La percezione di sé, o concetto di sé, è l’idea che ognuno ha di sé stesso in tutte le sue dimensioni:
- da quella fisica a quella sociale;
- da quella spirituale a quella psicologica.
Come è facile intuire, questa può contribuire a sviluppare una percezione negativa e/o distorta di sé stessi. Quando questo accade, la persona è portata a mettere in atto dei meccanismi disfunzionali che agiscono in modo più o meno latente nei contesti di vita e nelle relazioni, impoverendoli o, addirittura, compromettendoli.
Sviluppo del concetto di sé e relazioni familiari
La percezione di sé si sviluppa nel tempo (e continua ad evolversi) attraverso l’esperienza che facciamo di noi stessi:
- in relazione ai diversi ambienti con cui entriamo in contatto;
- attraverso le relazioni e le persone che incontriamo nella nostra vita.
Sebbene le esperienze che nel corso della vita ci condizionano siano molteplici, le relazioni con la famiglia sono quelle che incidono in modo decisivo sull’idea che abbiamo di noi stessi. Questo perché:
- costituiscono legami di attaccamento, di riferimento e significativi;
- ne facciamo esperienza precoce e ripetuta nel tempo.
In che occhi mi specchio?
La funzione del genitore è cruciale: è grazie al suo sguardo e alle caratteristiche che egli attribuisce ai figli che inizia il processo di sviluppo di sé. Egli riflette sul proprio bambino:
- i suoi pensieri;
- quello che sta provando;
- i suoi bisogni.
Rendendoli espliciti ed accessibili al figlio stesso attraverso i gesti o le parole, ne stimola l’interiorizzazione e l’identificazione. Il bambino ha così la possibilità di specchiarsi negli occhi dell’altro e di attribuirsi caratteristiche e capacità anche in relazione alle valutazioni dell’ambiente esterno e, in particolare, agli atteggiamenti dei familiari.
Gli esiti di un’idea negativa di noi
Come per le caratteristiche positive, anche quelle negative si radicano dentro di noi e condizionano, in modo più o meno marcato e più o meno consapevole, l’idea che abbiamo di noi in quanto persone.
Alcune caratteristiche, se sperimentate più volte nel corso della vita, possono incistarsi in noi restituendoci un’idea distorta e negativa e intaccando diverse dimensioni della nostra personalità, tra le quali:
- l’autostima;
- il senso di efficacia;
- l’amore verso noi stessi.
L’autostima: definizione e importanza
L’autostima è la tendenza ad attribuire valore alla propria persona: essa è tra gli aspetti della personalità che maggiormente ci contraddistinguono e che maggiormente contano nella relazione con gli altri.
Esperienze negative in famiglia che ci hanno fatto sentire non all’altezza delle situazioni, non amati e quindi non amabili e non degni di fiducia, ricadono inevitabilmente sul giudizio che diamo alla nostra persona.
Quest’ultimo, a sua volta, influenzerà il modo in cui ci si poniamo nei confronti degli altri. Le persone che si reputano non all’altezza di una situazione sociale potrebbero:
- chiudersi e parlare poco per paura di risultare fuori luogo;
- auto-svalutarsi o, più in generale, sentirsi a disagio;
- imporsi dei limiti scomodi e vincolanti che non permettono di sentirsi sicuri del proprio punto di vista e contribuire in modo propositivo, nonostante la potenziale volontà di farlo.
L’ autoefficacia: cos’è e come mi influenza?
L’autoefficacia è la convinzione relativa alla propria capacità di affrontare le varie sfide che la vita ci pone nei diversi contesti, per esempio: scuola, lavoro, relazioni sentimentali, sport.
Le persone con un forte senso di autoefficacia:
- sono più inclini a immaginare eventi futuri positivi;
- sperimentano un minor numero di emozioni stressanti;
- sono più capaci di organizzare le complesse abilità cognitive necessarie per confrontarsi con ambienti particolarmente impegnativi.
Contrariamente, le persone con una bassa autoefficacia possono:
- sentirsi sfornite di strumenti e risorse per affrontare situazioni sfidanti;
- sentirsi in balia degli eventi e degli altri;
- pensare che il raggiungimento degli obiettivi è grandemente influenzato da fattori esterni e non dalle proprie capacità.
L’amore verso sé stessi: che ruolo gioca nelle relazioni?
L’amore verso sé stessi è la considerazione che ogni individuo ha di sé stesso come persona degna di fiducia e amore. Spesso, le persone che hanno fatto esperienza passata di svalutazioni ricorrenti, denigrazioni, maltrattamenti o trascuratezza, sperimentano una ferita intima relazionale che si ripercuote sull’amore che hanno per sé.
La questione è spesso vissuta nel proprio profondo e non lascia traccia nei pensieri di cui si è consapevoli, sebbene determini:
- un’inconsapevole ricerca di riconoscimento nell’altro;
- un bisogno impellente di trovare qualcuno che curi e guarisca quella antica ferita.
Come migliorare la percezione di sé: il ruolo delle esperienze riparative
La rigidità della percezione di sé può essere migliorata attraverso l’esperienza di relazioni riparative, ovvero relazioni che ci permettono di smontare le idee negative o distorte sulla nostra persona. La possibilità di intraprendere questo genere di rapporti nella vita consente di:
- rivalutare alcune dimensioni fisiche, psicologiche, sociali o emotive;
- dare un nuovo valore alla nostra persona, rivedendo le nostre capacità e aumentando l’amore verso noi stessi.
Sentirsi stimati, efficaci e amati ha un valore importante e da questo può dipendere il cambiamento della nostra prospettiva di vita, oltre che il benessere percepito quotidianamente nei diversi contesti che frequentiamo.
La terapia come esperienza riparativa
Psicologi e psicoterapeuti fungono da guide per l’individuazione di quelle esperienze, anche familiari, che hanno contribuito a intaccare l’idea di sé stessi, sostenendo il riconoscimento dei meccanismi comportamentali o mentali disfunzionali che compromettono o rovinano le relazioni con gli altri e con sé.
Inoltre, l’esperienza di terapia consente di evidenziare i legami e le esperienze già esistenti che sono riparative, ovvero che possono contribuire ad un miglioramento dell’immagine di sé.
Anche la stessa relazione terapeutica è riparativa poiché rappresenta un “luogo” sicuro all’interno del quale sperimentarsi in una luce diversa, uno sguardo in cui potersi specchiare in quanto persone dotate di strumenti, risorse e valore.