Il cyberstalking è un fenomeno complesso. Si tratta di una particolare forma di reato che, rispetto allo stalking, si caratterizza per l’assenza di contatto fisico tra persecutore e vittima. Il cyberstalker compie una serie di atti persecutori attraverso Internet o altri mezzi elettronici, al fine di molestare ripetutamente la vittima. Si può inquadrare come la versione digitale del reato di stalking, introdotto in Italia dalla Legge n° 38/2009.
Quali sono le caratteristiche del cyberstalking?
Spesso si tratta di persone intelligenti e con buone abilità informatiche. Al tempo stesso sono soggetti socialmente isolati ed emotivamente immaturi, in cerca di un’intimità che non sono in grado di ottenere nella vita reale.
Il cyberstalker è ossessionato dalla vittima e qualsiasi tipo di avvertimento risulta inutile:
- le molestie sono ripetute e istantanee;
- i comportamenti sono premeditati, sgraditi e intrusivi: inducono paura o angoscia nella vittima;
- lo scopo è quello di spaventare o fare male.
Il cyberstalker
Attraverso il mezzo elettronico il cyberstalker manifesta il suo bisogno di controllare la vittima. Un’indagine effettuata dai ricercatori McFarlane e Bocij nel 2003, ha rilevato alcune caratteristiche ricorrenti. Si tratta di soggetti:
- prevalentemente single (52.3%);
- dotati di conoscenze informatiche medio-alte (60%);
- con un'occupazione lavorativa stabile (50%);
- in possesso di un diploma o di una laurea universitaria (50%).
Due pesi e due misure: una questione di genere
Accade spesso che le persone non si riconoscano come vittime di questo reato, perché non lo “percepiscono”. Quali sono i motivi? La paura di acquisire un’identità stigmatizzata, soprattutto se la vittima in questione è di sesso maschile! Si tratta dunque di una questione di genere?
Pare che le donne tendano a sentirsi più minacciate rispetto agli uomini e sono significativamente più preoccupate. La docente di Giustizia penale Maria DuPont-Morales, ha riferito in una sua ricerca che “gli studenti, sia di sesso maschile che femminile, erano categorici nel sostenere che un uomo che subisce una persecuzione da parte di una donna è sottoposto più a un fastidio che a un crimine”.
Queste differenze di genere mostrano che le vittime di sesso maschile si riconoscono più difficilmente come tali. Ma in questo gioca un ruolo importante la società che disincentiva l’uomo a riconoscersi “vittima”. DuPont-Morales sostiene che “le vittime di sesso maschile di questo abuso riferiscono difficoltà nel trovare supporto come vittime, e che le forze dell’ordine sono insensibili quando stilano i rapporti o effettuano le indagini”
Come uscire dalla rete del cyberstalker?
Non tutti sono a conoscenza di questo fenomeno relazionale e legale “nuovo”. Molto spesso, chi dovrebbe essere informato sulla legislazione è influenzato da pregiudizi culturali che impediscono di riconoscere il cyberstalking in quanto reato e di rilevarne la gravità.
Per affrontare e contrastare il cyberstalking bisogna:
- rompere il silenzio, dar voce alla paura e all’angoscia;
- proteggersi: prendersi cura della propria vita, in tutti gli spazi, reali e virtuali;
- denunciare: si tratta di un reato;
- non isolarsi: i gruppi di auto mutuo aiuto possono aiutare;
- scegliere: non siamo passivi, ma agenti attivi e in quanto tali ricchi di risorse per dare un significato a quanto sta accadendo e per affrontarlo.