Famiglia

La famiglia del giocatore d’azzardo: come riconoscere e affrontare il problema

La famiglia del giocatore d’azzardo: come riconoscere e affrontare il problema
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Greta Pisano
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Relazionale Integrato
Unobravo
Pubblicato il
7.2.2020

Non è facile capire di avere un giocatore compulsivo in famiglia. Questa dipendenza, a differenza di quella data dalle droghe o dall’alcol, non lascia segni evidenti. Ci sono però comportamenti che sono campanelli d’allarme. I primi segnali di una dipendenza dal gioco sono:

  • inspiegabili assenze da casa; 
  • continue menzogne riguardo gli spostamenti; 
  • continua scarsità di denaro; 
  • trascuratezza nel lavoro o nello studio, in famiglia, nella salute e nell’aspetto;
  • sintomi di astinenza, come l’agitazione quando non è possibile giocare;
  • sbalzi d’umore
  • perdita degli amici e della vita sociale.

Gli effetti sulla famiglia

Il giocatore d’azzardo arriva gradualmente a perdere tutto, sia sul piano relazionale che economico. Tale perdita porta ad un fallimento personale e richiede implicitamente l’intervento della famiglia che cerca di recuperare il recuperabile, cercando inoltre di nascondere la vergogna di quello che sta capitando realmente.

Quando in una famiglia è presente un giocatore patologico, la funzione affettiva dei suoi membri muta radicalmente: il giocatore occupa la mente e gli impegni di tutti coloro con cui vive e raramente resta lo spazio psicologico per occuparsi dei bisogni emotivi di altri.

Intraprendere un percorso terapeutico è la soluzione per affrontare il problema. Il più delle volte, però, un giocatore non ha consapevolezza di avere bisogno di aiuto perché crede di poter smettere quando vuole. Per questo, spesso i familiari si ritrovano a dover “costringere” il giocatore ad intraprendere tale percorso.

Pavel Danilyuk - Pexels

Il sintomo come espressione di un malessere familiare

Il sintomo manifestato dal singolo individuo spesso è indice di qualcosa di disfunzionale all’interno del sistema in cui vive. Nella famiglia, giocare d’azzardo può essere un modo per cercare di mettersi in relazione con l’Altro, anche se attraverso un comportamento autodistruttivo.

Generalmente, il sistema da cui si proviene è un “sistema rigido”: il gioco diviene il prezzo da pagare pur di mantenere le proprie regole e conservare il proprio equilibrio omeostatico. Il sintomo, oltre ad essere l’espressione di un malessere profondo è anche una richiesta di aiuto verso il cambiamento del singolo individuo e del suo sistema familiare.

Come affrontare il problema?

Per affrontare il problema bisogna tenere conto di due fattori:

  • il malessere familiare;
  • il malessere individuale.

La terapia familiare

Nel trattamento del gioco d’azzardo patologico è importante coinvolgere la famiglia al fine di aiutare chi soffre di ludopatia ad accettare che:

  • il gioco d’azzardo è una malattia;
  • anche le relazioni tra di loro possono essere malate e devono essere modificate.

Nella terapia familiare, l’individuazione e la trasformazione degli elementi disfunzionali porta al cambiamento, cioè a:

  • nuovi equilibri;
  • nuove regole di convivenza;
  • un nuovo modo di comunicare e di relazionarsi.
Anthony Shkraba - Pexels

La psicoterapia individuale

Uno degli obiettivi della terapia individuale è quello di lavorare sulla erronea percezione del concetto di “casualità”. Il giocatore crede di poter prevedere gli esiti del gioco e controllare le vincite. In tal modo si sviluppano credenze distorte, come ad esempio pensare erroneamente che perdere molto aumenti le probabilità di vincite future.

La terapia individuale si propone di:

  • mettere in discussione le credenze distorte;
  • sviluppare abilità sociali e produrre gratificazioni alternative;
  • lavorare sulla prevenzione delle ricadute.

L’Istituto Superiore di Sanità mette a disposizione un numero verde nazionale a cui rivolgersi in caso di problemi legati alla dipendenza dal gioco d’azzardo: il numero è 800 55 88 22.

Bibliografia

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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