Relazioni

Intimità e giochi psicologici

Intimità e giochi psicologici
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Eleonora Ridolfi
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020
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Viviamo di relazioni e socialità, di amori e passioni, di intimità e contatto emotivo. L'arte, la letteratura, così come il cinema, ci ricordano l'importanza che i legami sociali detengono nella vita di ogni giorno. Sebbene l'individuo sia un essere completo, è altrettanto potente il suo desiderio di entrare in contatto emotivo con l'altro, mediante ogni forma di relazione significativa.

Cos’è, quindi, l'intimità? Quali sono i "giochi psicologici" con cui impariamo ad eluderla? L’intimità si manifesta quando siamo in grado di esprimere liberamente le nostre vere emozioni ed i desideri senza censurarli. Non ci sono pertanto “messaggi segreti”, ma solo scambio di pensieri e parole particolarmente piacevoli e gratificanti.

La capacità di raggiungere l'intimità è un tema considerato centrale per la realizzazione qualitativa della vita emotiva ed affettiva degli esseri umani, che si basa sulla manifestazione reciproca, libera ed aperta di stati d'animo, sentimenti, e vissuti in un rapporto caratterizzato da onestà e fiducia.

Nonostante il desiderio di vicinanza e di contatto con l'altro, possono verificarsi delle condizioni in cui il desiderio di intimità con l'altro appare assente (ne è un esempio il disturbo schizoide di personalità) o per cui non è possibile raggiungere o mantenere questo status, come accade nel disturbo istrionico di personalità.

L’intimità in psicologia

Nell’Analisi Transazionale (A.T.), quando si parla di intimità vengono menzionati come controparte i giochi psicologici. Essi, infatti, rappresentano un buon modo per eludere l'intimità con l'altro. Lo psicologo Eric Berne, autore ed esponente dell'A.T., definisce il gioco psicologico come 

“una serie progressiva di transazioni ulteriori rivolte ad un risultato ben definito e prevedibile”.

Lo si può descrivere, quindi, come un insieme di scambi comunicativi:

  • spesso monotoni
  • superficialmente plausibili
  • con una motivazione nascosta tanto da poter essere considerato come una progressione di mosse “truccate”, insidiose.
George Becker - Pexels

I giochi psicologici: come riconoscerli

Come riconoscere, dunque, la presenza di un gioco? Per farlo è sufficiente rivolgersi le seguenti domande:

  • ho mai avuto un'interazione alla fine della quale io e l'altro ci siamo sentiti a disagio e ho chiesto a me stesso “perché continua ad accadere questo?”
  • ho provato sorpresa per il modo in cui sono andate a finire le cose e mi sono reso conto che lo stesso episodio si è verificato altre volte nel corso della mia vita?

In presenza di una risposta è affermativa, è molto probabile che stiate disputando un gioco psicologico. Esso si organizza secondo regole ben precise e strutturate. È stato proprio Berne il primo ad attirare l'attenzione su questi schemi e a suggerire i metodi per analizzarli.


Un esempio pratico di gioco psicologico

Osserviamo due amici che si trovano a parlare e a raccontarsi.

Mario dice ad Anna: “è successa una cosa tremenda, ho perso il lavoro e non so cosa fare”. La donna risponde: “mi dispiace molto, cosa posso fare per aiutarti?” .“Non lo so” replica l'uomo. Anna riprende: “Perché non guardi gli annunci di lavoro?”“ Non saprei dove guardare” obietta lui.

“Potrei darti una mano” ribatte Anna, ma Mario continua: “Non voglio disturbare e poi non saprei cosa cercare, il lavoro di prima mi aveva stufato, forse potrei cambiarlo”. Anna insiste offrendo con piacere il suo aiuto, ma Mario ribadisce la sua volontà di non volere rappresentare un peso per nessuno.

Tra i due cade il silenzio e, mentre Anna si sforza nel cercare ancora nuove idee e soluzioni, Mario si alza e la saluta dicendo “Grazie comunque per aver cercato di aiutarmi” e se ne va. Infine, Anna si domanda cosa sia accaduto e sperimenta un senso di tristezza, Mario invece si sente arrabbiato poiché pensa che nessuno sia in grado di capirlo pienamente.

Proviamo ad analizzare l'accaduto:

  • Anna offre aiuto e consigli ma prova dispiacere quando gli altri non li accettano;
  • Mario, per contro, rifiuta ogni tipo di contributo offerto per poi sentirsi arrabbiato e abbandonato da chi cerca di aiutarlo.
EKATERINA BOLOVTSOVA - Pexels

L’intimità a rischio

Il gioco appena descritto è piuttosto diffuso e viene definito gioco del “Perché non…” “Sì, ma…”. Quando la persona è in difficoltà per un problema, anziché trovare soluzioni si limita a chiedere consigli per poi boicottare tutte le idee e proposte ricevute, vanificando così il tentativo di aiuto da parte dell'interlocutore. La dinamica descritta:

  • avviene in modo del tutto inconsapevole;
  • causa l'allontanamento emotivo tra le due persone;
  • mette profondamente a rischio l'intimità, poiché entrambi, alla fine del gioco, provano confusione e malumore.

I giochi hanno caratteristiche ben definite:

  • la ripetitività: ogni persona ha il suo gioco preferito e lo gioca più e più volte nel tempo;
  • sono al di fuori della consapevolezza poiché ognuno gioca senza sapere di farlo;
  • terminano con una emozione negativa provata da entrambe le parti;
  • implicano un momento di confusione o sorpresa.

E tu, quale gioco giochi?

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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