Entrare in contatto con i propri bisogni

Entrare in contatto con i propri bisogni
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Costanza Raganelli
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Gestalt Analitico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020
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La psicologia della Gestalt afferma che “l’individuo sano identifica senza sforzo il bisogno dominante del momento, sa operare delle scelte per soddisfarlo e si trova così disponibile al momento in cui emerge un nuovo bisogno.” Per Perls, padre della terapia della Gestalt, lo stato di salute si costituisce attraverso:

  • un processo permanente di omeostasi interna;
  • un processo di adattamento esterno alle condizioni dell’ambiente fisico e sociale.

Il contatto: un confine tra noi e il mondo

Ciò che la Gestalt afferma è che l’individuo ha bisogno di cose che si trovano al di fuori di lui, per questo deve attraversare il confine, che possiamo identificare con il contatto. Il nostro modo di sperimentare e di incontrare questi eventi di confine è costituito da:

  • i nostri pensieri;
  • le nostre azioni e comportamenti;
  • le nostre emozioni.

Si comprende quindi la fondamentale importanza di questo processo, attraverso cui l’organismo può assimilare elementi utili alla propria crescita dall’ambiente e rifiutare quelli non assimilabili secondo la propria gerarchia dei bisogni.

Bisogni insoddisfatti

La nevrosi, secondo Perls, è legata all’accumulo di “Gestalt incompiute”, di bisogni non soddisfatti o la cui soddisfazione è stata prematuramente interrotta. Il nostro sé, nell’entrare in nuove esperienze, attraversa un processo di formazione e distruzione di Gestalt che vanno vissute e interiorizzate prima di poter passare a qualcos’altro.

Come mettere in pratica tutto questo? Il primo passo è mettersi in contatto con sé stessi. Ascoltando il respiro, il corpo e le sensazioni che da uno sfondo indefinito si fanno via via più chiare.

Kelvin Valerio - Pexels

Fermati, respira e ascoltati

La respirazione ci svela la nostra condizione fisica ed emotiva: se la sentiamo accelerata molto probabilmente ci troviamo in una situazione stressante, o che ci provoca rabbia e paura. Al contrario, se il nostro respiro è lento e profondo, come avviene nella respirazione diaframmatica, ci sentiamo rilassati e sereni. Com’è il tuo respiro? Lento o veloce?

La relazione tra mente e corpo

Quello che avviene a livello mentale causa reazioni sul nostro corpo. Queste reazioni spesso si traducono in atteggiamenti posturali. A seconda dell’emozione provata, infatti, la nostra postura cambia.

Ad esempio, quando ci sentiamo depressi assumiamo una postura chiusa: chiudiamo le spalle verso l’interno, incurviamo la schiena e incassiamo il torace. Questa postura andrà ad influenzare anche la nostra respirazione che si farà meno regolare, limitando così l’apporto di ossigeno nel nostro organismo, privandoci quindi di energia.

Il tuo corpo ha delle tensioni o è rilassato? Com’è la tua postura? Ora che hai messo a fuoco qual è il tuo respiro e come sta il tuo corpo, di che cosa hai bisogno?

Sharefaith - Pexels

Stare bene con sé stessi per stare bene con gli altri

Cominciare a riconoscere quali sono i vostri veri bisogni e a mettere un confine tra ciò che ti appartiene e ciò che invece appartiene all’altro (società, famiglia, partner, amici) porterà ad essere autentico, ad essere in grado di muoverti nel mondo senza frenesia.

Hai presente quando sull’aereo nelle istruzioni di sicurezza viene detto che, in caso di riduzione improvvisa della pressione, bisogna sempre mettersi la maschera dell’ossigeno per primi, e poi in un secondo momento metterla anche ai bambini con cui si viaggia? Bisogna farlo non perché si è delle persone cattive ed egoiste, ma perché se stai male tu, non sei in grado di aiutare né di interagire con nessun altro.

L’incontro sano con l’altro avviene nel momento in cui stiamo bene con noi stessi.


Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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