Nella famiglia di origine:
- apprendiamo cosa significa essere figlio, fratello, madre o padre, coniuge o genitore;
- sperimentiamo il modo di relazionarci con l’esterno;
- viviamo l’appartenenza e sperimentiamo la separazione.
Tutto ciò porta alla costruzione della propria identità. Frasi come:
- “Nella nostra famiglia non ci sono mai problemi”,
- “In famiglia ci diciamo sempre tutto”,
- “Non ci capiremo mai”, “
- Sei la pecora nera della famiglia”,
creano nel tempo falsi miti di perfetta armonia e condivisione familiare o, viceversa, di capro espiatorio e incomunicabilità.
Miti e copioni familiari: un’eredità silenziosa
I miti familiari sono tramandati di generazione in generazione attraverso il racconto di storie reali o di fantasia: si tratta di storie raccontate e rinforzate all’interno della famiglia d’origine. Come un “copione familiare”, le storie ricordano a ciascun membro:
- ciò che deve e non deve essere;
- ciò che deve o non deve fare;
- i ruoli da ricoprire;
- i valori da perseguire;
- la modalità di relazionarsi con gli altri.
Il “copione familiare” contiene indicazioni sul comportamento da adottare in determinate circostanze, su “chi fa che cosa” nell’affrontare le circostanze della vita e le relazioni interne al nucleo.
I ruoli ereditati dalla famiglia d’origine
È nelle radici dell’organizzazione familiare che vanno ricercati quei rigidi ruoli ereditati dalla famiglia d’origine che ostacolano l’individuazione del singolo. È il mito familiare che definisce, infatti, il mandato che ogni individuo è indirettamente chiamato a portare avanti per non mancare di rispetto e aderire al “patto di famiglia”. Quel “tu sei la causa di tutti i nostri problemi” diviene quindi “tu devi essere la causa di tutti i nostri problemi”.
Per alcune famiglie, anche una piccola deviazione dal “copione familiare” di uno dei membri della famiglia può essere percepita come un tradimento e una minaccia. È proprio quella sensazione di appartenenza al sistema famiglia, ma allo stesso tempo di prigionia e catene, che ci fa provare un sentimento di forte ambivalenza nelle relazioni familiari e non.
Manifestare il disagio familiare tramite un “sintomo”
Capita spesso che proprio quel “tu sei la causa di tutti i nostri problemi” espliciti il disagio provato tramite un “sintomo”, che ha lo scopo di mostrare al sistema familiare un malessere comune a tutti. Quel disagio non è quindi individuale, ma coinvolge il proprio contesto di relazioni significative, è del sistema stesso.
Partendo dall’assunto che l’individuo non è disgiunto dagli altri ma è parte integrante del sistema famiglia, il “sintomo” viene interpretato come messaggio che il singolo lancia alle persone per lui importanti, al suo sistema di riferimento.
L’individuo si fa portatore del “sintomo” e comincia a comportarsi in modo problematico per esprimere un conflitto dell’intero nucleo, mettendo alla luce una disfunzionalità dell’intero sistema; allo stesso modo, il sistema raggiunge e mantiene l’unità attribuendo il ruolo di capro espiatorio ad uno dei suoi membri, che accentra su di sé tutte le difficoltà comunicative, eliminandole così dal resto del sistema. Il “sintomo”, dunque, esprime la disfunzione del sistema e, contemporaneamente, lo mantiene stabile.
Il sintomo è dell’intera famiglia!
In definitiva, il comportamento sintomatico, che di solito è presentato come il problema, non riguarda solo il soggetto che lo manifesta, ma l’intero sistema famiglia, ed è considerato come una risposta ad una situazione per cui il sintomo è funzionale.
Ricordiamoci infatti che il sistema è considerato come insieme che interagisce, dove ogni variazione nello stato di un elemento finisce con il modificare lo stato di ciascuno degli altri.
A chi conviene che tu sia “la causa di tutti i problemi”?
In quest’ottica “tu sei la causa di tutti i nostri problemi” sarà l’espressione di informazioni scambiate, all’interno di un sistema, che hanno un certo effetto e una certa funzione su quel sistema.
Rappresenterà la risposta ad una situazione per la quale è funzionale: avrà quindi una funzione comunicativa. Il “mito familiare” serve a rafforzare la coesione e l’identità del gruppo familiare, modificandosi nel tempo. Se invece si cristallizza, ostacola l’evoluzione della famiglia e la crescita individuale.