Gravidanza e maternità
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La psicosi puerperale: cause, sintomi e terapia

La psicosi puerperale: cause, sintomi e terapia
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Diletta Giardi
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico-Interpersonale
Unobravo
Pubblicato il
17.2.2023

Con molta probabilità alcuni di voi non avranno mai sentito parlare di psicosi puerperale. La nascita di un bambino viene infatti considerata un momento di pura gioia e allegria. Parenti e amici festeggiano, si congratulano con i nuovi genitori e dalla neomamma si aspettano che sia sempre sorridente e raggiante di felicità. Le persone danno per scontato che una donna o un uomo che hanno avuto da poco un bambino siano al settimo cielo, ma è veramente sempre così?

In realtà l’arrivo di un bambino può suscitare emozioni e sentimenti contrastanti e non è raro sentire di neo papà in crisi o di neo mamme che provano un misto di felicità e paura, gioia e ansia per ciò che l’attende. Tra le sfide ci sono il nuovo ruolo di genitori da assumere e le modificazioni del rapporto di coppia dopo la nascita di un figlio. Ma quando tutto ciò diventa un serio problema per la salute psicologica della madre? 

Le paure di una donna che sta mettendo al mondo un bambino possono manifestarsi 

  • prima della nascita o durante il parto, come nella tocofobia e paura del parto
  • dopo il parto, quando le neomamme possono sentirsi tristi, perse e impaurite.

Ormai siamo abituati a sentir parlare di depressione post partum e baby blues, ma talvolta il quadro sintomatico è molto più grave, tanto da sfociare in una psicosi puerperale. In questo articolo approfondiremo la psicosi post-partum tracciandone una definizione, individuando le possibili cause, i sintomi e le possibilità di cura.

Psicosi puerperale: cos’è

La psicosi puerperale fa parte dei disturbi che si verificano nel periodo perinatale, in cui troviamo anche la depressione (dopo o durante il parto). Immaginiamo un continuum che colloca da un lato depressione post partum e psicosi post partum dall’altro. I disturbi perinatali non hanno una classificazione autonoma nell’ICD-10 né nel DSM-5, ma la loro caratteristica comune è proprio l’insorgenza nel periodo “intorno” al parto.

Secondo uno studio, infatti, nel post parto circa l’85% delle donne ha qualche disturbo dell'umore e, di queste il 10-15% ha sintomi di ansia e depressione invalidanti. Il disturbo più grave che si possa presentare nel post partum è appunto la psicosi puerperale. La definizione che ne dà il DSM-5 è quella di un disturbo psicotico che ha esordio nelle 4 settimane dopo il parto.

Per quanto riguarda gli aspetti epidemiologici, la psicosi puerperale è, fortunatamente, molto rara. Si parla di un’incidenza che va dallo 0,1 allo 0,2%, cioè 1-2 neomamme su 1000. Quali sono le donne che hanno maggiori probabilità di sviluppare una psicosi post natale?  

È stato osservato che esiste un’associazione tra disturbo bipolare e psicosi dopo il parto. La psicosi però può manifestarsi anche all’interno di un quadro depressivo, senza  caratteristiche bipolari (parliamo di psicosi depressiva post partum). Ma vediamo meglio da cosa può dipendere la psicosi post-partum approfondendone le cause.

psicosi dopo il parto si guarisce
Engin Akyurt - Pexels

Psicosi puerperale: le cause

Attualmente non sono stati individuati dei fattori eziologici che, inequivocabilmente, conducono alla psicosi puerperale.

Più che di vere e proprie cause della psicosi post partum, è possibile quindi parlare di fattori di rischio e di protezione. Un’anamnesi positiva per il disturbo bipolare, per il disturbo borderline di personalità o l’avere una storia familiare o pregressa di disturbi psicotici, possono essere indicatori a cui prestare attenzione. 

Come riportato su un articolo pubblicato dalla rivista “Psichiatria oggi”, anche avere una patologia tiroidea autoimmune ed essere alla prima gravidanza sembrano essere fattori di rischio. Avere un partner supportivo, invece, risulta un elemento di protezione dall’incorrere nella psicosi puerperale.

Contrariamente a quanto il senso comune potrebbe portare a pensare, non sono cause della psicosi puerperale l’aver avuto complicanze in gravidanza o durante il parto, così come il tipo di parto (cesareo o vaginale).

Psicosi puerperale: sintomi e caratteristiche

La psicosi puerperale può presentare oltre ai sintomi depressivi:

  • disorganizzazione del pensiero
  • allucinazioni
  • deliri prevalentemente paranoidi (psicosi paranoidea post partum)
  • disturbi del sonno
  • agitazione e impulsività
  • sbalzi d’umore
  • apprensione ossessiva nei confronti del bambino.

La psicosi dopo il parto può ovviamente avere anche effetti sul bambino, a causa della difficoltà a instaurare una relazione madre-figlio. Questo potrebbe avere serie conseguenze per lo sviluppo emotivo, cognitivo e comportamentale del bambino, anche nel lungo termine.

Infatti il neonato diventa il centro intorno al quale si sviluppano le idee deliranti e paranoidi della madre. Ecco perchè i sintomi della  psicosi post partum possono avere conseguenze gravissime come il suicidio e l'infanticidio (pensiamo alla cosiddetta Sindrome di Medea), per cui è molto importante la valutazione dell’ideazione suicidaria ed eterolesiva.

Ma la psicosi post parto quanto dura? Se l’intervento è tempestivo, la maggior parte delle persone con questo disturbo si riprende completamente da sei mesi ad un anno dall’insorgenza, mentre la gravità dei sintomi di solito diminuisce prima di tre mesi dopo il parto.

Dagli studi che hanno coinvolto donne con esperienze di psicosi post-partum sappiamo che per la maggior parte di loro la remissione è completa, anche se il rischio che si presentino una psicosi post parto in una futura gravidanza o una successiva psicosi non puerperale resta elevato.

bipolare dopo il parto psicosi
Cottonbro - Pexels

Psicosi post partum: la terapia

Per il trattamento della psicosi post-partum è necessario intervenire il prima possibile perché il disturbo si risolva in un tempo relativamente breve. Le linee guida NICE (2007) in merito alla psicosi puerperale suggeriscono, in caso di comparsa dei sintomi, di condurre la donna presso un servizio di salute mentale per una valutazione tempestiva. Nel periodo successivo al parto infatti rivestono una cruciale importanza i test di screening, come il test EPDS sulla depressione post partum.

La neomamma che sviluppa una psicosi perde il contatto con la realtà e diventa quindi impossibile per lei rendersi conto dei segnali del disturbo e accettare la diagnosi e, di conseguenza, la cura, senza un supporto adeguato. Quale terapia è la più indicata? Dalla psicosi post partum si guarisce con un trattamento che, vista la sua gravità, richiede:

  • l’ospedalizzazione
  • l’intervento farmacologico
  • un percorso di psicoterapia. 

In caso di ospedalizzazione per psicosi puerperale, il trattamento non dovrebbe escludere la possibilità di mantenere contatto con il bambino, in modo da favorire la creazione di un legame di attaccamento. Molto importante sarà anche la sensibilità, il sostegno e l’intervento di coloro che circondano la neo mamma, che potrà spesso sentirsi giudicata e accusata di non essere all’altezza. 

Per quanto riguarda i farmaci, sia la  loro prescrizione che il monitoraggio devono essere seguiti da uno psichiatra. Solitamente nel post parto vengono preferiti gli stessi farmaci utilizzati per il trattamento di un episodio psicotico acuto, con una maggiore attenzione a quei farmaci che causano un aumento della prolattina (in particolare per le donne che non potrebbero gestire l’allattamento al seno).

Per quanto riguarda la terapia psicologica per la psicosi post partum, un percorso con un terapeuta esperto in psicologia perinatale potrà essere d’aiuto nella gestione dei sintomi e nella prevenzione delle ricadute. Si può iniziare chiedendo il parere di un professionista, anche attraverso una consulenza psicologica online.

Libri sulla psicosi post partum

Per saperne di più sulla  psicosi post partum, sul significato, i sintomi e le possibilità di cura è possibile consultare alcuni libri e manuali sull’argomento, come ad esempio:


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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