Famiglia

Le eredità familiari

Le eredità familiari
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Emanuela Pallonetto
Redazione
Psicologa Sistemico-Relazionale
Unobravo
Pubblicato il
7.2.2020


La parola “lealtà” deriva dal latino legalitas e indica una componente del carattere per cui una persona sceglie di obbedire a particolari valori di correttezza e sincerità anche in situazioni difficili, mantenendo le promesse iniziali e comportandosi seguendo un codice prestabilito, sia esso tacito o esplicito.

Ogni rete di relazioni ha come scopo principale quello del mantenimento, della conservazione e dell’evoluzione del sistema da cui è regolata. Lo psichiatra Ivan Boszormenyi-Nagy dice:

“un copione familiare è un codice inespresso che guida i vari contributi dei singoli. Questo codice determina la scala di equivalenza di meriti, vantaggi, obblighi e responsabilità. L’impegno, la devozione e la lealtà sono le determinanti più importanti dei rapporti familiari.” 

Possiamo dire dunque che ereditiamo un bagaglio enorme dai nostri familiari! Per questo tendiamo ad accettare determinate situazioni per paura di perdere l’amore, l’attenzione e l’affetto della nostra famiglia. Questo è del tutto normale: nessuno vuole essere respinto dal proprio nucleo familiare. Nonostante ciò, le persone sono capaci di servirsi di questo “potere” emotivo e giocare con i “contratti familiari”.


Cosa sono i contratti familiari?

I contratti familiari che si vengono a creare tra i componenti della famiglia sono il risultato di un mix di aspettative, che possono assumere una connotazione pericolosa nella realizzazione personale.

Quando parliamo con persone esterne al nostro nucleo familiare e osserviamo delle differenze rispetto al nostro solito modo di affrontare determinate questioni, ci rendiamo conto di come sono strutturati i nostri pensieri e dei comportamenti che ne derivano. Questa consapevolezza, il più delle volte, ci coglie di sorpresa: è come se per la prima volta vedessimo diventare nostre le idee che prima appartenevano solo alla nostra famiglia.

Bruno Bueno - Pexels

A volte possiamo renderci conto che queste idee sono assolute e non lasciano spazio all’individualità. Per fare alcuni esempi pensiamo

  • all’artista cacciato dalla sua famiglia perché non vuole seguire le orme professionali degli altri suoi componenti
  • alla donna costretta a fare la casalinga solo perché in famiglia nessun'altra lavora
  • a chi desidera trasferirsi all’estero ma rinuncia per il timore di ferire la sua famiglia
  • al figlio costretto ad appassionarsi al calcio perché tutti i suoi fratelli lo praticano
  • a chi non vuole proseguire l’attività storica di famiglia e fare altro.

Stessa sorte accade per le etichette: il bravo ragazzo, l’imprenditore, il simpatico, il bello, e via così. Quanto queste rigide definizioni di noi stessi ci condizionano nel raggiungimento dei nostri obiettivi di vita?

Chi sono io?

Assorbiamo le idee della nostra famiglia, le tradizioni e le aspettative che ci vengono trasmesse ma, arrivati a un certo punto della nostra vita, potremmo iniziare a farci delle domande sul mondo. Più diventiamo grandi, più questa esigenza diventa legittima.

Noi siamo ciò che apprendiamo. È per questo motivo che molto spesso ci lasciamo trasportare da ciò che ci hanno trasmesso i nostri familiari senza pensarci troppo. A volte però sono proprio idee e valori assimilati dalla famiglia che possono giocare contro di noi: le lealtà diventano dannose.

Alcuni, per esempio, possono credere che il matrimonio debba durare una vita intera solo perché i propri genitori sono stati sempre insieme sacrificando la propria felicità e i propri spazi in nome della famiglia. Queste persone potrebbero ritrovarsi ad essere infelici nelle proprie relazioni e non riuscire a capire che non sono obbligate a proseguirle.

Mike - Pexels

Tagliare questi fili invisibili

Riconoscere le nostre eredità familiari ci permette di conoscere meglio anche noi stessi e i motivi che ci spingono ad avere un determinato comportamento. E se ci accorgessimo che rispettare tutto ciò che la nostra famiglia ci ha trasmesso non ci rende felici? Questa consapevolezza potrebbe essere il primo passo per ampliare la nostra possibilità di scelta.

Una cosa molto utile da fare può essere quella di scrivere una lettera a noi stessi: cosa immaginiamo di riuscire a fare senza quei fili e quei legami che ci costringono?


Bibliografia

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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