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Il gaslighting: cos'è e come affrontarlo

Il gaslighting: cos'è e come affrontarlo
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Michela Pagani
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Pubblicato il
19.1.2022

Il termine gaslighting trae origine dal film di George Cukor Gas Light, in cui viene raccontata la storia di Paula (Ingrid Bergman) e del marito Gregory (Charles Boyer), che si impegna a farle credere di essere pazza impossessandosi di alcuni gioielli di famiglia senza che lei se ne accorga, utilizzando come strategia quella di alterare le luci della lampada a gas della casa in cui vivono. 

Nel momento in cui la moglie si accorge del calo di intensità della luce, il marito le fa credere che tutto dipenda della sua immaginazione, portandola a dubitare di se stessa, dei suoi giudizi di realtà e spingendola a credere di stare impazzendo. 


Gaslighting: cos’è?

Il significato di gaslighting, da non confondere con il ghosting, fa riferimento a una forma di abuso e di manipolazione psicologica agita nei confronti di una persona, al fine di farla dubitare di se stessa, della sua percezione della realtà e dei suoi pensieri. 

Violenza psicologica e gaslighting

Il gaslighting è considerato una forma di violenza psicologica che non si basa su agiti impulsivi o rabbia espressa, ma rappresenta piuttosto una forma di violenza insidiosa, subdola e nascosta, caratterizzata da asserzioni e constatazioni false messe in atto dall’abusatore e presentate alla vittima come verità, con lo scopo di porla in una posizione di dipendenza psicologica e fisica. 

La violenza psicologica, in questo caso, viene messa in atto dall’abusatore con la finalità di ledere l’autonomia, la capacità di decision making e di valutazione della vittima, per assumerne il pieno controllo. 


Il gaslighting è reato?

Nonostante il gaslighting sia considerato una forma di violenza psicologica, in Italia esso non viene di per sé identificato come reato o come crimine espressamente previsto dal Codice penale. Tuttavia, di fronte ad abusi psicologici è possibile riconoscere la presenza di differenti tipologie di reato come:

  • i maltrattamenti
  • la violazione degli obblighi di assistenza familiare
  • la minaccia
  • lo stalking.

La Corte di Cassazione sostiene infatti che il reato di maltrattamento sussiste:

  • con percosse, lesioni o minacce
  • con umiliazioni, atti di disprezzo e di offesa che generano sofferenza psicologica. 

È pertanto importante che la vittima che ha subito un danno da gaslighting denunci l’abusatore per ricevere l’aiuto necessario. 

Gaslighting: come riconoscerlo

Il gaslighter si avvale di strategie e comportamenti di manipolazione per controllare e sottomettere l’altro. Vediamo alcuni esempi di gaslighting per poterlo riconoscere:

  • svalutazione: per manipolare la vittima, il gaslighter utilizza inizialmente una sottile ironia, per poi passare a criticare e screditare apertamente l’altro, minandone l’autostima. Insinua dubbi sulla moralità, sull’intelligenza e sull’onestà dell’altro, andando a colpire i punti di riferimento affettivi della vittima, per condurla progressivamente all’isolamento
  • condizionamento: il gaslighter utilizza il rinforzo positivo (come parole d’affetto, elogi, cenni di stima) ogni qual volta la vittima appare sul punto di crollare o quando asseconda le sue richieste, mettendo in atto una vera e propria manipolazione affettiva

Kampus Production - Pexels


  • negazione: il manipolatore affettivo può negare la realtà, affermando come la vittima abbia una cattiva memoria, o come ciò che dice sia frutto della sua immaginazione
  • dirottamento: il gaslighter attacca la vittima quando si sente messo alle strette, spostando il focus dell’attenzione su argomenti differenti rispetto al punto iniziale della discussione, mettendo così la vittima nella posizione di difendersi da nuove accuse. Paradossalmente, in questo modo, la vittima finisce con il giustificarsi per qualcosa che non ha commesso
  • silenzio manipolatorio: il gaslighter utilizza come strategia preferenziale il silenzio, che consiste nel mancato riconoscimento della vittima, sulla base di richieste e pretese disattese. L’abusatore finisce con il rifiutare ogni forma di comunicazione, utilizzando tale strategia come metodo di punizione. La vittima avrà la tendenza ad assumersi tutte le colpe per aver causato la rottura della relazione, e tenderà quindi a chiedere scusa per il comportamento messo in atto, sottomettendosi ancora una volta al suo carnefice.

Gaslighting: esempi di personalità manipolatoria

Come abbiamo già visto, il gaslighting in psicologia si caratterizza come comportamento manipolatorio, in cui il gaslighter cerca di controllare e alterare:

  • sensazioni
  • percezioni
  • pensieri
  • comportamenti
  • emozioni della vittima. 

Alcuni studi presenti in letteratura hanno messo in luce come gli attori coinvolti in una relazione di questo tipo tendano a presentare specifici tratti di personalità. Nel caso del gaslighting narcisista sono stati anche evidenziati diversi tipi di comportamenti abusanti, ad esempio:

  • il “glamour” gaslighter, che controlla la vittima adulandola 
  • il gaslighter “bravo ragazzo”: un esempio è il narcisista covert che tenta di mantenere un’immagine positiva di se stesso, mostrando un finto interesse nei confronti dell’altro, soddisfacendo in realtà i propri bisogni
  • il gaslighter “intimidatorio”, che appare critico e sprezzante, inducendo nella vittima sentimenti di disperazione e impotenza. 

Oltre che associato a tratti di personalità narcisista, il gaslighting  è riferito a comportamenti antisociali (sociopatia), configurandosi quindi come espressione di aspetti disfunzionali della personalità. Nello specifico, sarebbero coinvolti tre domini della personalità: 

  • il distacco, ossia la mancanza di empatia e l’incapacità di coinvolgersi in relazioni interpersonali intime
  • la disinibizione, cioè una bassa intelligenza emotiva che si traduce nella difficoltà di gestione dell’impulsività e delle emozioni, come avviene nel disturbo di personalità borderline
  • l’antagonismo, ossia la tendenza a criticare e screditare l’altro. 

Il gaslighter si configura come personalità manipolatoria che, attraverso il raggiro, ha come obiettivo quello di fare compiere all’altro azioni per proprio tornaconto personale, approfittando della vittima a scopo egoistico. Egli non prova senso di colpa per quello che fa, poiché l’obiettivo è quello di soddisfare il proprio ego e accrescere la propria autostima. 


Tecniche di gaslighting

Il gaslighting è sempre più presente e utilizzato per descrivere strategie di manipolazione mentale in diverse tipologie di relazioni interpersonali. Tra queste possiamo considerare:

  • le relazioni familiari
  • i rapporti sul lavoro
  • le relazioni di coppia.

Gaslighting in famiglia

All’interno della famiglia, un esempio di gaslighting può essere riscontrato nella relazione che viene a instaurarsi tra genitori iperprotettivi, definiti anche genitori elicottero" e il figlio. Il genitore gaslighter può essere anche estremamente autoritario o un genitore narcisista, che adotta una modalità relazionale basata su:

  • eccessivo senso di protezione
  • senso di colpa
  • de-responsabilizzazione.

Spesso quello in famiglia può configurarsi anche come un gaslighting inconsapevole. In questi casi, si creano dinamiche relazionali in cui il figlio vive subordinato al genitore, sulla base di paura o senso di colpa. 

L’insinuazione della colpa è, infatti, uno dei principali strumenti che osservati nel gaslighting dei genitori che spesso soffrono di mania del controllo sul figlio.

Ad esempio, il figlio può essere vittima di gaslighting della madre quando:

  • gli viene attribuita la colpa della fine della relazione genitoriale
  • quando il genitore sottovaluta le sue abilità o denigra i suoi interessi. 

Sulla base di questo, i figli di genitori gaslighter potrebbero sviluppare una scarsa fiducia verso se stessi e i propri giudizi, un certo grado di insicurezza e una bassa autostima.

fauxels - Pexels

Gaslighting sul lavoro

Una personalità gaslighter può essere presente anche all’interno di una relazione lavorativa.
In questo caso, l’abusatore può essere un collega alla pari oppure un superiore, per titoli o responsabilità. Il gaslighting sul lavoro, quindi, è una forma di violenza psicologica che rientra nel mobbing.

L’obiettivo del gaslighter rimane sempre quello di destabilizzare le sicurezze della vittima, di sottometterla e impedirle di esprimere le proprie idee, facendo sì che essa non possa vivere alcun benessere lavorativo e diventi “dipendente” dal suo carnefice. 

Un esempio concreto potrebbe essere quello di un dipendente che, durante una riunione di lavoro, propone un tema per lui importante e successivamente il capo nega completamente di aver ricevuto quella proposta. Questo provoca un senso di confusione nella persona, che può arrivare a dubitare di se stessa. Il gaslighting farà venire meno la soddisfazione lavorativa, lascerà il posto allo stress e genererà in nella persona un senso di incertezza che, come abbiamo già visto, è tipico del fenomeno descritto.

Gaslighting nella coppia

Il gaslighting nelle relazioni di coppia, così come il love bombing, può essere perpetrato da entrambe le parti; il narcisista in amore può essere uno dei due partner. Un esempio di gaslighting in amore è il tradimento: il partner, coinvolto in una relazione extraconiugale, fa riferimento a stereotipi di genere per distogliere l’attenzione da ciò che compie e per controllare l’altro, portandolo a dubitare delle sue percezioni. 

Il ciclo della violenza psicologica porta il gaslighter a mettere in discussione, fino a distruggerle, le sicurezze del partner, e lo fa ricorrendo a determinate frasi come:

  • “Sbagli sempre tutto, non ne combini mai una giusta”
  • “Come fai a non ricordartelo, me lo hai detto tu!”. 

Abbiamo a che fare con messaggi di svalutazione che creano relazioni tossiche, tendono a ferire a livello emotivo, a far dubitare il partner di se stesso, o a umiliarlo pubblicamente e innescare una crisi di coppia. Un altro esempio è quello del breadcrumbing, in cui il gaslighter lascia delle briciole d'amore per far sì che il partner resti legato a sé e contemporaneamente negando le proprie reali intenzioni.

Come uscire dal gaslighting

All’inizio della relazione, indipendentemente dalla tipologia, la vittima di gaslighting si sente rinforzata e apprezzata dai complimenti ricevuti dal suo abusatore, che è in grado di prevedere quelle che possono essere le reazioni del partner. 

Successivamente, dopo un periodo che si potrebbe definire “idilliaco”, si concretizza una fase che si caratterizza per la distorsione della comunicazione. A questo punto della relazione la vittima non è più in grado di comprendere e capire il suo abusatore, tanto che le conversazioni sono contraddistinte dall’alternanza di silenzi e commenti piccati e destabilizzanti. 

I comportamenti delle vittime di gaslighting evidenziano stati di disorientamento mentale e di confusione, che causano un comportamento volto a difendersi, tentando di confrontarsi e convincere l’altro che ciò che dice è discrepante rispetto alla realtà, nella speranza che, attraverso l’ascolto e il dialogo, il comportamento del gaslighter possa cambiare. 

La vittima, persuadendosi del fatto che l’abusatore dice la verità, va incontro a uno stato mentale depressivo e di rassegnazione, diventando insicura, vulnerabile e dipendente. A questo stadio della relazione, la vittima può anche convincersi della ragione del suo manipolatore, mettendo in atto un processo di idealizzazione nei suoi confronti. In altri casi dal gaslighting è possibile il configurarsi di una sindrome da stress post traumatico.

Marcus Aurelius - Pexels

Gaslighter e psicologia

Chiunque si trovi a vivere una relazione di questo tipo potrebbe avere difficoltà ad accorgersi di essere vittima di gaslighting: ma come difendersi? 

È possibile riconoscere alcuni campanelli d’allarme che possono aiutare la vittima ad uscire da questo tipo di relazionale: 

  • il dare sempre ragione all’altro e di essere sempre d’accordo con lui
  • la tendenza ad assumere una posizione passiva e di rinuncia rispetto all’espressione del proprio punto di vista, anche in presenza di dubbi oggettivi, legata alla percezione di insicurezza e inadeguatezza generata dal gaslighter.

Le conseguenze del gaslighting possono essere deleterie e invalidanti, portando a sperimentare stati di depressione. Per questo motivo, chi si trova in questa posizione ha bisogno di un aiuto concreto per uscire dalla situazione. 

Per farlo, si può chiedere aiuto a un professionista della salute mentale, come uno psicologo online Unobravo, intraprendendo un percorso psicoterapeutico che riporti la persona a vedersi come autonoma e capace e a ritrovare la fiducia in se stessa

Il gaslighter, infatti, perde ogni potere sulla vittima quando questa acquisisce consapevolezza della manipolazione subita: il primo passo per uscirne sarà diventare consapevoli dei meccanismi che l’abusatore mette in atto.


Conclusioni: libri e film sul gaslighting

Per approfondire il tema del gaslighting vi suggeriamo alcuni libri e film:

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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