Se sentiamo una paura irrazionale e smisurata di qualcosa (anche se essa non rappresenta un vero pericolo, come nella paura degli spazi aperti) ed evitiamo a tutti i costi di entrarvi in contatto, si tratta di una fobia. La fobia si manifesta con ansia intensa direzionata verso uno specifico oggetto o situazione, definiti stimolo fobico. Quando la fobia è scatenata da una specifica categoria, si parla di fobia specifica. Sul Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali troviamo un elenco di fobie specifiche, che sono classificate per tipologia:
- fobia di animali (zoofobia, tra cui rientra ad esempio la paura dei ragni e la fobia degli insetti)
- fobia del sangue, ferite, iniezioni o vomito (emetofobia)
- fobia legata all’ambiente naturale (temporali, altezze o il mare, come nella talassofobia)
- fobia legata a situazioni (come la demofobia oppure la paura di aeroplani o ascensori)
- altri tipi di fobie (come la tanatofobia).
Queste fobie vanno distinte dalla tripofobia, che non è una vera e propria fobia quanto piuttosto una reazione di disgusto e nausea rispetto a immagini ritraenti buchi. Qualsiasi cosa potrebbe provocare una fobia ma, per essere tale, essa deve avere precise caratteristiche.
Nel nostro articolo approfondiremo la megalofobia, che ha il significato di “paura degli oggetti grandi”.
Megalofobia: i sintomi
Il concetto di grandezza è relativo, ma di certo ciascuno di noi riconosce come “grandi” oggetti come grattacieli, navi o montagne. Chi ha la fobia delle cose grandi, in loro presenza prova svariati sintomi che caratterizzano l’espressione di disagio causata da una fobia:
- attacchi di panico o attacchi d'ansia
- eccessiva sudorazione
- vertigini
- nausea
- respirazione irregolare
- battito accelerato.
Alcuni esempi di megalofobia
Alcune fobie derivanti dalla megalofobia sono:
- la paura di alberi grandi
- la paura di montagne molto grandi
- la paura di edifici e case grandi, e in generale di costruzioni di grandi dimensioni come grandi palazzi e grattacieli
- la paura dei grandi monumenti (obelischi, fontane, ecc.)
- la paura delle statue grandi
- la paura dei macchinari grandi
- la paura dei grandi aerei, da cui può derivare la paura di volare
- la paura delle grandi navi.
Tutto ciò che ha grandi dimensioni, dunque, può scatenare un’intensa reazione fisica e psicologica che sfocia nella fobia.
Megalofobia: le cause
La paura delle cose grandi, così come accade per altre fobie, può essere legata a un insieme di fattori come:
- traumi pregressi vissuti dalla persona
- comportamenti in risposta o che abbiamo imparato da quelli di genitori e caregiver
- una vulnerabilità temperamentale a sperimentare i disturbi d’ansia con più intensità.
Non sempre le fobie vengono diagnosticate. Capita però spesso che la persona che ne soffre metta in atto un comportamento evitante che, se a primo acchito sembra dare sollievo, in realtà non fa che innescare un meccanismo nocivo che arriva a minare anche la propria autostima.
Evitare l’oggetto della nostra fobia infatti, non solo contribuisce a convincerci che possiamo vivere un pericolo reale, ma che non siamo all’altezza di affrontarlo.
Megalofobia: la cura
La megalofobia può essere curata? Per certe fobie non è sempre necessaria una cura. Quando però le fobie compromettono il normale svolgersi della propria vita e quotidianità, può essere necessario intervenire. Uno dei metodi consigliati per trattare la megalofobia è la psicoterapia.
Se, ad esempio, la megalofobia ci impedisce di fare una vacanza in crociera, o di salire in un grattacielo per visitarlo come può capitare durante alcuni viaggi, è consigliato rivolgersi a un esperto che possa, passo dopo passo, aiutarci a affrontare la fobia di cui soffriamo.
La terapia cognitivo-comportamentale
Tra le terapie psicologiche utilizzate, una delle più frequenti messe in campo per il trattamento della megalofobia e delle fobie in generale è la terapia cognitivo-comportamentale. In questo genere di approccio viene utilizzata, ad esempio, la tecnica dell’esposizione. La persona viene esposta gradualmente alla situazione o oggetto che genera paura, con l’obiettivo di ridurre via via l’ansia da esso evocata.
La tecnica dell’esposizione si adatta a differenti tipi e gradi di fobia e può essere condotta sia dal vivo che “in vitro”. Ad esempio, se si tratta di megalofobia, non è detto che in sede di terapia il paziente possa trovarsi di fronte a grandi oggetti. Così, viene messa in atto l’esposizione immaginativa, in cui il paziente immagina appunto di essere in presenza dell’oggetto fobico e lo descrive in modo più preciso possibile. A seconda dei casi poi, l’esposizione potrà essere graduata (la persona si espone a situazioni che evocano livelli d’ansia crescente) oppure non graduata; in quest’ultimo caso prende il nome di flooding.
Tra le tecniche più utilizzate in psicoterapia per il trattamento di una fobia troviamo poi:
- la desensibilizzazione sistematica
- l’esposizione enterocettiva
- le tecniche di rilassamento.
Come abbiamo accennato, la fobia deriva dall’associazione di un oggetto o di una situazione a emozioni quali l’ansia e la paura. Un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutare a comprendere meglio questo meccanismo e accompagnare chi ne soffre verso una maggiore consapevolezza, per gestire e superare il problema.
Uno psicologo o psicologa online Unobravo può guidarti in questo percorso: per iniziare basterà compilare il questionario e svolgere il primo incontro conoscitivo gratuito, per scegliere poi se iniziare o meno la terapia.