Crescita personale

I videogiochi: rischi o risorse?

I videogiochi: rischi o risorse?
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Federica Fiumara
Redazione
Psicologa ad orientamento Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020
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Mentre una volta la socializzazione e la crescita erano affidati ai cortili e alle strade, adesso il terreno di sviluppo di bambini e ragazzi sembra essere Internet. La pandemia che stiamo vivendo a causa del virus Covid-19 e le restrizioni a cui siamo andati incontro, hanno determinato un maggiore utilizzo dei videogiochi, sia a livello di durata che di frequenza.

Reale vs Virtuale

I videogiochi e la rete hanno cambiato il significato di “reale” e “virtuale”, perché hanno modificato il modo di conoscere le cose e le relazioni tra le persone. Realtà e virtuale si influenzano reciprocamente, la tecnologia interviene sulla realtà e la modifica così come la realtà modifica ciò che è virtuale. 

Lo scopo dei videogiochi è infatti quello di farci evadere dalla quotidianità per proiettarci in un mondo alternativo. In un videogioco spesso il giocatore vive avventure incredibili, ha delle caratteristiche che gli permettono di sentirsi più forte, di affrontare le difficoltà e superare gli ostacoli: componenti che potrebbero influenzare l’identità e l’autostima del gamer.

In alcuni individui l’utilizzo dei videogiochi assume la funzione di “contenitore” di malesseri e disagi molto profondi che, delle volte, sfociano in una vera e propria dipendenza e, nel caso degli hikikomori, portano a un completo isolamento sociale.

Lucie Liz - Pexels

Dipendenza da Internet o dai videogiochi

La dipendenza da videogioco viene descritta, all’interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5) con il termine di Internet Gaming Disorder, ed è caratterizzata da:

  • un utilizzo ricorrente e persistente di internet per giocare, che porta ad un disagio significativo identificato da sintomi che si presentano nell’arco di 12 mesi;
  • una serie di comportamenti persistenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita;
  • una difficoltà nel controllo dei comportamenti disfunzionali, che influenzano in maniera negativa la vita personale, familiare e sociale della persona con conseguenze che anche fisiche, dai disturbi del sonno ai problemi alimentari.
  • la centralità che i videogiochi assumono nella vita di una persona: tutto ruota attorno al bisogno di giocare e all’incapacità di interrompere il gioco;
  • alterazioni dell’umore: un’alternanza tra stati d’euforia e d’eccitazione, stati d’apatia, sofferenza e irritabilità (come avviene con le dipendenze da sostanze o alcool) quando si è lontani dal videogame.

Possono subentrare anche sintomi più gravi, che si manifestano a livello fisico: cefalee, attacchi epilettici, ansia, depressione, dimagrimento eccessivo. Per questo è fondamentale riconoscere i campanelli d’allarme e affrontare il problema senza sottovalutarlo.

Ketut Subiyanto - Pexels

Alcuni suggerimenti per il futuro

Tutte le ricerche sono concordi nell’affermare che il videogioco è un amplificatore di ciò che il soggetto vive: può essere pertanto il segnale e l’esternazione di un eventuale malessere, non la causa. Nonostante il pensiero comune, il video gioco non genera aggressività nei gamers e non li induce a mettere in pratica comportamenti pericolosi e rischiosi.

I videogiochi, se utilizzati con criterio, possono invece stimolare funzioni cognitive e relazionali:

  • migliorano la memoria e la concentrazione;
  • potenziano le capacità di problem solving e multitasking;
  • costituiscono fonte di apprendimento.

I videogame vengono anche utilizzati all’interno di contesti clinici e psicoterapie: l’utilizzo di videogiochi facilita, secondo alcune ricerche, la relazione terapeuta-paziente ed è utilizzato con successo in situazioni di disturbi d’ansia o del comportamento. Ciò nonostante le ricerche sugli effetti positivi dei videogiochi sono ancora poche, così come ancora poco diffusa è l’azione di prevenzione sulla dipendenza da Internet e videogame, fondamentale da primi anni di vita fino all’età adulta.


Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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