L’essere umano nasce in uno stato di dipendenza assoluta. Anche con una sua autonomia e il bisogno di mantenere un suo spazio personale, nel corso della sua vita manterrà sempre un certo grado di dipendenza verso l’Altro e il bisogno di relazionarsi ad esso. Quando la creazione di un legame profondo, il raggiungimento di un’intimità e la paura dell’abbandono e del rifiuto provocano paura, si sfocia nella controdipendenza affettiva. Una negazione inconscia di quello che è il bisogno primario della vita umana: essere amato e amare.
Il momento storico e la società in cui viviamo sembrano alimentare sempre di più ideali non realistici. Il contraltare di tutto ciò è la diffusione di sentimenti di:
- inadeguatezza
- insicurezza personale
- chiusura in se stessi per proteggersi da una perdita di controllo “emotiva”.
Un vuoto interiore intollerabile
A differenza del codipendente e del dipendente affettivo, la persona con funzionamento controdipendente ha paura di amare ed evita con cura i legami o ne crea solo di superficiali. L’equilibrio su cui si gioca il suo funzionamento di personalità può essere messo in crisi:
- da un evento improvviso
- da una particolare fase della vita
- dall’incontro con una persona che oltrepassa la sua corazza difensiva e fa emergere il suo conflitto psichico, tra il bisogno e la paura di essere abbandonato dall’altro.
Il sentimento che emerge è la vergogna: di sé e dei propri bisogni affettivi, ritenuti da sempre ridicoli e inaccettabili. Il controdipendente non è abituato a provare tali bisogni e a manifestarli: egli vive in uno stato di anestesia emotiva e ha difficoltà ad accedere alle proprie emozioni. Per esempio:
- non riesce a piangere o non riesce ad essere completamente sereno
- può essere euforico per una conquista o un successo lavorativo, ma le emozioni si rivelano fugaci e superficiali
- gli è difficile comprendere lo stato emotivo altrui e provare empatia per l’altro.
Se i bisogni autentici sono negati con disprezzo, la propria immagine non sarà altro che un castello di carta, privo di solide fondamenta e pronto a volare via alla prima folata di vento. La persona con funzionamento controdipendente indossa una maschera del falso Sé, a difesa di quel vuoto interiore fatto di angoscia e perdita di senso. Questa maschera è caratterizzata da una certa dose di esibizionismo e grandiosità (anche nascoste), che rimane del tutto scissa dal “vero” Sé.
Uno sguardo all’attaccamento infantile: legami intermittenti
Il controdipendente lotta contro il ripetersi di un’esperienza di rifiuto e abbandono che ha vissuto spesso nelle prime esperienze di vita. Quando il bambino o l'adolescente percepisce la mancanza di calore affettivo e di supporto nell'ambiente che lo circonda, egli impara a fare da sé, sopprimendo i suoi bisogni di accudimento e ostentando una finta autonomia e un’immagine di sé che nega il sé reale.
Il controdipendente può aver sperimentato un attaccamento infantile ansioso-ambivalente: il suo oggetto d’amore (chi si è preso cura di lui) non ha corrisposto con sufficiente costanza alle richieste di presenza e di affetto del bambino e questo primo, importantissimo legame è stato caratterizzato da:
- intermittenza
- scarsa disponibilità
- scarsa centralità del figlio nella mente del caregiver.
L’assenza di una fase di sana dipendenza e di una fiducia verso l’altro e lo svilupparsi di una fragilità strutturale, portano così a un’incapacità di amare in modo maturo e alla cherofobia: la paura di essere felice può derivare infatti dall'aspettativa che una relazione in cui l'altra persona finirà per essere poco presente e disponibile.
La psicoterapia può aiutare?
Se è presente una certa motivazione intrinseca, che origina dentro di sé, un percorso di psicoterapia può aiutare la persona con funzionamento controdipendente affrontando emozioni difficili da metabolizzare come:
- la consapevolezza del proprio funzionamento
- l’accettazione della propria vulnerabilità
- il riconoscimento della presenza di una parte di sé totalmente deprivata.
Iniziare un percorso di terapia permetterà di accedere allo step successivo: il riconoscimento di una parte di sé più viva, autentica. Il controdipendente potrà finalmente lasciarsi coinvolgere e, infine, emozionarsi e amare.