Quando si parla di famiglie omogenitoriali sono ancora tanti i dubbi che sorgono a proposito dello sviluppo psicologico dei bambini in questi contesti. Queste perplessità sono alimentate spesso anche da una propaganda politica strumentale poco aperta e poco scientificamente fondata. Ma cosa ci dice la ricerca a questo proposito? Gli studi che hanno affrontato il tema in maniera rigorosa, negli ultimi anni, sono numerosi: vediamo insieme i risultati più significativi.
Oggi non è più possibile parlare di famiglia descrivendola solo in base alla sua struttura perché, ormai da anni, si è avviato un processo di pluralizzazione delle famiglie. Così vediamo coesistere nella nostra società famiglie:
- allargate
- ricomposte
- multietniche
- unipersonali
- monogenitoriali
- omogenitoriali
- adottive.
Ciò che conferisce identità alla famiglia non è dunque la sua struttura ma l’intreccio delle relazioni che si sviluppano al suo interno caratterizzato da reciprocità, generatività, sessualità, amore.
La funzione genitoriale
Rispetto alla crescita dei figli ciò che caratterizza il legame è la funzione genitoriale, un complesso sistema che include le rappresentazioni di sé, dell’altro e della relazione. Una condizione fondamentale dell’essere umano, espressione di benessere reciproco, realizzazione congiunta di sé e dell’altro.
Tale funzione è indipendente da altre condizioni quali possono essere coniugalità, identità di genere e persino psicopatologia.
Pregiudizio e sfide all’omogenitorialità
Uno dei problemi che principalmente si pone la società nei confronti delle famiglie omosessuali è la stigmatizzazione omofobica ed eterosessista a cui potranno andare incontro i bambini che vivono in una famiglia di questo tipo, durante la fase della socializzazione.
Purtroppo, nonostante la società stia facendo lenti passi avanti da questo punto di vista, qualsiasi tipo di diversità fatica ad essere accettato: anche i bambini che vivono in condizioni svantaggiate, con difetti fisici o persino con disabilità vengono spesso presi in giro. Non vi è qualcosa di particolarmente svantaggioso nella diversità omosessuale ma è necessario:
- progredire verso una crescente sensibilizzazione della società e apertura mentale;
- disinnescare gli automatismi e le generalizzazioni e far parlare i protagonisti.
In realtà, più i genitori sono a proprio agio con la propria sessualità, più i bambini impareranno a contrastare i pregiudizi e a sviluppare strategie adeguate per affrontare l’omofobia.
Cosa ci dice la ricerca?
I timori espressi dalla società sull’influenza che genitori omosessuali possono avere sullo sviluppo psicologico dei figli sono in particolare:
- che lo sviluppo dell’identità sessuale possa essere alterato, con difficoltà nell’acquisizione dell’identità di genere o sviluppo di un orientamento omosessuale;
- che altri aspetti dello sviluppo dei bambini possano essere compromessi;
- che essi possano presentare disturbi psichiatrici, di personalità, problemi comportamentali, di adattamento scolastico o del concetto di sé;
- che incontrino difficoltà nelle relazioni sociali dovute alla stigmatizzazione della loro condizione familiare.
L’omosessualità e la psicologia dei figli
Nel 2005 l’American Academy of Pediatrics incaricò una serie di associazioni scientifiche e sociali, professionali e governative, di avviare uno studio per esaminare gli effetti dell’omosessualità di uno o entrambi i genitori sulla salute psicologica dei bambini. Venne passata in rassegna tutta la letteratura scientifica disponibile su:
- personalità, comportamento, capacità educative e livello di adattamento dei genitori;
- sviluppo emotivo e sociale dei bambini;
- identità di genere e orientamento sessuale dei bambini.
I ricercatori giunsero alla conclusione che non c’è una relazione tra l’orientamento sessuale dei genitori e l’adattamento emotivo, psicosociale e comportamentale dei figli. Non vi è alcuna differenza per quanto riguarda sintomi depressivi, autostima, rendimento scolastico e capacità di sviluppare relazioni sociali e affettive. Anche per quanto riguarda l’orientamento sessuale dei figli, tutte le ricerche fin qui svolte evidenziano come non ci sia alcuna prevalenza di omosessuali in figli cresciuti in contesti omogenitoriali.
Alla ricerca del confronto: un grande supporto in Italia
La mancanza di riconoscimenti legali di queste famiglie le priva del supporto sociale di cui invece le coppie eterosessuali godono già dal momento della loro formazione e che dunque danno per scontato. È anche per questo motivo che nel 2005 nasce in Italia Famiglie Arcobaleno, un’associazione fondata sul modello francese, che promuove il dibattito pubblico sull’omogenitorialità e per la tutela di tali formazioni sociali.
L’Associazione, con sede legale a Milano e iscritti in tutte le regioni italiane, svolge numerose attività:
- si batte affinché trovino spazio nella legislazione italiana norme a tutela dei diritti dei figli delle coppie conviventi;
- offre servizi di supporto didattico e psico-giuridico alle famiglie e agli educatori scolastici, promuovendo attività culturali e spazi d’incontro per famiglie e bambini;
- pubblica newsletter informative.
Come leggiamo sul sito ufficiale, l’Associazione si promuove in particolare di:
- ripensare il tema della famiglia e promuovere intorno ad esso un cambiamento culturale, sociale e politico;
- favorire il confronto tra genitori o aspiranti genitori omosessuali e diffondere gli strumenti culturali necessari alla crescita dei loro figli;
- essere luogo di accoglienza e di sostegno per i genitori omosessuali che si trovino in difficoltà legate a separazione, coming out con i figli o altro.
Le coppie omosessuali si trovano oggi a lavorare giorno per giorno per sé e per i propri bambini contro i messaggi sociali di omofobia o transfobia. Forse è il momento che ognuno di noi faccia la propria parte e difenda i valori del rispetto reciproco, dell’accoglienza, della tolleranza, dell’ascolto dell’altro e della fiducia.