Istinti e pulsioni sono diversi dal concetto di motivazione. Gli istinti sono quei comportamenti specie-specifici regolati da schemi fissi, che si attivano sulla base di specifici stimoli ambientali e in periodi sensibili. La loro caratteristica è che portano l’individuo a mettere in atto un determinato comportamento senza che conosca necessariamente lo scopo dell’azione. Le pulsioni sono invece per Freud il rappresentante psichico di stimoli interni al corpo, i quali producono uno stato di tensione e guidano così il comportamento.
Ma qual è il significato di motivazione? Può essere collegato al concetto di amore per se stessi?
I diversi tipi di motivazione personale
Le motivazioni vengono divise in:
- primarie, quando sono connesse a bisogni fisiologici e innati
- secondarie, quando invece derivano dai bisogni appresi culturalmente e derivati dall’apprendimento e dall’influenza sociale.
Queste ultime hanno lo scopo di mantenere elevata l’autostima e costruire un’immagine positiva di sé, portando l’individuo alla realizzazione delle proprie aspirazioni e attivando un processo di self empowerment. Nel contesto sociale assume grande importanza anche l’intelligenza emotiva: la capacità di motivare se stessi costituisce infatti uno dei pilastri fondamentali per il raggiungimento dei propri obiettivi.
Motivazione intrinseca ed estrinseca
Possiamo fare un’altra distinzione tra i diversi tipi di motivazione, interna ed esterna, definite anche motivazione intrinseca e estrinseca:
- la motivazione intrinseca, che spinge a mettere in atto comportamenti fini a se stessi (tra gli esempi di motivazione intrinseca troviamo quello di coltivare un hobby o approfondire alcuni temi di studio per passione);
- la motivazione estrinseca, che stimola ad agire al fine di ottenere qualcosa (tra gli esempi di motivazione estrinseca ci sono le competizioni, che si svolgono per ottenere un premio o un compenso).
La motivazione in psicologia
La motivazione in psicologia viene definita come un proposito che nasce dalla necessità di mantenere un buon rapporto organismo-ambiente. L’uomo, infatti, tende a ripetere quei comportamenti che ricevono “premi” da parte dell’ambiente, perché è in grado di anticipare la sensazione, sia di gratificazione che di spiacevolezza, collegata a quei comportamenti.
Bisogno e motivazione vanno di pari passo, infatti le motivazioni sono collegate a tre classi di bisogni:
- bisogno di affiliazione: in questo caso la motivazione nasce prevalentemente dal desiderio di socialità e protezione e dal timore di essere rifiutati. Si esprime nella ricerca delle relazioni interpersonali, per sentirsi parte di un gruppo;
- bisogno di successo: caratterizzato dal desiderio di riuscita e timore del fallimento. La motivazione al successo è tipica di individui che ricercano l’affermazione, desiderano raggiungere obiettivi elevati e realizzare pienamente le proprie capacità;
- bisogno di potere: riflette il desiderio di dominio e il timore di dipendenza. La prevalenza di questo bisogno può scaturire da insicurezza e mancanza di una solida identità, che spingono a cercare persone che, accettando una posizione di sottomissione, diano un riconoscimento del proprio valore e delle proprie capacità.
Tutti e tre i bisogni si trovano nell’individuo: ciò che cambia è l’intensità con la quale si intende mostrare certi bisogni più di altri e il conseguente livello di autostima e motivazione vissuto e espresso.
Le teorie motivazionali in psicologia
Come abbiamo accennato, motivazione e comportamento sono strettamente collegati. La motivazione in psicologia generale è stata oggetto di studio di numerosi autori che hanno formulato teorie sulla motivazione, analizzando diversi aspetti che legano motivazione e personalità.
Lo psicologo McClelland spiega la motivazione a partire dai bisogni di affiliazione, successo e potere, elementi evidenziati anche da Atkinson, che studia la teoria della motivazione al successo ritenendo sia influenzata da tre fattori
- desiderio di successo, che dipende dalla personalità individuale;
- probabilità di successo, che è valutata in base alle caratteristiche del compito;
- valore del successo, che dipende dalle conseguenze attese dal raggiungimento di quello specifico obiettivo.
Per fare un esempio, secondo Atkinson la motivazione a ottenere un buon voto a scuola dipende da quanto lo studente giudica difficile il compito in classe da affrontare (ciò collega strettamente il concetto di autoefficacia di Bandura e la motivazione). Ma gli studenti più motivati saranno anche quelli che si aspettano di ricevere conseguenze positive una volta ottenuto il voto sperato, come un premio dai propri insegnanti o genitori.
La piramide dei bisogni
Nel 1954 lo psicologo Abraham Maslow sviluppa la teoria della motivazione con la “piramide dei bisogni”, una teoria in cui i bisogni sono classificati secondo un modello gerarchico. Secondo il principio del dinamismo gerarchico, non si può lavorare al soddisfacimento dei bisogni appartenenti ai livelli superiori se quelli precedenti non sono almeno parzialmente soddisfatti.
La piramide di Maslow è così strutturata: alla base si trovano i bisogni primitivi e biologici come fame, sete e sonno, cioè quelli legati alla sopravvivenza dell’individuo. Corrispondono ai bisogni di carenza, perché originari da una situazione di mancanza.
Successivamente troviamo i bisogni di:
- sicurezza
- appartenenza
- autostima
- autorealizzazione.
Man mano che si sale, i bisogni sono legati alla crescita, poiché scaturiscono dal desiderio di migliorare il benessere psicologico e sociale. Questa piramide sembra rappresentare l’ordine in cui si presentano i bisogni nello sviluppo del bambino.
La motivazione al lavoro
In ambito lavorativo, la motivazione è rappresentata da quella spinta interiore che genera la determinazione a svolgere un compito specifico con impegno e serietà (motivazione al successo). La psicologia del lavoro studia la motivazione per comprendere quindi cosa spinge a impegnarsi di più o di meno nel fare il proprio lavoro.
Lo psicologo e studioso Frederick Herzberg studiò il legame tra motivazione e lavoro, intervistando due categorie di lavoratori (ingegneri e contabili) per comprendere le cause della soddisfazione e insoddisfazione sul lavoro e capire come avrebbero influito sulla produttività. Secondo Herzberg un lavoro soddisfacente è basato:
- su fattori definiti “igienici”, come la presenza di strumenti per svolgere il lavoro, che non sono motivanti di per sé ma provocano insoddisfazione se assenti;
- su fattori motivanti, quelli legati ai bisogni al vertice della piramide di Maslow.
Dall’indagine di Herzberg emerse come per motivare al lavoro è necessario soddisfare il bisogno di autorealizzazione e quindi offrire opportunità di crescita e riconoscimento sociale nel contesto lavorativo.
La motivazione nella vita di tutti i giorni
La capacità introspettiva di guardarsi dentro e cogliere le motivazioni che guidano il nostro comportamento può orientarci verso scelte più consapevoli. Oltre all’ambito del lavoro, la teoria della motivazione trova ampio campo di applicazione in numerosi aspetti della vita tutti i giorni. In criminologia è utile applicare lo studio delle motivazioni per capire i moventi di delitti o azioni criminali. Di seguito vediamo altri esempi.
Motivazione e sport
In ambito sportivo, la motivazione viene studiata perché in sua assenza è difficile che l’atleta mantenga il suo impegno costante negli allenamenti. Le performance sportive possono essere influenzate, ad esempio, da esperienze di precedenti e ripetute sconfitte, che possono portare l'atleta a sviluppare una certa impotenza appresa. Coltivare la motivazione nello sport diventa una fortissima leva su cui continuare a costruire le proprie performance e risultati, nonostante le sconfitte.
Motivazione e marketing
Nell’ambito della psicologia dei comportamenti di consumo, viene studiata la relazione tra marketing e motivazione per comprendere le ragioni che inducono una persona a comprare un determinato oggetto o servirsi di un dato servizio.
Questo perché è utile comprendere la molteplicità dei bisogni e delle motivazioni individuali, che possono appartenere alla sfera del sé, sottendere esigenze biologiche e fisiologiche o rinviare all’identità sociale.
Motivazione e studio
In ambito scolastico vediamo come motivazione e apprendimento siano strettamente legati. Gli studi connessi all’apprendimento hanno dimostrato come il fattore motivazione sia importante:
- nella facilitazione e mantenimento dell’apprendimento;
- nella gestione di difficoltà ad esso connesso.
Uno studente intrinsecamente motivato conseguirà un apprendimento più solido, riuscendo a superare più facilmente momenti di sconforto. La motivazione intrinseca per J. Bruner (studioso che ha dato un contributo molto importante alla psicologia dell’educazione) si costruisce lasciando che gli studenti siano protagonisti del proprio processo di apprendimento. La gratificazione dello studente non deriverà dall’ottenere un voto, ma dall’entusiasmo insito nel fare scoperte utili e interessanti per sé.
Nel campo formativo e professionale la valutazione della motivazione è utile per:
- interventi di orientamento scolastico o professionale;
- sostenere gli individui a delle scelte consone rispetto le proprie potenzialità (motivazione e crescita personale).
Motivazione e obiettivi
Nei paragrafi precedenti abbiamo visto perché è importante la motivazione, la differenza tra motivazione intrinseca ed estrinseca e abbiamo tracciato una definizione di motivazione in psicologia. Prima di proseguire, facciamo una breve precisazione sulla differenza tra forza di volontà e motivazione.
La forza di volontà è un concetto che potremmo definire “moralistico”. Dire a qualcuno “non hai forza di volontà” significa presumere che il raggiungimento di un obiettivo dipenda unicamente da una specie di forza interiore che la persona può avere o non avere. Lo studio della motivazione in psicologia ha permesso di comprendere più a fondo la molteplicità di fattori che possono influenzare il comportamento umano, senza cadere in atteggiamenti critici e di colpevolizzazione verso chi fa fatica a raggiungere un obiettivo.
Un esempio che può chiarire la differenza può essere il perdere peso. Non riuscire a seguire un determinato regime alimentare, più che per mancanza di forza di volontà, può dipendere da una serie di altri fattori che incidono sulla motivazione. Per proseguire nel proprio obiettivo, non si dovrà dunque aumentare la forza di volontà, ma chiedersi come aumentare la motivazione, valutando anche se ci sono più motivazioni che generano ambivalenza nella persona.
La motivazione in terapia
La motivazione è un elemento fondamentale per quanto riguarda il campo clinico. Per potersi impegnare nel proprio processo di cambiamento la persona deve essere in grado di formulare una personale ed esplicita domanda di aiuto. In particolare, nel setting terapeutico sia il paziente che il terapeuta devono avere interesse e motivazione per condurre delle buone sedute.
Indipendentemente dal fatto che si tratti di psicoterapia online o in presenza, la motivazione è infatti, insieme all’alleanza terapeutica, uno tra gli ingredienti essenziali per il buon esito di un percorso psicologico.
Libri sulla motivazione
Come abbiamo accennato, molti autori si sono chiesti cosa significa motivazione e quanto questa sia legata alla crescita personale. Per approfondire il tema, ecco alcuni libri sulla motivazione:
- “Psicologia della motivazione”, Falko Rheinberg, il Mulino
- “Motivazione e personalità”, Abraham Maslow, Armando Editore
- “La motivazione. Teorie e processi”, Angelica Moè, il Mulino