Il cambiamento spesso può anche spaventare, quando è vissuto come l’abbandono delle certezze che si possiedono e la perdita di punti fermi. Cambiare per seguire i propri obiettivi, per migliorare se stessi, per adattarsi in modo funzionale al proprio ambiente: il cambiamento è inevitabile perché
- è necessario per il nostro organismo
- ci è utile per affrontare le nuove sfide e possibilità che la vita ci mette davanti
- consente di realizzare pienamente ciò che siamo e i nostri desideri
- ci aiuta a soddisfare le nostre necessità.
La stabilità è considerata, invece, come l’assenza di cambiamento, quel meritato “riposo” dopo un tempo faticoso che divide il prima e il dopo. Perdiamo di vista, nel nostro procedere quotidiano, i continui inciampi che permettono alla stabilità di poter essere realizzata.
Cambiamento e stabilità: due aspetti complementari
Cambiamento e stabilità sono complementari e connessi. Essi:
- non si susseguono l’un l’altro
- non sono contrapposti
- coesistono e interagiscono in maniera continua
- si generano reciprocamente
- sono il presupposto l’uno dell’altro: l’uno esiste con l’altro e grazie all’altro, attraverso un continuo alimentarsi.
La relazione tra stabilità e cambiamento è così salda che riesce a mettere in risalto le caratteristiche che li differenziano:
il cambiamento è inteso non come evento unico, ma come caratteristica dell’essere vivente, come la spinta “vitale” all’adattamento al sistema a cui si appartiene; la stabilità offre, invece, la possibilità di riconoscere se stessi nonostante i cambiamenti e le modifiche, che si susseguono in un continuo scambio tra ciò che è già nostro e ciò che integriamo grazie all’esperienza, alla possibilità di modificarci e alle relazioni con gli altri.
Il valore dell’instabilità
La stabilità è data dai piccoli e impercettibili movimenti che garantiscono il mantenimento dell'equilibrio raggiunto. Nel susseguirsi degli eventi che caratterizzano la quotidianità, queste riflessioni fanno fatica ed emergere e si è più propensi a pensare ai cambiamenti come a grandi modifiche. Ma anche le grandi trasformazioni necessitano di piccole tappe intermedie a volte impercettibili, di sostare in spazi liminali che si trovano a metà strada tra il punto di partenza e di arrivo.
L’esempio che più si avvicina è quello del funambolo che riesce a stare in equilibrio sulla corda grazie al continuo tentennare, alla continua instabilità:
“Un funambolo può restare in equilibrio solo compiendo costantemente dei movimenti irregolari con la sua asta (lo stesso vale per i movimenti del tutto simili compiuti col manubrio della bicicletta). Se ci si proponesse di perfezionare lo stile del funambolo, afferrandone l'asta e impedendo quei disordinati aggiustamenti, egli perderebbe subito l'equilibrio e precipiterebbe. Abbastanza ovvio, non è vero? Sì, ma solo nel caso dei funamboli e dei ciclisti. In tutti gli altri ambiti di vita siamo ben lontani dal capire che l'ordine senza una componente di disordine diviene pericoloso, poiché soffoca ogni possibilità di ulteriore evoluzione”. Paul Watzlawick
L’evoluzione diventa quindi il processo di integrazione tra ordine e disordine, tra equilibrio e cambiamento, tra riconoscimento di sé e integrazione del nuovo.
Cambiamento e stabilità in psicoterapia
La psicoterapia e la relazione terapeutica creano uno spazio in cui è possibile osservare la relazione tra stabilità e cambiamento, che consente di cogliere e soffermarsi:
- sul percorso che si sta compiendo;
- sugli inciampi e sui disordini che si vivono.
È possibile riconoscersi anche nella fatica per il mancato raggiungimento dell’equilibrio.
Possiamo osservarci e riconoscerci come funamboli, la cui asta rappresenta il bagaglio di vita che ci accompagna. Potremo scoprire che ogni piccolo inciampo, ogni disequilibrio rappresenta una grande occasione di crescita.