Il pensiero superstizioso, o pensiero magico, consiste nella credenza irrazionale che determinati gesti o comportamenti siano in grado di influenzare gli eventi futuri, a prescindere dalla logica e dalle relazioni di causa-effetto.
La superstizione è un fenomeno che interessa, in varie misure, quasi tutti noi. Come mai il pensiero superstizioso è così diffuso? Siamo alla continua ricerca di senso e coerenza nel mondo che ci circonda. L’universo è complesso, disorientante, è un puzzle pieno di pezzi mancanti. La mente umana è portata per natura a cercare costantemente forme regolari e eventi prevedibili, immaginando cause e forze nascoste.
A cosa serve il pensiero superstizioso?
Poiché la mente è programmata per interpretare il mondo come qualcosa di organizzato, spesso individuiamo forme e strutture che in realtà non esistono. Un esempio è la figura del Triangolo di Kanizsa, quasi tutti notano un triangolo bianco posto davanti a tre cerchi neri, quando in realtà il triangolo non esiste. La mente compensa i lati mancanti del triangolo autonomamente: in assenza di informazioni, operiamo delle aggiunte per trovare un senso in ciò che abbiamo di fronte.
In altri casi vediamo forme e volti nella conformazione delle nuvole o nella disposizione casuale di una serie di oggetti. Di conseguenza, se una persona è incline al pensiero superstizioso, tenderà a cercare nel mondo prove di tutto ciò che non riesce a spiegare ricorrendo ad eventi e forze soprannaturali.
Di fronte a un evento insolito, non siamo in grado di accettare che sia avvenuto casualmente. La stessa cosa accade quando due eventi si presentano in successione: pensiamo che il primo debba aver causato il secondo. Collegando in tal modo gli avvenimenti, interpretiamo le sequenze in termini di causa ed effetto, supponendo che a generarli sia stata una forza sconosciuta. In tal modo incappiamo in errori o bias cognitivi, che ci portano a credere all'esistenza di un legame tra eventi che non hanno alcun collegamento logico.
I comportamenti superstiziosi e l’illusione del controllo
Questo modo di pensare spiega i comportamenti superstiziosi che mettiamo in atto nel tentativo di controllare l’esito di certi fenomeni. Tali comportamenti vanno dall’indossare la camicia “fortunata” il giorno dell’esame, al portare con sé un cornetto portafortuna, al cambiare strada se attraversa un gatto nero, fino all’esecuzione di veri e propri rituali, tanto diffusi ad esempio nel mondo dello sport.
Il famoso tennista Rafael Nadal ad esempio svolge gli stessi gesti scaramantici prima di ogni servizio: tocco sulla spalla sinistra, poi la destra, il naso, sposta i capelli dietro l’orecchio sinistro, di nuovo il naso e infine sposta i capelli dietro l’orecchio destro. A maggior ragione, quando il risultato è imprevedibile, è facile ricorrere a rituali scaramantici, come nel caso del gioco d’azzardo.
4 motivi per cui la superstizione "ci rassicura"
Il pensiero superstizioso è psicologicamente rassicurante, per almeno 4 motivi:
- il pensiero di aver fatto qualcosa per ottenere il risultato sperato fornisce maggiore sicurezza prima di esporsi a una situazione stressante, come una prestazione scolastica o sportiva;
- Compiere un gesto scaramantico fornisce un’illusione di controllo che ha il potere di placare in parte l’ansia. L’illusione può riguardare la possibilità di fare qualcosa per evitare che si verifichi un evento spiacevole o dannoso.
- Vedere gli eventi del mondo come legati da relazioni causa-effetto sembra meno spaventoso di un universo in cui eventi spiacevoli capitano per caso. La superstizione consola l’angoscia dell’imprevedibilità della vita.
- Se tutto per un motivo, allora appare più controllabile. Se tutto è controllabile, allora anche io posso aumentare il mio livello di controllo, o di potere, su ciò che accadrà.
Il pensiero superstizioso nelle altre specie
L’essere umano possiede il cervello più sviluppato tra tutti gli animali, ma forse qualche traccia di pensiero superstizioso si può trovare anche nella mente di altre specie.
Il famoso psicologo Burrhus Frederic Skinner, nel 1947, ideò un curioso esperimento, pubblicato nel Journal of Experimental Psychology, che si riproponeva di indagare il pensiero superstizioso nel piccione. Skinner mise un piccione all’interno di una gabbia dotata di un dispensatore automatico che erogava del cibo a intervalli casuali. L’uccello cominciò a ripetere il comportamento che, in maniera del tutto aleatoria, stava attuando l’attimo prima che arrivasse il cibo.
Sottoponendo diversi piccioni allo stesso esperimento, Skinner rilevò che uno di essi girava ripetutamente su stesso, uno allungava il collo, un altro tirava su la testa con uno scatto, uno sembrava spazzolare con il becco il fondo della gabbia e due dondolavano la testa. Ogni piccione associava erroneamente l’arrivo del cibo al movimento che stava svolgendo l’attimo prima. Questi comportamenti stereotipati non incidevano in alcun modo sull’evento voluto e infatti non erano efficaci nella maggioranza delle occasioni. Tuttavia l’animale insisteva nel ripeterlo. Si trattava di un comportamento superstizioso a tutti gli effetti.
Il meccanismo è lo stesso di quando si mettono in atto comportamenti superstiziosi prima di un esame o un colloquio di lavoro, perché si crede erroneamente che abbiano avuto la capacità di portare fortuna in altre occasioni. Viene rilevata una corrispondenza per così dire “magica” e le stesse azioni, anche dopo diverse volte in cui la strategia non funziona, vengono comunque ripetute.
Quando i rituali assumono il controllo
In alcuni casi è possibile che il pensiero superstizioso e i rituali compromettano in modo significativo la qualità di vita della persona. Nel Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), i rituali magici assorbono una notevole quantità di risorse, in termini di tempo ed energie e se vengono bloccati o rimandati, la persona sperimenta profondi stati di angoscia e senso di colpa.
Non a caso, nel trattamento del DOC, gran parte del lavoro consiste nel coltivare abilità quali la defusione cognitiva dai pensieri ossessivi e l’accettazione: interrompere i rituali significa accettare il rischio che l’evento temuto accada, accettare di sentirsi in colpa, accettare di non avere il controllo. Proprio il concetto di controllo è quello che meglio spiega perché il nostro percorso evolutivo ha mantenuto intatta la tendenza umana al pensiero superstizioso: l’esigenza di rendere prevedibile un mondo di spaventosa incertezza.