Famiglia

Quando il silenzio diventa tossico: i segreti familiari

Quando il silenzio diventa tossico: i segreti familiari
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Elena Perez
Redazione
Psicologa Sistemico-Relazionale
Unobravo
Pubblicato il
7.2.2020

In molti casi, tenere per sé uno spazio di privacy contribuisce a differenziarci e a definire la nostra identità e il nostro ruolo dentro e fuori dalla famiglia. Pensiamo a quanto sia importante mantenere un certo livello di comunicazione riservata all’interno della coppia, oppure a quanto sia frequente che i ragazzi in fase adolescenziale non condividano emozioni, eventi e pensieri con i loro genitori.

Diversamente, quando il segreto riguarda una o più persone della famiglia (anche indirettamente) a cui viene deliberatamente nascosto, costituisce un blocco della comunicazione che impedisce la completa consapevolezza della propria storia e inquina le dinamiche relazionali. Occultare informazioni come:

  • l’origine adottiva dei figli;
  • l’omosessualità di un parente;
  • la presenza di altri figli al di fuori del nucleo familiare;
  • una storia di abuso;
  • gravidanze non desiderate;
  • un suicidio

non solo rischia di generare sfiducia nei confronti di chi detiene il segreto, ma rende confuso il modo di comunicare e di gestire le emozioni all’interno delle relazioni. Inoltre, il segreto familiare, se condiviso soltanto con alcuni membri della famiglia, genera delle coalizioni improprie con il rischio, per chi non ne è a conoscenza, di sentirsi escluso senza conoscere il motivo.

Eren Li - Pexels

L’origine del segreto in famiglia

Conoscere la propria storia familiare e i suoi aspetti più significativi è davvero importante per comprendere bene chi siamo, chi sono gli altri e per costruire con loro delle relazioni funzionali. Il segreto, spesso, si crea con l’obiettivo di evitare il senso di colpa o vergogna per un fatto accaduto, oppure per paura del giudizio, proteggendo così l’immagine sociale dei singoli individui e dell’intera famiglia.

Altre volte, il non detto si genera attorno a eventi traumatici non adeguatamente elaborati, ad esempio lutti o violenze, sperando di limitare la sofferenza emotiva che deriva dal ricordo e dalla condivisione degli stessi.

In altre occasioni ancora, si nasconde per proteggere i propri cari (spesso illusoriamente) dal dolore che potrebbe causare la conoscenza della verità, ad esempio la presenza di altri figli da relazioni extra-coniugali, un suicidio.

Il segreto che perdura nel tempo

In realtà, nonostante sembri che mantenendo il segreto si risparmi della sofferenza, i suoi effetti deleteri possono perdurare da una generazione all’altra. Come avviene questa trasmissione?

Gli sforzi consapevoli per mantenere un fatto segreto nella vita quotidiana non sono mai pienamente efficaci. Anche quando il suo contenuto non viene svelato, il segreto porta per chi lo custodisce un carico emotivo e una responsabilità che condiziona in modo importante il modo di relazionarsi e di comunicare con gli altri membri della famiglia. In queste condizioni, il flusso della comunicazione non può essere genuino e gli scambi appaiono:

  • forzati;
  • pieni di tabù incomprensibili;
  • pieni di contraddizioni tra il linguaggio verbale e non verbale;
  • pieni di reazioni poco coerenti con il “qui ed ora”.
Erik Mclean - Pexels


L’ambiente familiare diventa in questo modo confondente e disorientante. Dal momento che la famiglia è il contesto primario in cui si sviluppano le principali competenze relazionali ed emotive, i fatti accaduti nelle generazioni precedenti tenuti nascosti, potrebbero influire sulle generazioni successive.

Nei casi più estremi, le dinamiche disfunzionali che si instaurano intorno al segreto familiare costituiscono un importante fattore di rischio per l’emergere di problemi a livello psicologico come ad esempio:

  • calo dell’umore;
  • sintomi psico-somatici;
  • difficoltà emotive.


Cosa fare?

Per elaborare l’impatto del segreto familiare è importante essere pronti al cambiamento e alle possibili reazioni avverse dei soggetti tenuti lontani dai fatti. È sicuramente importante:

  • scegliere il momento e le circostanze adeguate;
  • rispettare i tempi di ciascuno;
  • favorire uno stile comunicativo aperto ed empatico basato sull’espressione delle proprie emozioni e sull’accoglienza di quelle altrui.

A volte, vale la pena farsi aiutare da un professionista esperto per favorire la comunicazione e contenere i diversi vissuti emotivi all’interno di un contesto neutro.


Bibliografia

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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