alla diagnosi. È impossibile non essere spaventati per quello che si dovrà affrontare:
- nel soggetto malato la paura può far mettere in atto comportamenti di blocco, chiusura e isolamento;
- in colui che non ha ricevuto direttamente la diagnosi può manifestarsi un atteggiamento iperprotettivo ed eccessivamente attento all’altro, alle sue reazioni, ai suoi spostamenti, tanto da arrivare a cambiare atteggiamento nei suoi confronti.
L’apprensione, anche se perfettamente comprensibile, può portare a limitare la libertà e l’autonomia della persona amata, per questo è necessario cercare di comprendere l’incidenza di questa emozione nelle reazioni all’interno della coppia.
Come curarsi della coppia
È importante che non solo il malato, ma la coppia stessa, possa essere sostenuta in un percorso che faciliti la comunicazione fra i partner. Con l’aiuto di un terapeuta si può compiere un percorso dove poter esprimere l’emotività dei singoli e abbandonare i meccanismi difensivi, inizialmente così importanti per la sopravvivenza psicologica, ma che si dimostrano nel tempo poco adattivi ed efficaci al punto da alimentare fantasmi di rottura