Gli studi condotti sul legame tra musica e neuroscienze ci dicono: “Groove on!”.
I bambini che hanno seguito lezioni di musica in maniera continuativa hanno una memoria verbale migliore rispetto a quelli che non hanno mai suonato alcuno strumento, ed è stato dimostrato che questa capacità permane anche dopo la fine della formazione musicale.
Musica e memoria
I ricercatori Agnes S. Chan, Yim-Chi Ho e Mei-Chun Cheung, dell'Università di Hong Kong, hanno studiato 90 ragazzi di età compresa tra i 6 e i 15 anni. Metà avevano una formazione musicale appresa da lezioni individuali o dalla partecipazione all'orchestra scolastica, l'altra metà non aveva ricevuto un'istruzione di questo tipo: la performance dei giovani musicisti, nei test di memoria verbale, ha superato significativamente quella dei non-musicisti. Per approfondire clicca qui.
Uno studio successivo è stato condotto anche su persone adulte che avevano ricevuto un'educazione musicale prima dei 12 anni. Lo studio ha dimostrato come questa esperienza li abbia resi significativamente più performanti nei compiti di memoria, confermando quindi l'ipotesi che una formazione musicale potesse avere effetti a lungo termine.
La musica è per tutti
L'approccio a uno strumento musicale può essere funzionale anche a livello trasversale, e influenzare la capacità mnemonica nei bambini. È un'attività che per molti può essere vissuta come molto divertente e motivante, rispetto ad altri tipi di percorsi di potenziamento cognitivo più noiosi e ripetitivi.
Inoltre l'apprendimento musicale richiede poche abilità linguistiche, quindi può essere molto adatto ai ragazzi che hanno maggiori difficoltà in quest'area.
La musica è socialità
Suonare può essere anche un forte incentivo per migliorare le funzioni sociali ed emotive nei ragazzi. Il desiderio di essere musicisti è un fattore motivante ed entrare a far parte di una band o di un gruppo, può sicuramente aiutare a ridurre l'isolamento e favorire la socializzazione, creando un forte veicolo espressivo e di auto-liberazione.
Come diceva ironicamente Steve Albini, produttore di tante straordinarie band tra le quali i Nirvana, per proteggere la spontaneità musicale: “Trova persone che pensino come te e mettiti con loro. Fai solo musica che ti appassiona. Lavora solo con persone che ti piacciono e di cui ti fidi. Non firmare niente”.
Musica durante il lavoro o i compiti: aiuta o distrae?
Durante lo svolgimento del loro lavoro molte persone utilizzano musica di sottofondo per rilassarsi, motivarsi o concentrarsi maggiormente. Diversi studi hanno affrontato questa tematica, cercando di verificare l'effettiva funzionalità di questo comportamento, ma ci sono stati risultati contrastanti. Secondo alcuni c'è un miglioramento nella qualità del lavoro, secondo altri questo effetto non c’è.
In generale, la ricerca concorda sull'efficacia positiva del mettere in sottofondo, ad un volume basso, musica strumentale, o per alcune persone, rumori ambientali, che non interferiscano con compiti linguistici, per non sovraccaricare le medesime aree cerebrali.
È vero che un po' di buona musica può far bene anche al corpo?
In uno studio del 2013, sono state coinvolte 60 donne divise in 3 gruppi:
- ad un gruppo è stata fatta ascoltare della musica rilassante;
- ad un secondo gruppo il suono di gocce d'acqua;
- ad un terzo gruppo invece non è stata somministrata nessuna stimolazione sonora.
A tutti i soggetti è stata poi presentata una situazione psico-socialmente stressante e si è potuto verificare che i partecipanti che avevano ascoltato musica rilassante recuperavano più in fretta un equilibrio emotivo rispetto agli altri gruppi, e mostravano un minore rilascio di cortisolo.
Questo effetto è probabilmente dovuto a una “preparazione” del sistema nervoso autonomo che, di fronte allo stress, ha potuto fornire una reazione più equilibrata che ha permesso un ripristino più rapido.
Ascoltare musica aiuta anche la gestione del dolore fisico
Uno studio effettuato su pazienti sofferenti di fibromialgia ha scoperto che quelli che ascoltavano musica per almeno un'ora al giorno potevano giovare di una riduzione significativa nella percezione del dolore. Dopo quattro settimane, i partecipanti che avevano ascoltato musica tutti i giorni mostravano una riduzione dei sintomi depressivi correlati al disturbo.
Una review effettuata nel 2015 su pazienti che avevano subìto un intervento chirurgico, ha confermato questo tipo di benefici. Lo studio ha evidenziato come il prepararsi all'intervento ascoltando musica avesse effetti migliori rispetto all'ascolto effettuato durante, o posteriormente, all'operazione.
Cent'anni di melodie?
Bree Gordon, direttore della Creative Arts Therapies di Palm Beaches ed esperto musico-terapeuta, sottolinea come l'avvicinarsi alla musica e imparare a suonare è un'abilità che è sempre possibile coltivare, in qualunque punto ci si trovi nella propria vita. Persino persone che soffrono del morbo di Alzheimer o di Parkinson possono trarre benefici da questo tipo di attività, se viene dedicato loro il giusto tempo e la pazienza necessaria.