La nascita dei figli è una delle fasi fondamentali del ciclo vitale di ogni coppia. Ogni transizione innesca una crisi dell’omeostasi familiare, modifica equilibri consolidati e offre l’opportunità di osservare le dinamiche della famiglia, dando modo di cambiare le relazioni interne.
Il periodo di attesa dell’arrivo di un terzo, ovvero del bambino, è il momento in cui è necessario iniziare a riorganizzare gli spazi fisici e mentali. Questo compito evolutivo può causare una crisi di coppia, che dovrà affrontare diverse sfide di sviluppo, più ardue nel caso in cui si parla di coppia mista.
Quali sono le sfide della genitorialità nelle coppie miste?
Il tema della genitorialità nelle coppie miste non è ancora del tutto sdoganato, né all’interno delle famiglie, né in ambito sociale. La diversa appartenenza etnica di ciascun partner può influire sulla gestione della genitorialità, dovendo condividere non solo ciò che è simile, ma anche e soprattutto ciò che è differente.
I diversi saperi e modelli genitoriali ereditati dalla propria cultura, infatti, devono essere conciliati tra loro. In questi casi, quindi, la sfida dei futuri genitori è doppia:
- la negoziazione della coppia riguardo le aspettative culturali alle quali sentono di appartenere, e della percezione che hanno delle funzioni da svolgere;
- il compromesso dei compiti genitoriali riguardo alle scelte educative del figlio, tenendo in considerazione le diversità culturali e il contesto sociale in cui il bambino nasce.
L’educazione dei figli
La biculturalità attiva dinamiche familiari che coinvolgono fin da subito il tema della doppia appartenenza ed il bisogno di far conciliare le aspettative delle rispettive famiglie d’origine che non sempre trovano un equilibrio. Alcune delle scelte che i neo-genitori si troveranno a svolgere saranno:
- la scelta del nome: è un passaggio che tutte le coppie affrontano, si tiene in considerazione la tradizione familiare di dare il nome del nonno o della nonna, ma nella coppia mista entrano in gioco anche i fattori sociali. Viene spesso scelto un nome che possa facilitare il figlio ad entrare in società, un nome corto e facile da pronunciare, o che sia attinente alla cultura nella quale si è scelto di vivere.
- l’insegnamento delle lingue (bilinguismo): è il desiderio che si riscontra maggiormente nel genitore che non vive nella sua terra natia. Questa scelta lo aiuta a sentire di non perdere la propria cultura di appartenenza e di riuscire ad esprimere un livello di intimità ed emotività con il figlio che non si riesce ad esprimere in un’altra lingua;
- l’educazione religiosa: questo tema può essere un terreno scivoloso per i neo-genitori che hanno un matrimonio interreligioso. La probabilità di entrare in crisi è più elevata a seconda del significato che i partner attribuiscono al culto. Molto spesso si accetta facilmente la diversa appartenenza religiosa del coniuge, ma nel momento in cui ciò coinvolge i figli, la scelta implica il condividere norme e valori importanti per i partner e la cultura d’origine.
La doppia identità culturale: perdita o valore aggiunto?
I contesti in cui si forma l’identità di tutti i bambini sono la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari e il luogo in cui vive, ma i figli delle coppie miste hanno più modelli culturali a cui fare riferimento. Sì tende a pensare che i figli di coppie miste non siano integrati nella cultura in cui nascono e neanche in quella dei loro genitori venendo classificati come una categoria minoritaria.
La disapprovazione sociale nei confronti del bambino e della coppia mista può influenzare negativamente lo sviluppo identitario e l’integrazione biculturale del bambino. Tuttavia non ci sono sempre risvolti negativi anzi, la complessità che il bambino apprende arricchisce enormemente le sue competenze, dandogli modo di poter affrontare un mondo in continuo cambiamento in cui la diversità e l’incontro tra culture sono alla base di questa evoluzione.