Le motivazioni che spingono una persona ad iniziare un percorso di psicoterapia possono essere molteplici. In questo articolo mi soffermerò in particolare su quella che a mio avviso è la condizione principale che porta a varcare la porta dello studio di psicoterapia e cioè la percezione che si stia attraversando un momento di crisi psicologica.
Che cosa significa avere una crisi psicologica? Le manifestazioni di tale crisi sono soggettive, specifiche e tipiche di ogni singola persona. Tra le principali e più diffuse si possono ad esempio rintracciare:
- ansia
- angoscia
- sintomi somatici legati al corpo
- comportamenti rabbiosi
- difficoltà nel gestire la frustrazione
- difficoltà di carattere relazionale che emergono nell’incontro con gli altri
- crisi di coppia e del sistema familiare.
Se si dovesse però cercare una definizione quanto più ampia e che possa accogliere le diverse sfumature e manifestazioni di “crisi psicologica”, sicuramente si potrebbe definire “Una perturbazione o improvvisa modificazione nella vita di un individuo, che può portare con sé effetti più o meno gravi e duraturi.” Un momento, quindi, particolarmente difficile nel quale ci si sente vulnerabili e si attraversa la rottura dell’equilibrio preesistente che fino a quel momento è stato invece funzionale e funzionante.”
Quali domande porsi di fronte ad una crisi: ampliare lo sguardo
La crisi porta con sé tanti modi con cui è possibile affrontarla, interpretarla e dargli senso. La mia personale visione, che mi guida nella stanza di terapia e che mi permette di aiutare chi si rivolge a me, si connette ad uno sguardo di stampo psicoanalitico. Per cui, le domande che sempre mi pongo e accompagno l’altro a porsi sono:
- Che cosa, attraverso questa crisi, si sta ripetendo della sua storia?
- Cosa sta cercando di elaborare e risolvere?
- Come mai proprio ora?
Per rispondere a tali domande è necessario guardare oltre il sintomo e la sua manifestazione più concreta. Pensare la crisi come possibilità di cogliere un conflitto interno doloroso e misterioso.
In questo modo si aiuta il paziente a comprendere ancor prima di risolvere. In maniera provocatoria direi che la crisi non vada ostinatamente combattuta: va di certo contenuta ma anche valorizzata, ringraziata perché in qualche modo rappresenta e indica una strada da percorrere dentro di sé, nella direzione del poter essere più sereni e sperimentare un perduto o mai raggiunto senso di benessere.
Che cosa si ripete?
Il malessere, manifestazione di un conflitto, come sostenuto da Freud, è l’espressione della forza psichica che conduce tutti gli sforzi a zero, la tendenza inconscia a ripetere sempre gli stessi errori, è:
“tutto ciò che è rimasto capito male e che ritorna sempre, come un’anima in pena che non ha pace finché non ottiene soluzione e liberazione.” S. Freud
È la tendenza della persona a mettersi in situazioni penose, ripetendo vecchie esperienze del passato, delle quali però non ricorda nulla: una condizione in cui “l’azione sostituisce il ricordo”.
In questa ottica, nella stanza di incontro, il tempo e lo spazio non sono solo quelli del qui ed ora, ma ritornano anche ad essere tempi e spazi passati, che si esprimono e trovano strada nella relazione con il terapeuta. Si verifica quello che, ancora Freud, definì transfert e cioè l’inconscio trasferimento nella relazione con il proprio psicoterapeuta, di contenuti passati e antichi, inaccettabili e rifiutati.
Affrontare la crisi come opportunità
Intendere la crisi in questo modo permette di coglierne tutta la sua preziosità e valore, come qualcosa che porta con sé molto più che un comportamento disfunzionale del momento o un sintomo, ma una storia, un legame con qualcosa che finalmente può essere accolto, guardato e trasformato.
Le dinamiche relazionali del passato e ciò che accade nell’incontro specifico tra quel paziente e quel terapeuta, si intrecciano costantemente e costruiscono un dialogo continuo. È importante potersi concedere tutto il tempo necessario, affinché quella crisi che ha spinto dolorosamente il paziente a capirne di più, possa trasformarsi in un’opportunità di crescita, di attribuzione di un nuovo senso delle cose e di nuovo equilibrio. Tutto questo attraverso un affascinante viaggio introspettivo che la persona non affronta da sola ma insieme al proprio terapeuta.