In questo articolo parliamo di stereotipi di genere, ovvero di quell’insieme di convinzioni e rappresentazioni attribuite specificamente ai generi femminile e maschile. Nonostante siano stati fatti numerosi passi avanti rispetto al passato, sono ancora numerosi gli uomini e le donne fortemente legati a quelli che potremmo definire i “copioni culturali” tramandati e accettati a livello sociale. Molti studi sul tema evidenziano, infatti, una sostanziale uniformità tra gli attributi che uomini e le donne associano ai due generi.
Nel 1975, gli studiosi J.E. Williams e S.M. Bennett utilizzarono il test Adjective checklist (liste di controllo degli attributi) e stilarono una lista di aggettivi ritenuti tipici per gli uomini per le donne. Tra questi, gli uomini venivano definiti come:
- rigorosi e dominanti
- logici e ambiziosi
- aggressivi ed energici
- razionali e coraggiosi
- disordinati
- forti.
Le donne, invece, erano definite come:
- amorevoli e umili
- sentimentali e incantatrici
- piagnucolone e attente
- capricciose e sognatrici
- emotive
- frivole.
È interessante notare come, nonostante queste liste di aggettivi risalgano a diversi decenni fa, esse risultino ancora piuttosto rappresentative di quella che è l’immagine collettiva dell’uomo e della donna. La perpetrazione di questi copioni culturali va ad acuire e a mantenere in modo stabile la “differenza” percepita tra uomo e donna, contribuendo a rafforzare lo status quo dei ruoli sociali.
Molti di questi stereotipi di genere, per quanto a un livello razionale vengano negati, sono stati interiorizzati dalla maggior parte di noi e, talvolta, vengono messi in atto senza che vi sia una presa di coscienza. Ne è un esempio il victim blaming delle donne che subiscono catcalling, le quali possono arrivare a pensare di essere colpevoli quando subiscono delle molestie, ritenendo di "essersela cercata". Un altro esempio degli effetti del "binarismo di genere" è la transfobia, l’insieme di sentimenti di odio e contrasto rivolti alle persone trans.
L’impatto degli stereotipi di genere sulle scelte di vita
Tra gli effetti che impattano negativamente sul benessere individuale troviamo la negazione delle costruzioni identitarie alternative a quelle socialmente e culturalmente tramandate e riconosciute. Molte donne, ad esempio, sentono il peso dell’aspettativa sociale di doversi sposare e “mettere su famiglia”. Una donna che decide di investire nel lavoro e di non voler diventare mamma, combatte tutti i giorni con le critiche e le svalutazioni di chi la circonda, come se stesse fallendo nel suo ruolo di donna.
In maniera simile, l’immagine condivisa dell’uomo forte e coraggioso può non sempre essere una fedele rappresentazione di tutto il genere maschile. Pensiamo al peso che questa aspettativa sociale può avere su un giovane uomo che si riconosce come sensibile e timido e alle ripercussioni psicologiche che quest’identità negata, in quanto non approvata dalla cultura di appartenenza, può avere su di lui.
Negli ambiti lavorativi assistiamo alla discriminazione di molte donne, ritenute non idonee a svolgere determinate mansioni solo in quanto donne e, allo stesso modo, ci si stupisce nel trovare uomini che svolgono lavori che nell’immaginario sociale sono specificamente femminili, come il baby-sitter o il maestro d’asilo.
I copioni culturali nelle relazioni
Gli stereotipi di genere hanno effetto anche sulla vita di coppia, sia da un punto di vista emotivo che nella sfera sessuale. Ognuno di noi ha interiorizzato i copioni che l’uomo e la donna devono ricoprire nelle relazioni. Vediamone alcuni comuni:
- deve essere l’uomo a fare il primo passo e a corteggiare la donna;
- la donna deve farsi desiderare e non cedere alle avances troppo in fretta, altrimenti sarà considerata una “poco di buono”.
Cosa implicano queste aspettative?
Il primo esempio comporta che l’uomo, nella maggior parte dei casi:
- sentirà il peso del dover prendere l’iniziativa
- si sentirà costretto a dover spendere molti soldi in regali, fiori e cene di lusso, altrimenti non corrisponderà all’immagine di uomo-cavaliere socialmente sostenuta.
Ma cosa succede se l’uomo in questione non può economicamente permettersi di sostenere questo ruolo? O ancora se la persona si riconosce in un orientamento aromantico?
Anche il secondo esempio ha un grosso peso, perché fa sì che venga posta una “lettera scarlatta” sulla donna che non rispetta la regola sociale del “non donarsi troppo in fretta”. Culturalmente, infatti, è condivisa l’immagine della donna che:
- deve farsi corteggiare
- deve essere seduttiva ma non seduttrice, altrimenti sarà etichettata come “ragazza facile”.
Tra le lenzuola
Gli uomini e le donne fortemente legati ai copioni culturali sessuali sono ancora numerosi. Nel mondo maschile, ad esempio, questi copioni sono caratterizzati da una continua celebrazione della propria “potenza sessuale”. Nell’immaginario collettivo, le donne sono le uniche a potere e a dovere essere romantiche, mentre l’uomo tenero viene considerato meno virile degli altri.
Nell’universo femminile assistiamo all’opposto, ovvero ad una stringente tendenza a reprimere il proprio erotismo. Numerose statistiche mostrano come le donne non si sentono libere di esprimere le proprie fantasie al loro partner e per questo hanno un’insoddisfacente vita sessuale.
Stereotipi comuni vedono, infatti:
- l’uomo come sempre pronto e disponibile all’atto sessuale
- la donna come meno propensa a vivere la sua sessualità.
Possiamo facilmente ipotizzare che l’uomo una sera, a causa di stanchezza, nervosismo o altro, potrebbe non avere voglia di donarsi alla compagna e vivere questa situazione con disagio sentendosi poco “uomo”, o sentendosi obbligato a procedere comunque, con ovvie ripercussioni sulla qualità dell’atto sessuale. Possiamo anche immaginare, per fare un altro esempio, come un uomo demisessuale, che prova attrazione sessuale solo con chi ha stabilito un legame affettivo importante, possa sentirsi a disagio sentendo di dover aderire a tale stereotipo maschile.
Abbattere gli stereotipi
Interrogarsi sugli stereotipi di genere diffusi e sulla loro influenza nella nostra vita, favorisce l'espressione della propria unicità e individualità, sia a livello individuale che relazionale. Nel nostro piccolo, dovremmo chiederci se il modo in cui ci presentiamo nella società è dato da una nostra scelta o da una qualche aspettativa familiare, sociale o culturale, e se ciò che pretendiamo dal genere opposto risponde alla stessa dinamica.
Apriamoci alla diversità e alla sperimentazione, potremmo scoprire cose nuove e interessanti su noi stessi e su chi ci circonda!