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Consenso e pregiudizio: il caso Rubiales-Hermoso analizzato dai terapeuti Unobravo e Unobravo España

Consenso e pregiudizio: il caso Rubiales-Hermoso analizzato dai terapeuti Unobravo e Unobravo España
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Redazione
Unobravo
Pubblicato il
6.9.2023

Durante la cerimonia di premiazione del Mondiale di calcio femminile FIFA 2023, il presidente della Federcalcio spagnola Luis Rubiales bacia sulle labbra la centrocampista Jenni Hermoso.

Il gesto, come puntualizzato dalla stessa calciatrice durante i festeggiamenti nello spogliatoio della nazionale spagnola, non è gradito: sul proprio account Instagram l’atleta infatti scrive chiaramente “Non mi è piaciuto”.

L’episodio suscita immediatamente numerose polemiche, alimentate dai media internazionali. Nelle settimane a seguire, alcuni di essi hanno ospitato le dichiarazioni dei protagonisti e di altre personalità del mondo del calcio iberico, altri si sono concentrati su una vera e propria “indagine delle prove”, analizzando i video che ritraggono l’accaduto.

Al di là delle polemiche mediatiche e dalle diverse prese di posizione assunte dalla Federazione spagnola e dal mondo del calcio, e tralasciando il meccanismo di colpevolizzazione della vittima che alcune testate giornalistiche hanno alimentato, in questo articolo vogliamo analizzare un tema di grande importanza: il consenso.

Per farlo, abbiamo intervistato Maximiliano Herranz Pereira, psicoterapeuta che colabora con il servizio di psicologia online Unobravo España, e la psicoterapeuta Unobravo Emma Lerro

il caso della nazionale di calcio femminile spagnola
Tembela Bohle - Pexels

Il consenso: cos’è e qual è il meccanismo psicologico alla base

La parola consenso, come illustra Treccani, descrive una “conformità di voleri”. Cosa significa in psicologia?

Maximiliano Herranz Pereira: “Dare il consenso significa dare a un'altra persona il potere di agire in un certo modo riguardo a una determinata questione. L’idea di poter evincere un ipotetico consenso da parte della giocatrice attraverso le immagini, però, mi sembra un approccio non proprio corretto.”

Emma Lerro: “Se guardiamo al significato etimologico, la parola consenso- dal latino consensus- significa sentire insieme. Dare il consenso significa quindi entrare in uno specifico campo relazionale, che è quello della reciprocità.”

Qual è il meccanismo psicologico su cui poggia il consenso?

Emma Lerro: “Dare il consenso significa trovarsi in una dinamica relazionale in cui non ci siano posizioni di asimmetria, in cui sia possibile fare una scelta non condizionata da dinamiche di potere, manipolazioni o dalla minaccia (implicita o esplicita) di ricevere qualsiasi tipo di ritorsione.”

Il consenso è sempre libero oppure possono esserci segnali di qualche tipo di insicurezza o costrizione?

Emma Lerro: “In presenza degli elementi che si evincono dall’episodio del bacio, non possiamo parlare effettivamente di consenso. In quanto atto di libertà individuale, il consenso andrebbe sempre inteso come revocabile in qualsiasi momento. 

Qualsiasi relazione dovrebbe vederci infatti come soggetti di desiderio, piuttosto che come oggetti di quello di qualcun altro, anche dopo l’espressione del proprio consenso.”

La solidarietà e i pregiudizi sulla vittima

Le reazioni al bacio di Rubiales sono state immediate e di diversa natura. Il mondo dello sport spagnolo, almeno quello composto dalle atlete e dagli atleti, si è immediatamente schierato a fianco della collega.

Sin dai giorni successivi, infatti, la calciatrice ha ricevuto solidarietà e sostegno da parte degli sportivi iberici e non solo. Oltre che da diverse squadre del campionato, anche la Nazionale maschile spagnola ha preso posizione sul comportamento di Rubiales, affidando al capitano della squadra una forte e precisa dichiarazione:

“Vogliamo respingere quello che consideriamo un comportamento inaccettabile da parte del signor Rubiales, che non è stato all’altezza dell’istituzione che rappresenta. Ci poniamo con fermezza e chiarezza dalla parte dei valori che lo sport rappresenta. 
Il calcio spagnolo deve essere un motore di rispetto, ispirazione, inclusione e diversità e deve dare l’esempio con il suo comportamento sia dentro che fuori dal campo”.

La Federazione spagnola, inoltre, ha esonerato il commissario tecnico della nazionale Jorge Vilda, già al centro di polemiche e segnalazioni da parte delle giocatrici che le avevano portate a un “ammutinamento” se le cose non fossero cambiate.

Chiediamo allora ai nostri esperti: quanto è importante per la vittima avere il sostegno e la solidarietà anche di altri atleti?

Maximiliano Herranz Pereira: “Questo sostegno sociale non solo può rafforzare nella vittima la sua consapevolezza dell’abuso, ma è utile anche affinché essa percepisca che le sue emozioni e il suo generale vissuto relativo all’evento vengano pubblicamente accolti e validati, conservando un’immagine di sé positiva.”

La calciatrice, però, ha ricevuto anche espressioni di biasimo: che peso ha il pregiudizio per una vittima?

Emma Lerro: “Il pregiudizio è anche il motivo per cui la mancanza di dissenso viene scambiata per una prova di assenso. In situazioni come quella che ha visto coinvolta Jenni Hermoso, la ricerca scientifica in psicologia mostra che risposte di congelamento (freezing) o immobilità (fright) sono tutt’altro che rare.”

Quali sono le conseguenze psicologiche che queste reazioni possono scatenare nella persona che ha subito violenza?

Maximiliano Herranz Pereira: “Nel caso del sostegno sociale, questo rappresenta sicuramente un fattore protettivo dal punto di vista psicologico, che favorisce una maggiore resilienza di fronte alla situazione. 

Al contrario, nel caso in cui non si riceva sostegno, la persona ha maggiori probabilità di  manifestare segni di malessere come stati d’ansia, episodi depressivi, ruminazioni su quanto accaduto, pensieri distorti e nei casi più gravi, idee autolesive o atti anticonservativi.

Dal punto psicologico, questi eventi possono avere una vera e propria valenza traumatica ed esitare in veri e propri quadri psicopatologici come la depressione reattiva o il disturbo post traumatico da stress.”

conseguenze della violenza
Vie Studio - Pexels

Che peso può avere il non riconoscimento della violenza sulla psiche della vittima?

Maximiliano Herranz Pereira: “Possono esserci due tipi di mancato riconoscimento: da un lato, il non riconoscimento della violenza da parte dell'aggressore può generare sentimenti di rabbia e impotenza nella vittima.

D’altro canto, può accadere che la società non riconosca tale violenza, il che può essere anche  più dannoso, poiché in tal caso e senza gli strumenti adeguati, aumenta il rischio che la persona sviluppi quadri ansioso-depressivi, con tutte le conseguenze negative che questo comporta per l’individuo.”

Emma Lerro: “Il mancato riconoscimento della violenza può generare sentimenti di profonda frustrazione e rabbia nella vittima. Insieme a questa emozione, o in alternativa, la persona può sperimentare confusione e arrivare a dubitare di sé stessa, oppure ad attribuirsi tutta la colpa di quanto accaduto.”

I detrattori di Jenni Hermoso la accusano di aver dichiarato il falso sulla base di un video che la ritrae nei festeggiamenti per la vittoria insieme alle compagne di squadra sull’autobus della Nazionale. 

Può trattarsi di un altro modo per giudicare in anticipo il comportamento della vittima?

Emma Lerro: “Questa narrazione, che presume l’esistenza di un unico modo di reagire a un abuso come quello ‘adeguato’, ritengo sia un esempio di biasimo della vittima. In generale, questo tipo di reazione da parte della società, è lo specchio di una cultura che fatica a riconoscere, e piuttosto tende a legittimare, certi agiti violenti.”

il rischio di abusi nello sport femminile
Frendi Lastra - Pexels

Sport femminile e abusi psicologici

Torniamo per un attimo allo sport. Negli ultimi anni, è stata oggetto di polemica la forte pressione che le atlete subiscono, non solo dal punto di vista agonistico, ma anche a livello psicologico.

Molestie, violenze o abusi di potere, purtroppo non sono state rare nel mondo dello sport femminile; ne è un esempio il caso dell’atleta statunitense Simone Biles che, nel 2018, ha dichiarato di aver subito abusi sessuali dal medico sportivo Larry Nassar.

Cosa si può dire a una persona che fa sport e si sente vittima di questo tipo di abuso? Come può il suo ambiente leggere certi segnali e cercare di aiutarla?

Maximiliano Herranz Pereira: “La cosa più importante è poter chiedere aiuto, far sapere che si stanno verificando abusi. L'ambiente familiare e sociale deve essere informato e mantenere uno sguardo attento sulla situazione attuale del professionista, sul suo contesto professionale, nonché sulla situazione degli altri compagni atleti. Ma, di fronte a qualsiasi indizio di abuso, si dovrebbe avere l’opportunità di instaurare un dialogo costruttivo che permetta di affrontare e risolvere il problema.”

Emma Lerro: “È molto importante far sapere alla vittima che non è sola e che può chiedere aiuto. L’ambiente sociale può aiutare in diversi modi: da una parte contribuendo alla diffusione di una cultura del consenso e del consenso sessuale, dall’altra abbandonando quella visione che attribuisce alle vittime tutta la responsabilità di cambiare le cose, attraverso lo strumento della denuncia.”

L’aiuto della psicologia nei casi di abuso e violenza

A volte, aggressività e violenza possono non causare episodi isolati, ma creare una vera e propria spirale in cui gli abusi vengono ripetuti in uno schema ciclico, dal quale non è sempre semplice uscire.

Non si tratta solo di violenza di coppia, la spirale della violenza può coinvolgere diversi tipi di relazioni che vedono, spesso, agita una violenza psicologica sulle donne (soprattutto, ma non solo) che talvolta si trasforma in atti di violenza fisica.

Emma Lerro: “La psicologia può essere di grande aiuto nelle situazioni di violenza psicologica e fisica. Attraverso un percorso psicologico, i soggetti coinvolti possono avere l’occasione di esplorare le proprie emozioni, lavorare sulla propria autostima e autoefficacia e provare a compiere delle scelte che rispondano ai loro bisogni più profondi.”

Maximiliano Herranz Pereira: “È necessario che avvenga un cambiamento culturale che scardini i pregiudizi e gli stereotipi di genere, che metta al centro il benessere psicofisico della persona e il rispetto reciproco. La terapia psicologica può essere un importante sostegno in questo senso.”

A conclusione del nostro articolo vogliamo ribadire l’importanza di chiedere aiuto nei casi di violenza, sia fisica che psicologica. In Italia, oltre a numerose associazioni che si occupano di sostenere le donne vittime di violenza con gli sportelli antiviolenza, è attivo 24 ore su 24 il 1522, numero antiviolenza e stalking.

In Spagna, l’equivalente numero, attivo sempre 24 ore su 24 è lo 016, promosso dalla Delegación del Gobierno contra la Violencia de Género.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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