La società si è evoluta nel tempo e il pensiero comune si è trasformato: dalla convinzione che si esista solo in coppia si è arrivati a sentirsi realizzati anche da single. Questa condizione porta solo dei costi o anche dei benefici?
Almeno una volta nella vita, ognuno di noi si è sentito fare la più temuta e allo stesso tempo scontata delle domande da parte dei nonni o degli zii durante i grandi pranzi domenicali o le feste comandate, ossia: “Quando ci fai conoscere il fidanzato o la fidanzata?”.
Per la maggioranza dei nonni o zii, i giovani che sono ancora soli dai 18 anni in su non sono al sicuro e potrebbero non avere una vita felice. Naturalmente si tratta di una forma mentis radicata nelle generazioni precedenti e che può alimentare la paura di rimanere da soli o "sindrome di Bridget Jones".
Per i nostri nonni, la realizzazione di un individuo avveniva se quest’ultimo si sposava e creava una famiglia. Un pensiero che è cambiato quasi del tutto, poiché è cambiata la società, lo stile di vita, l’idea di realizzazione personale, l’economia.
Sono single perché…
Probabilmente, l’idea di una realizzazione personale indipendente dal matrimonio, si è rafforzata sempre di più anche grazie alla Legge sul divorzio del 1970, che ha segnato per il nostro paese un’epoca importante. Si è assistito ad una massiccia ondata di matrimoni finiti, ritorni nelle case con i propri genitori, inizi di nuove vite magari più libere e felici, ma soprattutto consapevoli.
Stare da soli, quindi, è diventata sempre più una scelta, oltre che una necessità: basti pensare a quei casi di matrimoni combinati dalle famiglie e non desiderati dai diretti interessati. I benefici dell’essere single potrebbero essere trovati nel:
- puntare alla realizzazione personale e lavorativa, per poi forse creare una famiglia quando ci si sente pronti;
- concentrarsi su sé stessi, imparando a conoscersi a fondo;
- divertirsi con gli amici, sentirsi liberi e senza alcun vincolo nei riguardi di eventuali partners;
L’altra faccia della medaglia
Se essere single porta dei vantaggi, il rischio di non mettersi in gioco in una relazione sarà quello di rimanere sempre più rintanati nella propria zona di comfort che ci imprigionerà senza farci “sporcare le mani” e scoprire nuovi orizzonti.
D'altronde, è sbagliato pensare che una relazione di coppia o un matrimonio siano solo pesantezza, sofferenza, chiusura. Essere in due può significare anche:
- leggerezza
- sostegno
- condivisione
- esaltazione delle gioie
- diminuzione dei dolori.
La generazione di oggi, che potremmo definire “mordi e fuggi”, desidera tutto e subito, tanto che spesso le relazioni nascono già con l’idea che potrebbero finire. Che fine ha fatto il “per sempre”? È un bene o un male che sia passato di moda? È meglio essere sognatori idealisti che si uniscono con la speranza della loro infinita durata, oppure coppie più realiste e disilluse che percorrono una strada passo dopo passo con gli strumenti che concretamente hanno a disposizione?
Meglio single o in coppia?
Può capitare, quando siamo nel pieno della nostra gioventù e mentre stiamo costruendo il nostro futuro, di volere una relazione salda che arricchisca le nostre giornate. Oppure, al contrario, di aver voglia di rimanere single e soffermarci su noi stessi e sulla nostra realizzazione personale, di volerci sentire liberi, di volerci conoscere meglio.
E quindi, vi chiederete, a quale squadra appartengo?! Quella di San Valentino o di San Faustino? La risposta a questa domanda dipende dalla fase di vita che stiamo attraversando e per questo, non essendo mai definitiva, diventa
- una ricerca in evoluzione dei propri bisogni
- un ascolto profondo di sé stessi mettendosi in contatto con le parti più recondite ed inascoltate del Sé
- un viaggio nel proprio tempo interno che giorno dopo giorno, riflessione dopo riflessione, contatto dopo contatto con sé stessi e con gli altri, condurrà inaspettatamente a delle risposte e, quindi, a delle scelte.