Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), ha dei precisi criteri per la diagnosi dell’enuresi:
- una ripetuta emissione di urine nel letto e nei vestiti;
- una frequenza di due volte la settimana per almeno 3 mesi consecutivi;
- si manifesta in bambini di almeno 5 anni di età;
- un comportamento non dovuto esclusivamente all’effetto fisiologico diretto di una sostanza o di condizioni mediche generali.
L’enuresi
Come già accennato, l’enuresi è un problema che si riscontra prevalentemente in età pediatrica e riguarda la perdita involontaria di urina. Si distinguono due sottotipi di enuresi: quella notturna e quella diurna.
L’enuresi notturna e diurna
L’enuresi notturna è caratterizzata da una perdita involontaria e intermittente di urina durante il sonno, nei bambini di età superiore ai 5 anni e in assenza di un altro disturbo fisico che giustifichi la minzione involontaria. Ha una base genetica (la familiarità è stata riscontrata in quasi l’80% dei casi) ed è più frequente nei maschi. Il disturbo è risultato associato a:
- stipsi ed encopresi;
- problemi cognitivi;
- disturbi dell’attenzione;
- disturbi psicologici e comportamentali.
L’enuresi diurna, quindi la perdita di urina che si manifesta maggiormente durante il giorno, è più comune nelle femmine che nei maschi ed è rara dopo i nove anni.
Enuresi primaria e secondaria
Se il bambino è incontinente per almeno sei mesi si tratta di enuresi primaria. Parliamo invece di enuresi secondaria se il bambino ha mostrato periodi di continenza di almeno sei mesi e presenta poi una ricaduta.
Tra le cause dell’enuresi secondaria vanno annoverate sia cause fisiologico-mediche che psicologiche. Molte ricerche sottolineano come i bambini che soffrono di enuresi secondaria hanno più problemi psicologici dovuti ad eventi stressanti, come per esempio la nascita di un fratellino o il coinvolgimento in incidenti stradali.
Quando possiamo dire addio al pannolino?
Spesso è possibile rintracciare l’origine dell’enuresi anche in un’educazione sfinterica precoce. I problemi psicologici che accompagnano tale disturbo possono essere importanti, soprattutto se gestiti con rimproveri e mortificazioni da parte degli adulti.
Il bambino a cui viene troppo presto il controllo sfinterico rispetto alle sue facoltà, in un periodo evolutivo successivo può arrivare ad utilizzare l’enuresi come forma di comunicazione di disagio tra lui e i genitori.
L’educazione al controllo della minzione richiede molta attenzione e cura. È importante che il bambino sia pronto da un punto di vista cognitivo e in particolare linguistico, perché deve essere in grado:
- di trattenere le urine;
- di comunicare il bisogno al genitore.
Qualche consiglio
È importante che in casa ci siano le migliori condizioni che permettano al bambino di accettare di buon grado questo cambiamento. Il piccolo:
- va coinvolto in questo processo facendo in modo che possa scegliere lui se utilizzare il riduttore per il water o il vasino, permettendogli di scegliere il colore o le decorazioni che preferisce;
- dovrebbe percepire la situazione come un’attività condivisa, quindi è bene che scelga per sé anche le mutandine che serviranno;
- va accompagnato in bagno all’inizio con una certa regolarità, permettendogli anche di restare un po’ di più del necessario.
Ricordiamo anche che:
- tale processo non dovrebbe essere messo in atto durante altri periodi di cambiamento stressante per il bambino, come per esempio un cambio di domicilio, l’arrivo di una sorellina o un fratellino, l’abbandono del ciuccio;
- il bambino non deve essere scoraggiato (idem per il genitore) in caso di incidenti;
- ogni successo andrebbe colto come occasione per complimentarsi con il bambino.
- tutte le persone che si occupano della cura del bambino (nonni, tate, genitori e maestre) dovrebbero cooperare allo stesso modo e con le stesse modalità.
Trattamento
Per il trattamento dell’enuresi la terapia cognitivo comportamentale coinvolge attivamente sia i genitori sia il bambino. È necessario infatti che ognuno assuma un ruolo specifico per favorire la risoluzione del problema: questo determinerà la riuscita o meno del trattamento.
Osservazione
L’osservazione è una parte fondamentale dell’intervento: verranno date delle schede ai genitori che per almeno 2 settimane dovranno:
- prendere nota degli incidenti enuretici notturni dei loro figli;
- identificare qual è la fascia oraria critica in cui avvengono le perdite di urina (perché spesso diventano abitudini inconsapevoli).
Il tutto senza mai svegliare il bambino.
Psicoeducazione
La fase psicoeducativa permette ai genitori e al bambino di:
- conoscere meglio il disturbo;
- sapere cosa ha mantenuto nel tempo il problema;
- cosa occorre modificare, sia durante il giorno (come le pratiche igieniche quando si va in bagno), che durante la notte (come eliminare il pannolino o svegliarsi per andare in bagno).
Attenzione anche a non avere troppa fretta di cambiare: spesso le aspettative degli adulti creano una forte pressione sul bambino e ciò rischia di rinforzare uno stato di tensione che non giova al superamento del problema.